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23 febbraio 1887, i tre terremoti che sconvolsero la Liguria
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- Scritto da Francesca Pezzella
Il 1887 fu un anno particolarmente difficile per gli abitanti della Liguria Occidentale. Tre forti terremoti colpirono l’area, causando vittime e il crollo di numerosi edifici. Gli sfollati furono circa 20.000 e alcune città vennero danneggiate tanto gravemente da essere abbandonate. Per saperne di più abbiamo intervistato Stefano Solarino, ricercatore dell’INGV, che ci ha raccontato cosa accadde in quei giorni e le caratteristiche degli eventi sismici che colpirono la zona.
Stefano, cosa accadde il 23 febbraio 1887 in Liguria?
La mattina del 23 febbraio 1887 la Liguria Occidentale venne colpita da tre forti terremoti.
Con epicentro presumibilmente in mare al largo di Imperia, gli eventi provocarono danni gravissimi nei comuni situati tra Sanremo ed Alassio. Crollarono molti edifici, tra cui alcune chiese dove si stavano tenendo le celebrazioni delle ceneri e i fedeli erano riuniti per la cerimonia dell’aspersione. La concomitanza con la festività fu una delle cause del grande numero di perdite umane. Solo a Bajardo, in provincia di Imperia, si contarono 220 vittime che, colte dal sisma mentre partecipavano alla funzione religiosa, si accalcarono verso l’uscita rimanendo sepolte dal crollo della volta. Anche a Genova si registrarono molti danni. La festa del “martedì grasso”, ancora in corso al Teatro Carlo Felice, fu bruscamente interrotta: caddero dei grossi lampadari e la gente fuggì in strada, impaurita.
Fino a dove venne avvertita la scossa?
Con una magnitudo stimata compresa tra 6.4 e 7.0, la scossa principale fu avvertita in tutta l’Italia settentrionale, nella Francia meridionale e centrale, in Svizzera e nel Tirolo.
Vi furono 631 vittime e alcune città vennero danneggiate tanto gravemente da essere abbandonate. È il caso di Bussana Vecchia, che venne ricostruita più a sud nel 1894.
Quali furono gli effetti sull’ambiente?
A seguito delle prime scosse si verificò un maremoto, con un ritiro delle acque sulla battigia fino a 10 metri nel porto di Genova ma che fu ingente anche sulle coste dell’imperiese, dove i testimoni dell’evento riferirono di aver trovato numerosi pesci morti per la lunga esposizione all’aria.
Il maremoto è stato registrato dal mareografo nel porto di Genova che ha mostrato, circa mezz’ora dopo l’evento sismico, un abbassamento del livello del mare di alcuni decimetri, causato dal ritiro delle acque verso il largo. In seguito il mare tornò a crescere invadendo le spiagge di tutta la parte occidentale della regione. In accordo con alcuni studi, non è da escludere che la principale causa dello tsunami fu una frana sottomarina.
E quelli sulla popolazione?
Gli effetti sulla popolazione furono tragici. Gli sfollati furono circa 20.000, un numero elevato al quale le strutture locali non riuscirono a far fronte adeguatamente. I materiali per costruire i rifugi scarseggiavano e gli aiuti tardavano ad arrivare a causa delle continue scosse che rendevano difficile l’organizzazione degli interventi.
La situazione migliorò solo a seguito dell’emanazione di un decreto pro-terremotati del Regno d’Italia, promulgato nel maggio del 1887.
Tra le fonti arrivate fino ai giorni nostri, quali hanno avuto particolare importanza per comprendere gli effetti degli eventi sismici sull’ambiente e sull’abitato?
Una particolare valenza hanno le relazioni tecniche redatte sui luoghi del disastro, tra cui quelle redatte su incarico del Ministro Grimaldi da due importanti sismologi del tempo, Torquato Taramelli e il sacerdote Giuseppe Mercalli. Una volta arrivati sui luoghi della catastrofe, i due raccolsero minuziosamente le informazioni disponibili; Mercalli comprese subito che le scale del danno in uso fino ad allora erano insufficienti a descrivere lo scenario che si presentava ai suoi occhi e decise di modificare l'omonima scala, che pubblicò agli inizi del Novecento, per tenere conto dei danneggiamenti osservati.
Nella relazione sono presenti preziose descrizioni relative agli effetti sull’ambiente grazie alle quali sappiamo che si verificarono episodi di liquefazione e di fratture del terreno, scomparsa o comparsa di sorgenti e numerose frane.
Per concludere, che cosa rappresenta questo evento per la regione?
Questo evento sismico rappresentò una svolta epocale nella storia della regione per diversi motivi. Fino a quel momento, la Liguria aveva sperimentato un solo terremoto distruttivo, nel maggio del 1831, con un limitato numero di perdite mentre l’evento del 1887, con intensità di almeno due gradi superiore a quello di 60 anni prima in alcune località, provocò la perdita di numerose vite umane, in un area danneggiata molto più vasta. Inoltre, a seguito della ricostruzione che durò a lungo, la Liguria impostò la vocazione turistica che ancora oggi la contraddistingue. In molti casi, infatti, sui ruderi vennero ricostruite abitazioni in grado di ospitare turisti e furono costruiti i primi alberghi. Questo, naturalmente, ebbe anche ripercussioni sulla logistica e sulla viabilità.
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