Il Laboratorio di Sedimentologia e Microscopia Ottica dell’Osservatorio Etneo dell’INGV ha come scopo quello di analizzare i prodotti eruttivi dei principali vulcani attivi presenti in Sicilia, ovvero Etna e Stromboli. Abbiamo chiesto al responsabile Daniele Andronico di raccontarci le attività che svolgono all’interno di questo storico Lab.
Daniele, quando è nato il Lab di Sedimentologia e Microscopia Ottica di Catania?
Beh possiamo dire che il nostro Lab è nato prima dell’INGV! Il Laboratorio di Sedimentologia e Microscopia Ottica, infatti, esisteva già prima della nascita della Sezione Osservatorio Etneo (INGV-OE), a Catania, ovvero prima del 2001. Fino ad allora tutti i laboratori dell’Osservatorio erano gestiti dai ricercatori dell’Istituto Internazionale di Vulcanologia del CNR (poi confluito nel nostro Ente).
Cosa è cambiato da allora?
Da allora il Laboratorio ha subito numerose implementazioni e ha cambiato vari referenti, anche se ormai sono parecchi anni che mi occupo io di gestire gli acquisti delle strumentazioni più o meno complesse così come del materiale di consumo, mentre per la manutenzione delle strumentazioni un contributo fondamentale viene dato dal collega Antonio Cristaldi.
Di cosa vi occupate all’interno del Lab?
È facile immaginare quale sia la “mission” del Laboratorio: il nostro scopo fondamentale è analizzare i prodotti eruttivi dei principali vulcani attivi presenti in Sicilia, ovvero Etna e Stromboli, vulcani che a Catania abbiamo l’onere e l’onore di monitorare da numerosi punti di vista.
Il Lab è principalmente di supporto alle attività dell‘Area operativa AO4 (Rilievi dell’attività esplosiva): analizziamo e caratterizziamo, infatti, i campioni dell’attività esplosiva raccolti su questi vulcani. Questi campioni vengono studiati con lo scopo di ottenere dati quantitativi e qualitativi, ovvero parametri fisici e morfologici e osservazioni tessiturali delle piroclastiti.
Ma del nostro Laboratorio e dei nostri strumenti possono usufruire, naturalmente, anche altri colleghi afferenti ad altre aree operative dell’INGV-OE.
Che altre attività svolgete?
Ci tengo a sottolineare che come Laboratorio non ci limitiamo soltanto alle analisi condotte nell’ambito delle attività di monitoraggio o esclusivamente su campioni provenienti da Etna e Stromboli: al contrario, cerchiamo di fare anche ricerca secondo diverse modalità, soprattutto quando i vulcani siciliani non ci impegnano troppo (nel 2021 è stato più difficile, con l’Etna che ci ha tenuti occupati con i suoi circa 60 episodi parossistici). Questa attività avviene sia tramite collaborazioni dirette con i ricercatori di altre strutture, sia nell’ambito di progetti di ricerca che interessano tematiche rilevanti per il Dipartimento Vulcani e per il Dipartimento Ambiente.
Fin da quando il Laboratorio è nato, infatti, sono stati ospitati numerosi studenti sia italiani che stranieri che hanno utilizzato il Lab per condurre tirocini, stage, o per elaborare tesi di laurea.
Purtroppo negli ultimi due anni la pandemia ha cancellato temporaneamente queste collaborazioni, che speriamo comunque di riprendere appena sarà possibile farlo in sicurezza e senza troppi timori.
Ci racconti di qualche collaborazione di questo genere?
Certo, penso a quando grazie ad attività di ricerca svolte da ricercatori INGV all’estero sono state studiate le piroclastiti raccolte sui vulcani presenti in altri Paesi, a partire dalle ceneri emesse nel 2010 dal vulcano islandese Eyjafjallajökull, per proseguire con le piroclastiti dei vulcani del Guatemala e con i prodotti emessi più recentemente durante l’eruzione del vulcano Cumbre Vieja che tra settembre e dicembre scorsi ha interessato l’isola di La Palma (Isole Canarie).
Proprio in seguito alla collaborazione formalizzata tra INGV e INVOLCAN (l’Istituto Vulcanologico delle Isole Canarie), abbiamo da poco ospitato una dottoranda spagnola venuta a Catania a studiare i prodotti esplosivi di questa eruzione.
Che progetti futuri avete in programma per il Lab?
Negli ultimi mesi abbiamo acquistato nuove strumentazione con le quali cercheremo di studiare il potenziale impatto delle ceneri vulcaniche sulla salute umana, in particolare sulle popolazioni che vivono sui fianchi dell’Etna, che sono continuamente interessate dai prodotti di caduta delle attività parossistiche di questo vulcano (quasi 250 episodi negli ultimi 25 anni e settimane-mesi di continua attività esplosiva durante le eruzioni 2001 e 2002-03).
Nell’ambito dei fondi del PNRR, infine, speriamo di acquisire nuove strumentazioni con le quali potenziare e implementare le strumentazioni già presenti, migliorando quindi la caratterizzazione dei prodotti studiati e le nostre capacità di analisi e interpretazione.