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intro sorveglianza
Allerta maremoti 1
Postazione Interna Sala di Monitoraggio
 
Allerta maremoti 2

Terremoto a Zante del 25 ottobre 2018 (M6.8). La stella rossa rappresenta l’epicentro del terremoto, i triangoli rossi sono i “forecast points”, ossia punti dove la previsione dello tsunami era di allerta massima (ROSSA, runup previsto superiore a 1 metro), mentre i triangoli gialli sono i forecast points dove il livello di allerta previsto era inferiore a 1 metro (allerta ARANCIONE). Le linee con i numeri (10, 20, 30, ecc.) indicano i tempi di propagazione stimati della prima onda di tsunami. Si vede che le coste di Puglia e Calabria sono state raggiunte dopo circa 35 minuti.

 

Allerta maremoti 3

Anomalie del livello del mare causate dallo tsunami indotto dal terremoto di Zante (25/10/2018) osservate al mareografo di Le Castella. Le variazioni sono centimetriche (+/- 10cm) rispetto al livello medio del momento. Sopra il segnale non filtrato (si vede la modulazione della marea), sotto quello in cui il segnale mareale è stato rimosso.

Nella sala di Sorveglianza Sismica e Allerta Tsunami del CAT-INGV di Roma è effettuato un monitoraggio continuo delle stazioni sismiche e mareografiche allo scopo di valutare nel più breve tempo possibile se le caratteristiche di un determinato terremoto siano compatibili con la generazione di un maremoto.

Nell’ambito delle sue attività di sorveglianza e monitoraggio il Centro utilizza i dati provenienti dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV e dalle stazioni sismiche di altri centri di ricerca internazionali, nonché i dati della rete mareografica dell’ISPRA e di quelli dei mareografi collocati sulle coste degli altri paesi del Mediterraneo.

Ad oggi, le conoscenze e le tecnologie disponibili consentono di monitorare solo gli tsunami causati da terremoti e non consentono di operare sulle altre possibili cause di uno tsunami. Tuttavia gli tsunami di origine sismica costituiscono circa l’ottanta per cento degli eventi conosciuti.

Il sistema di allertamento si articola su tre attività fondamentali. Il monitoraggio sismico, operato dal Centro Allerta Tsunami di INGV, rileva i terremoti con epicentro in mare o nelle immediate vicinanze, valuta la possibilità che un determinato terremoto possa generare uno tsunami, esegue la stima dei tempi di arrivo dell’onda lungo le coste esposte e, nel più breve tempo possibile, comunica l’allerta al Dipartimento della Protezione Civile.

L’area di monitoraggio di competenza del SiAM (Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti di origine sismica) comprende tutte le coste del Mediterraneo e si estende da cento km a Ovest dello stretto di Gibilterra al Mar di Marmara, abbracciando le coste di venti Paesi. Il CAT-INGV, inoltre, nella sua qualità di Tsunami Service Provider opera in stretta collaborazione con altri centri di allertamento: il Centre d'Alerte aux Tsunamis (CENALT) in Francia, l’Hellenic National Tsunami Warning Centre, istituito presso il National Observatory of Athens, Institute of Geodynamics (NOA/HL-NTWC) in Grecia e il Boğaziçi University Kandilli Observatory and Earthquake Research Institute - Regional Earthquake-Tsunami Monitoring Center, (KOERI-RETMC) in Turchia. A oggi, i messaggi d’allerta sono inoltre diramati a diversi paesi del Mediterraneo, e in particolare alle agenzie e istituzioni di Cipro, Egitto, Germania, Israele, Libano e Spagna, con l’obiettivo futuro di coprire tutti i paesi dell’area.

Al momento i livelli di attivazione previsti in ambito NEAMTWS (North Eastern, Mediterranean and connected seas Tsunami Warning System) sono tre, il primo dei quali (denominato INFORMATION/VERDE) non corrisponde a un vero allertamento ma a un’informativa dell’accadimento di un terremoto di magnitudo superiore a 5.5 in area marina o costiera, ma per il quale non ci si aspetta un maremoto. Gli altri due livelli (ADVISORY / ARANCIONE e WATCH / ROSSO) prevedono un allertamento del sistema di protezione civile, con inondazione attesa inferiore e superiore a 1 metro di run-up (quota topografica di altezza dell’inondazione).

A scopo di training e di test delle procedure, il CAT effettua il monitoraggio dei terremoti in tutto il mondo, considerato che i forti terremoti nel Mediterraneo sono fortunatamente rari. Nel corso di un anno, sono circa 250 i terremoti a scala globale che causano l’attivazione del sistema e l’emissione di messaggi d’informazione o di allerta. Da quando il CAT è operativo, ci sono stati una decina di eventi nel Mediterraneo che hanno fatto scattare le procedure di allertamento.

L’ultimo tsunami di origine sismica importante che ha interessato le coste italiane è quello del 1908 nella zona di Messina e Reggio Calabria, a seguito di un terremoto di magnitudo di poco superiore a 7, che arrivò a inondare numerose località della Calabria e della Sicilia fino alla quota topografica di 13 metri. L’ultimo evento che ha generato un’allerta tsunami per Grecia, Italia e Albania, è avvenuto il 25 ottobre 2018 a seguito di un terremoto di magnitudo 6.8 con epicentro nell’isola di Zante, nel Mar Ionio. In quel caso il primo messaggio di allerta è stato diramato dal CAT dopo 8 minuti dal terremoto. Fortunatamente, il tipo di movimento della faglia durante il terremoto ha fatto sì che non si generasse uno tsunami importante. Tuttavia, anomalie del livello del mare legate allo tsunami sono state effettivamente osservate in Grecia e in Italia alle stazioni mareografiche in Puglia e Calabria.