Newsletter numero speciale - Esplorare le isole Eolie: laboratorio INGV di vulcani
Vulcano e Panarea. Il vulcanismo si studia anche sott’acqua
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- Scritto da Marco Cirilli
Vulcano e Panarea sono due meraviglie dell’arcipelago delle Eolie che attirano ogni anno numerosi turisti. In entrambe sono presenti vulcanismo sottomarino e fluidi idrotermali e questo aspetto deve essere preso in considerazione da chi visita questi luoghi per evitare di esporsi a rischi. Una corretta consapevolezza sulle caratteristiche delle isole è importantissima perché permette di mettere in pratica le giuste accortezze per godere in sicurezza di un’esperienza unica. Al fine di conoscere la storia e le peculiarità di Vulcano e Panarea abbiamo intervistato Francesco Italiano, Direttore della Sezione di Palermo dell’INGV.
Francesco, qual è la storia eruttiva di Vulcano?
Vulcano è un’isola la cui evoluzione è iniziata sott’acqua 400.000 anni fa. L’isola è emersa tra i 120.000 e i 150.000 anni fa e, dall’ultima glaciazione in poi, l’edificio vulcanico è stato abbastanza attivo dando luogo, anche in tempi recenti, ad attività particolarmente violente.
Una grande esplosione, per esempio, è avvenuta 15.000 anni fa ed è quella che ha creato la caldera “della Fossa” dentro la quale sono nati gli edifici che oggi conosciamo. Uno di questi è il cratere di Vulcano, attivo, la cui evoluzione è iniziata 6.000 anni fa e all’interno del quale è presente il cono della Fossa, dove sono avvenute eruzioni violente fino al 1890.
Una stretta striscia sabbiosa lunga circa 300 metri, nota come l’istmo di Vulcano, unisce l’isola a Vulcanello la cui formazione, ben documentata, risale all’epoca romana.
Fino al 1440 Vulcanello era separata da Vulcano da un grande golfo che si spingeva fino ai monti Lentia dove, nel passato, trovarono riparo numerose flotte navali. Questa zona, prima navigabile, è stata riempita dai prodotti dell’eruzione del 1440 che hanno colmato il golfo creando l’istmo.
Questo è stato il periodo più vivace dell’isola, poi l’attività è andata diminuendo ma c’è stato un periodo in cui tre edifici vulcanici di Vulcano, cioè il cono della Fossa, Vulcanello e il Faraglione sono stati attivi contemporaneamente, questo fino al Medioevo. Successivamente l’attività di Vulcanello si è conclusa mentre è rimasta l’attività del cono della Fossa.
L’ultima attività esplosiva - e tutti i fenomeni di Vulcano sono di questo tipo - è avvenuta tra il 1888 e il 1890 ma è un’attività che è stata osservata fuori dall’acqua; al di sotto, fino al 1912, si sono ripetute una serie di eruzioni evidenziate da numerose interruzioni del cavo sottomarino che univa l’isola di Vulcano alla Sicilia e dal ritrovamento a galla di pomici. L’attività eruttiva di Vulcano non si limita, quindi, alla sola attività superficiale.
E quella di Panarea?
Panarea è un vulcano che è stato a lungo considerato inattivo, fino agli inizi degli anni ‘90. Questa erronea convinzione era legata alla datazione di prodotti eruttivi tra 500 e 600 mila anni fa, che fecero reputare l’attività vulcanica estinta da tempo.
In realtà, quando negli anni Ottanta abbiamo iniziato a studiare l’isola, abbiamo notato una attività persistente sott’acqua, quella idrotermale. Gli studi ci hanno fatto comprendere che questa attività era legata a una energia termica che alimenta il sistema comparabile a quella di un vulcano attivo.
Attraverso le fonti storiche abbiamo scoperto accurate descrizioni di una eruzione avvenuta nel 126 a.C; probabilmente i famosi isolotti di Panarea, una meta turistica bellissima, altro non sono che i resti di un vecchio cratere. Proprio in quest’area, oggi, è rilevata la maggiore attività idrotermale sottomarina, la più intensa del Mediterraneo. Nel 2002 è avvenuta una esplosione che ha provocato un cratere di modeste dimensioni, ma che ha rilasciato una notevole quantità di CO2 che ha soffocato tutte le forme di vita sottomarina presenti su una vasta area.
Molte altre fonti sono state a lungo travisate dagli storici perché essi erano convinti del fatto che Panarea fosse un vulcano inattivo e alcuni fenomeni vennero erroneamente attribuiti a Vulcano o a Vulcanello. Fu Giuseppe Mercalli che durante l’ultima eruzione di Vulcano operò una revisione dei documenti disponibili e, studiando l’attività di Panarea, si accorse di aree in cui l’acqua ribolliva in superficie e la cui attività cambiava in funzione di quella di Vulcano.
Le sue osservazioni vennero dimenticate fino agli anni Ottanta, quando abbiamo iniziato a studiare l'attività idrotermale dell’isola.
A seguito dell’esplosione del 2002 sono stati intensificati gli studi vulcanologici; al momento abbiamo compreso che Panarea è alimentata dallo stesso sistema magmatico di Stromboli e per questo può ancora dare luogo a fenomeni esplosivi.
Inoltre gli studi hanno evidenziato che è presente un gran numero di crateri come quello nato a seguito dell’esplosione del 2002 e si è stimato che statisticamente se ne formi in media uno ogni 70 anni.
Sommando queste informazioni agli studi condotti possiamo affermare che Panarea è un sistema da attenzionare.
Qual è l’assetto attuale delle due isole da un punto di vista vulcanologico?
Vulcano dopo una rapida evoluzione dell’attività avvenuta tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi dei Novanta in cui è cresciuto il campo fumarolico, sono aumentate le temperature delle fumarole del cratere, è cambiata la composizione dei fluidi così come è aumentato il flusso di gas, è ritornato ad una attività solfatarica più quiescente.
Panarea a seguito dell’esplosione del 2002 è un sistema idrotermale sempre attivo che cambia la sua attività nel tempo; anche attraverso il sistema di monitoraggio in continuo che abbiamo recentemente installato siamo in grado di vedere che le variazioni dell’attività dell’isola sono strettamente legate a quelle dello Stromboli.
Che tipi di studi effettua l'INGV su questi due vulcani?
Per quanto riguarda Vulcano, il monitoraggio è effettuato in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile. L’approccio dell’INGV è multidisciplinare: portiamo avanti indagini geofisiche, geodetiche, geochimiche, sismologiche e non solo. Sull’isola sono presenti reti sismiche e di monitoraggio geochimico e geodetico, inoltre vengono effettuati controlli periodici sia sull’intensità dei gas emessi sia sull’attività deformativa registrata al cratere di Vulcano.
Al fine di prestare particolare attenzione a uno dei rischi più subdoli delle isole vulcaniche, quello del degassamento di anidride carbonica, gas invisibile e inodore fino a una certa concentrazione che può essere mortale per l’uomo, l’INGV sta attivando un sistema di monitoraggio ambientale per questo gas diffuso in atmosfera, specialmente nei periodi caratterizzati da poco vento e alta pressione. L’anidride carbonica, infatti, è più pesante dell’aria e per questo tende ad accumularsi in zone depresse ma è presente anche in corrispondenza delle bolle di gas emesse nei pressi delle acque calde. I bagnanti devono prestare particolare attenzione poiché in passato si sono verificati incidenti anche gravi.
A Panarea, invece, portiamo avanti attività di ricerca con indagini multidisciplinari in ambiente sottomarino. Al momento stiamo lavorando sulle caratteristiche geochimiche dei fluidi, sulla variazione dell’intensità dell’emissione di fluidi in ambiente sottomarino e sull’acustica, cioè sul rumore prodotto sia dalle bolle di gas sia dai movimenti dei fluidi nei condotti.
Che tipo di legame culturale esiste, secondo te, tra questi vulcani e i loro abitanti?
L’INGV ha promosso recentemente un workshop che ha evidenziato la relazione esistente tra il tipico prodotto vulcanico delle Isole Eolie, l’Ossidiana, e le attività umane che si sono sviluppate attorno ad essa. Questo materiale, abbondantemente presente a Lipari, era oggetto di commercio; ciò promosse l’insediamento nelle isole che divennero veri e propri snodi commerciali fin dall’età del Bronzo.
Anche i romani colonizzarono le Eolie, le amavano in quanto meraviglie della natura. In particolare gradivano Panarea; lì venivano prodotte delle ceramiche ed era stata edificata una villa romana sull’isolotto di Basiluzzo, oggi distrutta, mentre è ancora presente un molo sommerso a un metro e mezzo di profondità.
Anche le tecniche di pesca sviluppate erano strettamente legate al tipo di pesci presenti, alcuni molto pregiati spesso legati all’idrotermalismo sottomarino. L’acqua calda li attira durante tutto l’anno, specialmente a Vulcano e Panarea.
Per concludere, quale consiglio daresti a chi sta pianificando un viaggio in queste isole?
Il mio consiglio è: visitatele! Fatelo avendo la consapevolezza del territorio e dei rischi ad esso connessi. Vulcano è attivo, ha degli aspetti naturalistici molto belli ma può dar luogo a fenomeni pericolosi come quello del degassamento; in entrambe le isole sono presenti il vulcanismo sottomarino e la presenza di fluidi idrotermali. Panarea, in particolare, ha il sistema idrotermale più intenso di tutto il Mediterraneo e bisogna essere consapevoli del fatto che farsi il bagno in determinate zone può essere pericoloso a causa dei gas presenti.
Vulcano and Panarea. Volcanism is also studied underwater
Vulcano and Panarea are two wonders of the Aeolian archipelago that attract many tourists every year. In both there are submarine volcanism and hydrothermal fluids and this aspect must be taken into consideration by those who visit these places to avoid exposing themselves to risks. To safely enjoy a unique experience, people need to gain a proper awareness of the natural risks of the islands to put into practice the right precautions . In order to learn about the history and peculiarities of Vulcano and Panarea, we interviewed Francesco Italiano, Director of the Sezione di Palermo of the INGV.
Francesco, what is the eruptive history of Vulcano?
Vulcano is an island whose evolution began under water 400,000 years ago. The island emerged between 120,000 - 150,000 years ago and from the last glaciation onwards, the volcanic edifice has been quite active, giving rise, even in recent times, to particularly violent activities.
A large explosion, for example, occurred 15,000 years ago and is what created the caldera "della Fossa" inside which the craters we know today formed. One of these is the active crater of Vulcano, whose evolution began something like 6,000 years ago and within which there is the active cone of “La Fossa”, where violent eruptions occurred until 1890.
A narrow sandy strip about 300 meters long, known as the Isthmus of Vulcano, connects the island to Vulcanello whose well-documented formation dates back to Roman times.
Until 1440 Vulcanello was separated from Vulcano by a large gulf that entered as far as the Lentia mountains where, in the past, numerous naval fleets found shelter. This area, previously navigable, was filled with the products of the eruption of 1440 that filled the gulf creating the isthmus.
This was the liveliest period of the island, then the activity gradually decreased but there was a period, the Middle Ages, in which three craters of Vulcano, namely La Fossa cone, Vulcanello and the Faraglione were active at the same time. Then the activity of Vulcanello ended while the activity of the cone of the Fossa remained.
The last explosive activity took place between 1888 and 1890 but it is an activity that has been observed out of the water; below, until 1912, a series of eruptions were repeated, highlighted by numerous interruptions in the submarine cable that connected the island of Vulcano to Sicily and by the finding afloat of pumice. The eruptive activity of Vulcano is therefore not limited only to surface activity.
And that of Panarea?
Panarea is a volcano that was considered inactive for a long time, until the early 1990s. This erroneous belief was linked to the dating of eruptive products between 500 and 600 thousand years which made the volcanic activity considered extinct for some time.
In fact, when we started studying the island in the mid eighties, we noticed a persistent underwater activity, the hydrothermal one. Studies have made us understand that this activity was linked to a thermal energy that feeds the system comparable to that of an active volcano.
What is the current layout of the two islands from a volcanological point of view?
Vulcano, after a rapid evolution of the activity that took place between the end of the eighties and the beginning of the nineties in which the fumarolic field grew, the temperatures near the crater increased, the composition of the fluids changed as well as the flow of gas, returned to a more quiescent solfataric activity.
Panarea following the 2002 explosion is an always active hydrothermal system that changes its activity over time; also through the continuous monitoring system that we have recently installed we are able to see that the variations in the activity of the island are closely linked to those of Stromboli.
Through historical sources we have discovered accurate descriptions of an eruption that occurred in 126 BC; probably the famous islets of Panarea, a beautiful tourist destination, are none other than the remains of an old crater. It is precisely in this area that today the greatest submarine hydrothermal activity is detected, the most intense in the Mediterranean, and in 2002 an explosion occurred that caused a not large crater, but which released an enormous amount of CO2 that killed, suffocating them, all forms of underwater life present over a large area.
Many other sources have long been misinterpreted by historians because they were convinced that Panarea was an inactive volcano and some phenomena have been erroneously attributed to Vulcano or Vulcanello. It was Giuseppe Mercalli who during the last eruption of Vulcan revised the available documents and, studying the activity of Panarea, he noticed areas where the water boiled on the surface and whose activity changed according to that of Vulcano.
His observations were forgotten until the 1980s, when we began to study the hydrothermal activity of the island.
Following the 2002 explosion, volcanological studies were intensified; at the moment we have understood that Panarea is fed by the same magmatic system as Stromboli and for this reason it can still give rise to explosive phenomena.
In addition, studies have shown that there are a large number of craters such as the one created following the explosion of 2002 and it has been statistically estimated that one forms on average every 70 years.
By adding this information to the studies conducted, we can affirm that Panarea is a system worth paying attention to.
What types of studies does the INGV carry out on these two volcanoes?
As regards Vulcano, the monitoring is carried out in collaboration with the Civil Protection Department. The INGV approach is multidisciplinary: we carry out geophysical, geodetic, geochemical, seismological investigations and more. On the island there are seismic and geochemical and geodetic monitoring networks, in addition periodic checks are carried out both on the intensity of the gases emitted and on the deformation activity recorded at the Vulcano crater.
In order to pay particular attention to one of the most subtle risks of volcanic islands, that of the degassing of carbon dioxide, an invisible and odorless gas up to a certain concentration that can be deadly for humans, INGV is activating a monitoring system environmental for this gas diffused in the atmosphere, especially in periods characterized by little wind and high pressure. Carbon dioxide, in fact, is heavier than air and for this reason it tends to accumulate in depressed areas but is also present in correspondence with the gas bubbles emitted near hot waters. Bathers must pay particular attention as there have been serious accidents in the past.
In Panarea, on the other hand, we carry out research activities with multidisciplinary investigations in the underwater environment. At the moment we are working on the geochemical characteristics of the fluids, on the variation of the intensity of the emission of fluids in the underwater environment and on the acoustics, that is, on the noise produced by the gas bubbles and by the movements of the fluids in the ducts.
What kind of cultural link, in your opinion, exists between these volcanoes and their inhabitants?
The INGV recently promoted a workshop that highlighted the relationship between the typical volcanic product of the Aeolian Islands, the Obsidian, and the human activities that have developed around it. This material, abundantly present in Lipari, was traded; this promoted the settlement on the islands which became real commercial hubs since the Bronze Age.
The Romans also colonized the Aeolian Islands, they loved them as wonders of nature. In particular they liked Panarea; ceramics were produced there and a Roman villa had been built on the islet of Basiluzzo, now destroyed, while there is still a submerged pier one and a half meters deep.
The fishing techniques developed were also closely linked to the type of fish present, some of which are very valuable, often linked to submarine hydrothermalism. Hot water attracts them throughout the year, especially in Vulcano and Panarea.
Finally, what advice would you give to those who are planning a trip to these islands?
My advice is: visit them! Do it having the awareness of the territory and of the risks connected to it. Vulcano is active, has very beautiful naturalistic aspects but can give rise to dangerous phenomena such as degassing; in both islands there are submarine volcanism and the presence of hydrothermal fluids. Panarea, in particular, has the most intense hydrothermal system in the whole Mediterranean and we must be aware of the fact that bathing in certain areas can be dangerous because toxic gases are inhaled.