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Cari lettori, è stato un anno veramente difficile: l’Italia ha dovuto affrontare, come molte altre nazioni, una guerra tremenda contro un nemico invisibile e insidioso. Tanti nostri concittadini ci hanno lasciato, in silenzio.
Con un bruto conto matematico, si potrebbe pensare che la “potenza” distruttiva di una pandemia sia di gran lunga superiore rispetto a quella di un terremoto e che, quindi, questi ultimi siano un problema di gran lunga minore. Ma, purtroppo, non è così per i tanti che in un evento naturale hanno visto stravolti i propri affetti e la propria vita e che, ancora a distanza di anni, in decine di migliaia vivono ancora in abitazioni “provvisorie” subendo, oltretutto, giorno dopo giorno lo sfilacciamento demografico ed economico delle loro comunità.
Anche un terremoto dura decenni per i danni che arreca: questo ci deve motivare ancora di più a renderci utili alla nazione, per aiutare nella ricostruzione e adoperarsi a rendere l'Italia in grado di sopportare con effetti sempre minori i terremoti futuri. L’INGV, con la generosa e costante disponibilità delle persone che ne fanno parte, sta contribuendo alla definizione delle faglie attive per velocizzare l’opera di ricostruzione dell’Italia centrale, così come già fatto recentemente sul fianco dell’Etna.
Con i suoi dieci vulcani attivi, l’Italia ha una pericolosità vulcanica molto seria e l’Istituto è riferimento internazionale per competenze e infrastrutture.
Dopo il Centro di Monitoraggio delle Eolie, nato lo scorso anno e che sta sviluppandosi come auspicato in particolare per le attività a Stromboli, quest’anno è stato creato il Centro di Osservazioni Spaziali della Terra che vedrà l’INGV in diverse attività per lo space weather, compreso il monitoraggio del pianeta con le tecnologie satellitari.
I temi ambientali sono nel quotidiano di tutti noi; l’INGV ha la missione di studiare la struttura della Terra e di comprenderne i meccanismi di funzionamento: come ente pubblico di ricerca nelle geoscienze ha quindi l’onore e l’onere di contribuire a rendere l’Italia più resiliente ai rischi naturali, a proteggerne e valorizzarne le risorse, a diffondere la cultura della conoscenza e del rispetto della natura. I tre Dipartimenti tematici dell’Ente sono consapevoli protagonisti di questa entusiasmante responsabilità.
Grande orgoglio è stato l’uso di tutta la tecnologia possibile per consentire all’Istituto di reagire immediatamente al lockdown sociale: le sale operative di monitoraggio sismico e vulcanico non hanno mai smesso di essere al massimo dell'efficienza; le attività di laboratorio, di terreno e amministrative non si sono mai fermate, anche con tutte le difficoltà imposte dalla pandemia. Il lavoro agile, da opportunità di rapporto di lavoro, si è trasformato in necessità vitale per la funzionalità dell’Ente, rivoluzionando le modalità di lavoro dei dipendenti.
La politica di apertura dei dati è divenuta realtà e dopo un lungo percorso, su un portale dedicato l’INGV condivide con l’intera comunità internazionale buona parte dei dati scientifici.
Inoltre, il 2020 ha visto l’associazione alla rete GARR (Gruppo per l'Armonizzazione delle Reti della Ricerca) la rete italiana a banda ultralarga dedicata alla comunità dell'istruzione, della ricerca e della cultura, traguardo che permetterà all’Istituto di accelerare la rivoluzione digitale in corso.

Un sentito e doveroso “Grazie” a tutto il personale dell’Istituto per quanto ha saputo fare anche in questo periodo così anomalo e drammatico: la produzione scientifica è stata la più alta mai raggiunta dall’istituto come numero di pubblicazioni.
Auguro a tutti un nuovo anno decisamente migliore.

Carlo Doglioni