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Selvaggi, affascinanti, scolpiti dal tempo: sono i calanchi, particolari colline caratterizzate da accentuati fenomeni di erosione prodotti principalmente per l'effetto dello scorrimento delle acque su rocce argillose. In Italia sono molti i siti dove è possibile osservarli: ne abbiamo parlato con Pierfrancesco Burrato, geologo dell’INGV che nel suo lavoro ha spesso effettuato rilievi di terreno proprio in queste zone che sembrano un vero e proprio museo a cielo aperto.

Pierfrancesco, cosa sono i calanchi?

I calanchi sono un fenomeno geomorfologico di erosione degli strati superficiali del terreno che si produce principalmente per l'effetto dello scorrimento delle acque su rocce argillose, con scarsa copertura vegetale e quindi poco protette dal ruscellamento. Il termine calanchi indica quindi i solchi nel terreno lungo il fianco di un monte o di una collina che rappresentano drenaggi stretti e affilati. I calanchi si dispongono di solito a gruppi di piccole valli confluenti in alvei maggiori. Un'altra forma erosiva tipica delle formazioni argillose sono le biancane. Esse sono dei rilievi a forma di cupola, con solchi longitudinali e spesso ricoperti da vegetazione sulla sommità. Le biancane tendono a formarsi in sedimenti con un'alta percentuale di solfato di sodio che con le precipitazioni atmosferiche si scioglie e precipita in superficie dando a queste forme la caratteristica colorazione chiara.

Come si formano?

L’agente morfogenetico principale per la formazione dei calanchi è l'erosione superficiale dovuta alle acque di ruscellamento, a questo si unisce l'effetto dovuto alla gravità che innesca fenomeni di scivolamento verso valle del materiale eroso. I calanchi si formano laddove sussistono alcune condizioni predisponenti, quali la presenza di rocce argillose, la presenza di fratture che permettono l'infiltrazione dell'acqua nella roccia e ne aumentano il potere erosivo, la scarsità di vegetazione, un pendio che favorisce il ruscellamento veloce delle acque meteoriche, l'esposizione dei versanti argillosi verso sud e, infine, condizioni climatiche particolari che portano a fenomeni piovosi intensi e concentrati in pochi periodi dell’anno. Per quanto riguarda gli ultimi due punti, i regimi termo-pluviometrici caratterizzati da piovosità concentrata nel periodo fine autunno-inizio primavera, con una lunga stagione estiva secca, favoriscono il fenomeno perché queste condizioni climatiche inaridiscono il suolo e fessurano lo strato superficiale, soprattutto nei versanti esposti a sud. Lungo questi versanti sono quindi maggiormente sviluppati i fenomeni di fessurazione delle argille che favoriscono l’infiltrazione di acqua piovana.

Quali sono le principali zone dove possiamo ammirare i calanchi in Italia?

In Italia i calanchi sono presenti soprattutto dove affiorano le argille azzurre plio-pleistoceniche, presenti lungo tutto il margine orientale della catena appenninica dall’Emilia Romagna alla Basilicata, in Calabria e in Sicilia. In particolare, le zone più conosciute dove si possono trovare i calanchi sono la Riserva di Montalbano Jonico, che si trova in Basilicata ed è una zona unica a livello internazionale da un punto di vista geologico e paleontologico; spostandosi in Emilia Romagna troviamo poi il Parco regionale dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell’Abbadessa; in Toscana in Val D’Orcia e nella zona delle Crete senesi c’è un’ampia zona con calanchi e biancane; spostandosi verso il versante adriatico, le argille sono ampiamente diffuse lungo i rilievi collinari delle Marche e dell’Abruzzo e nei pressi di Atri è presente la Riserva naturale dei calanchi di Atri sviluppati nelle argille della Formazione di Mutignano (di circa 2 milioni di anni di età). Un’altra zona con calanchi si trova in Sicilia nei pressi di Caltagirone, che è nota nel mondo anche per la ceramica. L’argilla infatti fa da comune denominatore al binomio calanchi - ceramica, essendo essa la materia prima per la produzione della ceramica stessa.

Pierfrancesco, ci puoi svelare qualche curiosità sui calanchi?

Sì, ce ne sono un paio molto interessanti. In corrispondenza dei Calanchi di Vrica, situati vicino all'omonima località situata poco a sud di Crotone lungo la costa jonica della Calabria, è presente una successione continua di argille marnose e siltose di circa 300 metri di spessore che ospita la base del Piano Calabriano. Nella scala dei tempi geologici, il Calabriano è il secondo dei quattro piani in cui è suddiviso il Pleistocene, che con l’Olocene è una delle due epoche del Quaternario. Il Calabriano è compreso tra 1,806 e 0,781 milioni di anni fa, e il suo limite inferiore era considerato fino a pochi anni fa la base del Quaternario. Esso è stato identificato mediante numerosi studi di carattere paleontologico, biostratigrafico, magnetostratigrafico, e geocronometrico effettuati da numerosissimi specialisti. La nuova base del Pleistocene, inoltre, è stata recentemente individuata in corrispondenza della sezione dei Calanchi di Monte San Nicola, base del Piano Gelasiano. Il termine Gelasiano è stato scelto in relazione alla vicinanza che il sito ha rispetto alla città di Gela, in Sicilia centro-meridionale. Il Gelasiano è compreso tra 2,580 e 1,806 milioni di anni fa e il suo limite inferiore costituisce il passaggio tra le epoche del Pliocene e del Pleistocene. La successione che ospita la base del Gelasiano affiora nel versante calanchivo meridionale del monte da cui prende il nome ed è costituita da rocce marnose e argillose. Anche questo limite è stato definito mediante accurati studi biostratigrafici, magnetostratigrafici e paleoclimatici. Questa sezione è di importanza internazionale, in quanto corrisponde ad un periodo della storia della Terra segnata da un significativo cambiamento climatico legato al concludersi di un periodo glaciale e l’inizio di una fase più calda.