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Carta d’identità
Nome: Monia Procesi
Anni: da pochissimissimo 40!
Qualifica: ricercatore
Sede: INGV Roma1
Campo di attività: geochimica dei fluidi
Motto della vita: tutto succede, tutto passa, tutto cambia
Colore preferito: verde

 

vita ricercatoreDal sogno di diventare maestra di sci alla geologia. Con un animo Rock e uno spirito Wild, la ricercatrice INGV Monia Procesi ci racconta la sua vita, il lavoro e le sue (tante) passioni.

Cosa ti ha avvicinato al mondo della geologia?

Da bambina non pensavo molto alla geologia ma riflettevo sul fatto che probabilmente avrei dovuto lavorare per gran parte delle mie giornate. Quindi ho sempre creduto con forza che avrei fatto un lavoro che mi avrebbe portato a viaggiare e lavorare all’aperto. Poi amare la montagna, essere cresciuta sulle Dolomiti, avere la mamma altoatesina, intimamente e inconsciamente mi hanno sempre in qualche modo legata a questa materia.

Quali erano le materie che ti appassionavano e cosa sognavi da bambina?

Le mie materie preferite erano la matematica, le scienze e la chimica. Sognavo di scalare montagne e poter viaggiare a bordo di una barca in giro per il mondo.

Il percorso di studi universitario è stato difficile?

L’ho affrontato con positività, anche se richiedeva impegno, presenza alle lezioni, campi, ecc., ma ho raggiunto l’obiettivo della laurea con serenità.

Hai trovato nel tuo percorso qualcosa che ti abbia messo in difficoltà?

Forse il post università è stato più complesso. Ho sempre avuto la passione della geochimica, ma solo con la tenacia sono riuscita ad entrare successivamente in questo campo.

Da quanti anni sei all’INGV?

Dal 2010. Quindi questo è il mio nono anno.

C’è un personaggio, storico e non, con il quale sei cresciuta?

Mi hanno sempre attirato donne audaci che hanno raggiunto quello che volevano. Professionalmente, alcuni maestri con cui ho lavorato e continuo a lavorare, come Giuseppe Etiope (ricercatore INGV) o Orlando Vaselli (professore all’Università degli Studi di Firenze), solo per fare alcuni esempi. Sono delle persone che stimo e a cui guardo sempre con ammirazione.

Sappiamo che sei mamma, come riesci a gestire questo ruolo e quello di ricercatrice?

Ci vuole molta energia e cerco di coinvolgere mia figlia il più possibile nel mio lavoro spiegandole cosa faccio, in modo da farle capire il motivo di un viaggio di lavoro o di un turno in sala sismica. Per il resto ci vuole tanta organizzazione.

Come hai vissuto il rientro a lavoro dopo la maternità?

Come tutti i rientri dopo assenze medio-lunghe, è stato difficile. Al mio ritorno dalla maternità il precedente gruppo di ricerca non c’era più ed ho dovuto ricrearmi un gruppo nuovo. Ricominciare a far ricerca insieme a nuovi colleghi, superate le naturali difficoltà iniziali, mi è stato di grande stimolo. Ma dopo la tempesta arriva sempre il sereno!

Cosa ti emoziona nella vita privata?

Mia figlia, i bambini e lo sport.

E nel lavoro?

Assistere ed essere protagonista, insieme a ricercatori che stimo, del raggiungimento di grandi traguardi scientifici, prefissati e non.

Un momento indimenticabile che hai vissuto sul lavoro?

Non saprei riconoscere un momento specifico. Sicuramente un periodo, in cui ho avuto la fortuna di lavorare insieme a dei maestri della geologia. Questo mi ha gratificata molto.

E nella vita privata?

Aspettare mia figlia e vederla arrivare… diventare mamma!

Cosa vorresti facesse da grande tua figlia?

Mi piacerebbe che facesse qualcosa che la appassioni. Che avesse la mia stessa fortuna di scegliere un lavoro che sia un piacere e non un obbligo.

Ti piace lo sport?

Si, sono un’appassionata di nuoto e di sci.

Li hai mai praticati?

Si molto, alla fine del liceo ho anche pensato di trasferirmi e fare l’insegnante di sci.

Secondo te ci sono disparità tra ricercatori uomini e donne? Che differenze vedi, se esistono?

Non vedo molta disparità, forse il mondo della ricerca è tra i più “sani”. Diciamo che all’estero c’è una maggiore attenzione rivolta alle donne, madri e non. Ci sono persino delle call dedicate. Rimane il fatto che in Italia, nel mondo del lavoro, c’è ancora bisogno di sensibilizzazione, non solo verso il ruolo della donna (e dell’uomo), ma anche in termini di sicurezza, di reintegrazione dopo periodi di assenza “forzata”, come la maternità per una donna o anche la malattia per un uomo. Bisognerebbe mantenere alta l’attenzione sul rispetto verso il lavoratore.

Cosa ne pensi dei cambiamenti climatici?

Viviamo nel mondo dei social e questo permette a tutti di dire la loro opinione. A volte ciò si traduce in allarmismo e confusione. Sicuramente c’è bisogno di un’attenzione ai cambiamenti climatici, ma vanno ancora fatti molti studi per capire meglio la ciclicità degli stessi e per capire quali sono gli input naturali che possono contribuire ad essi. Ovviamente, l’utilizzo delle risorse energetiche dovrebbe trovare un maggiore equilibrio, i piani energetici di molti Paesi andrebbero rivisti in un’ottica sostenibile - sia a livello sociale che ambientale - e l’economia circolare dovrebbe entrare a pieno nella gestione di interi Paesi e, quindi, nelle case di ognuno.

Ascolti musica?

Si, mi piace molto il Rock, la New Wave. Oltre ai gruppi storici ascolto anche gruppi emergenti e indipendenti. Tra quelli italiani - su tutti - Diaframma, a livello internazionale invece Lou Reed, Rolling Stone, Joy Division, Tom Waits, Radiohead, Devendra Banhart... ma la lista è lunga!

Piatti preferiti?

Su tutti Amatriciana e Strudel che rispecchiano entrambe le mie origini.

Ami cucinare?

Si molto, soprattutto i dolci… Per me la pasticceria è un po' una scienza. In generale però mi diverto a preparare sia piatti romani che della tradizione tirolese. Mia madre e mia zia sono grandi esperte di cucina: pensate che mia zia è perfino una scrittrice di libri sulla cucina tirolese!

Ti piace viaggiare?

Si, moltissimo. Mi piacerebbe tornare a fare i viaggi che facevo un tempo, senza troppa organizzazione: “prendere e andare”.

Quali sono stati quelli più belli?

L’India, ma per lunghi periodi. Se si visita quel Paese per un paio di settimane può capitare che lasci un senso di “negatività”; dopo due mesi invece non volevo più tornare indietro.

Qual è il tuo X-Factor?

Penso di averne due, l’empatia e la versatilità. A volte riesco a capire senza troppe parole e riesco ad adattarmi con facilità alle diverse situazioni, questo anche nella vita lavorativa.

Un’ultima domanda: il tuo libro preferito?

“Donne che corrono con i lupi”. È un libro impegnativo ma al tempo stesso un inno al coraggio delle donne: qualcosa che spesso sia loro (noi) che la storia dimenticano.