La cooperazione allo sviluppo è parte integrante della politica estera italiana e si fonda su basi prioritarie: garantire a tutti gli abitanti del Pianeta la tutela della vita e della dignità umana e curare relazioni tra nazioni e comunità per uno sviluppo economico, sociale e umano in grado di salvaguardare i beni comuni, come l’acqua.
Uno sviluppo sostenibile è la strada da percorrere per garantire un maggiore benessere alle popolazioni e perseguire la pace tra i popoli: è in questo quadro che nasce Agua Futura.
Il progetto, approvato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), ha come partner anche l’INGV che vi partecipa con l’obiettivo di fornire assistenza sugli aspetti psicosociali associati alla gestione delle risorse idriche in zone pilota di El Salvador e Guatemala, dove il libero accesso all'acqua potabile da parte di tutta la popolazione rappresenta ancora un obiettivo da raggiungere.
In occasione della visita all’INGV del team multidisciplinare proveniente dalle Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università di El Salvador, abbiamo intervistato la Preside della Facoltà di Medicina, Maritza Bonilla, la referente del Progetto Agua Futura dell’area psico-sociale, Hilda Cecilia Méndez de García e il coordinatore del Master in Psicologia Clinica delle Comunità, Bartolo Atilio Castellanos Ariase. Hanno partecipato all’incontro Angelo Napoli, vice presidente della SIPEM, la prima Società di Psicologia dell’Emergenza in Italia ad offrire supporto psicologico e sociale alle vittime di eventi calamitosi, Federica La Longa e Massimo Crescimbene, psicologi e referenti del progetto per l’INGV.
Dott. Crescimbene, cos’è Agua Futura e come partecipa l’INGV al progetto?
Agua Futura è un progetto di ricerca e di formazione attraverso master universitari in America Centrale, finalizzato al monitoraggio e alla modellizzazione quantitativa e qualitativa delle risorse idriche e sugli aspetti psicosociali associati nelle aree di El Salvador e Guatemala.
Il progetto, che vede la collaborazione dell’INGV, dell'Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR e dell’Università di Roma Sapienza, nasce con una doppia anima: un’anima tecnica che si pone l’obiettivo di fornire supporto alle attività di analisi e trattamento delle acque con particolare riguardo all’aspetto dell’inquinamento idrico. L’altra è psico– sociale e ha come fine il trasferimento delle conoscenze su qualità e trattamento delle acque alle istituzioni, alle organizzazioni e alla popolazione. L’INGV partecipa fornendo supporto e formazione sia nell’ambito dei Master, sia organizzando seminari e giornate di studi come quella che si è tenuta presso la sede di Roma, dove gli ospiti dell’Università del Salvador hanno seguito il corso di Psicologia dell’Emergenza, applicazione pratica della psicologia al campo dei disastri ed eventi naturali e calamitosi.
Dott.ssa Bonilla, attraverso il progetto di cooperazione internazionale Agua Futura sono stati istituiti due master presso l’Università di El Salvador. Di cosa si tratta esattamente?
Agua Futura ha dato l’opportunità alla Facoltà di Medicina, di cui sono Preside, e a quella di Scienze e Scienze Umane di mettere a punto un master in Gestione delle Risorse Idriche e uno in Psicologia Clinica delle Comunità. Portando in campo circa 60 docenti della Università di El Savador insieme a personale proveniente da istituzioni e organizzazioni non governative, i due master rappresentano una nuova metodologia di intervento nelle nostre comunità, come dice il progetto, in relazione al bene acqua. Questi percorsi di studio, infatti, mirano a formare in loco personale altamente qualificato per indagare in profondità a livello tecnico l'inquinamento dei fiumi e far fronte alla sfida di un equo accesso da parte della popolazione a risorse idriche potabili, pulite e sicure. Nell’ambito del progetto sono stati scelti due luoghi pilota nel Salvador: Colima e San Marcos. Programmi di intervento continui nel tempo, alimentati dalla ricerca scientifica, ci permetteranno di raggiungere l’obiettivo di rinforzare le nostre comunità e migliorarne la qualità di vita. I master vanno in questa direzione, danno impulso alla ricerca che fornisce a istituzioni, come il Ministero della Salute, elementi oggettivi e scientifici necessari a prendere decisioni corrette ed efficaci.
Dott.ssa Hilda Cecilia Méndez de García, l’approccio psico – sociale alla gestione delle risorse idriche rappresenta un elemento di novità. Cosa apporta questo metodo innovativo?
Il focus sulla teoria della Psicologia Clinica delle Comunità ci permette di analizzare il problema idrico attraverso una impostazione sistemica e con diversi livelli di intervento, per sviluppare proposte dirette allo Stato e al Governo che tengano conto di fattori psicologici e sociali relativamente ai temi dell’acqua e della salute della popolazione. Questo metodo può fornire utili parametri per attuare campagne di sensibilizzazione rivolte alle comunità sul tema della salute pubblica, affinché mutino abitudini e comportamenti che contribuiscono alla contaminazione delle acque, con particolare attenzione alla qualità delle falde acquifere e al trattamento delle acque reflue.
I partecipanti al master realizzeranno le ricerche fianco a fianco con le comunità che versano in maggiore difficoltà. Questo progetto, grazie al carattere multidisciplinare, permette di implementare metodologie innovative nello sviluppo della ricerca scientifica durante tutto il processo di formazione, mettendo al tavolo dei lavori i leader della comunità e l’Università di El Salvador.
Dott. Castellanos Ariase, Agua Futura prevede interventi di formazione mirati, come quello in Psicologia dell'Emergenza che si è tenuto presso l'INGV. Quali sono stati i temi trattati durante i corsi a cui avete partecipato in Italia?
Le giornate di formazione di carattere tecnico e teorico a cui la Cooperazione italiana ci ha invitato a partecipare hanno trattato temi comuni a Italia e El Salvador come la gestione delle risorse idriche, la vulcanologia, i disastri naturali e il trattamento delle acque reflue. Nell'ambito dell'area psico-sociale abbiamo visitato anche il CNR. In INGV sono stati affrontati gli aspetti scientifici della disciplina psicologica e lo sviluppo della ricerca quantitativa, attraverso l’utilizzo di software e statistiche, e qualitativa. La visita all'INGV ci ha permesso, inoltre, di conoscere le metodologie della Psicologia dell’Emergenza per il trattamento in loco nelle occasioni di disastri naturali ed eventi calamitosi.
Uno degli obiettivi da raggiungere a El Salvador è sviluppare una cultura della prevenzione, anche attraverso campagne di comunicazione, per essere preparati ad agire nel modo corretto in caso di necessità. A tal proposito dovrà essere aperto un canale di comunicazione efficace tra popolazione, istituzioni e mondo accademico: in questo quadro l'Università è incorporata nella soluzione dei problemi della nazione e lavora fianco a fianco con le altre istituzioni. Durante il nostro soggiorno a Pisa abbiamo visitato l'Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR, cuore “tecnico” di Agua Futura di supporto al master in Gestione delle Risorse Idriche, istituito presso la facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università del Salvador. Quest'area tecnica è strettamente collegata alla parte psico-sociale del secondo Master, ciò al fine di sviluppare professionalità qualificate, portatrici di sensibilità sociale nei confronti dell’acqua e in grado di trasferire questa consapevolezza alla popolazione.
Dott. Napoli, abbiamo parlato della giornata formativa sulla Psicologia dell’Emergenza a cui hanno partecipato gli ospiti dell’Università di El Salvador. Qual è l'approccio della disciplina rispetto alle vittime di eventi calamitosi?
La Psicologia dell’Emergenza connota un ampio ambito di studio e applicazione delle conoscenze psicologiche, sociologiche e mediche in situazioni critiche fortemente stressanti, derivate sia da eventi di grandi dimensioni collettive sia da avvenimenti gravi ma circoscritti. Sono degli esempi le calamità naturali, i disastri tecnologici, i gravi incidenti stradali o sul lavoro, i conflitti fra Stati ed etnie. Si rivolge sia alle persone direttamente coinvolte sia ai loro familiari e amici, ma anche ai soccorritori e alla comunità dove si sono verificati gli eventi critici attraverso approcci, procedure e strumenti tecnici scientificamente fondati.
Alle persone coinvolte deve essere trasmesso il messaggio che tutte le risposte a seguito di un evento traumatico sono, nella maggior parte dei casi, risposte normali a un evento anormale. Si tratta di una prima fase di “normalizzazione”. Successivamente, si costruisce il percorso di recupero, a partire dalle risorse in possesso delle persone coinvolte. La vittima, infatti, non è un soggetto che recepisce passivamente supporto, è bensì un attore attivo nel proprio recupero. Per questo le soluzioni vincenti sono quelle che nascono dalle strategie già in possesso degli individui.