Il termine “geologia” è stato coniato dal nostro Ulisse Aldrovandi nel 1603 e l’Italia deve la sua bellezza proprio alla sua natura geologica descritta magistralmente dall’Abate Antonio ne ‘il Bel Paese’.
I terremoti e i vulcani sono una dimostrazione della vitalità della Terra e della nostra nazione: sono il respiro della Terra. Tutto ciò, tuttavia, ci deve rendere consapevoli che l’Italia, in Europa, è la nazione più soggetta ai rischi naturali.
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, con i suoi tre Dipartimenti, Ambiente, Terremoti e Vulcani, si occupa della struttura e del funzionamento della Terra, delle geoscienze in generale. Gli studi dei nostri ricercatori spaziano dal suo nucleo fino alla superficie, arrivando all’atmosfera e alle tematiche della meteorologia spaziale o space weather.
Dobbiamo conoscere meglio il nostro pianeta: non sappiamo ancora come è fatto realmente e come funziona, non capiamo ancora quale sia il motore delle placche e della geodinamica in generale. Il nostro obiettivo è quello di entrare nel suo profondo con tutti i mezzi disponibili per cercare di carpirne i segreti, che sono tanti.
Le manifestazioni che vediamo in superficie, come i vulcani che in queste settimane hanno dato spettacolo - pensiamo all’Etna ma anche alla Soufrière dei Caraibi -, sono eventi straordinari, ma che possono rappresentare anche un pericolo molto serio per l’uomo.
E l’Italia, purtroppo, da questo punto di vista è fragile: più di 600.000 frane e circa 15.000 terremoti all’anno vengono registrati dalle nostre Sale Operative, senza poi esimerci dal considerare l’accadimento di circa venti terremoti distruttivi al secolo e la presenza di dieci vulcani attivi.
Ne consegue che il nostro compito verso la migliore conoscenza riveste un ruolo sociale molto importante: quello di offrire gli elementi per proteggere tutti noi rendendo le nostre case più sicure, di conoscere profondamente il territorio per far sì che le costruzioni si realizzino in posti dove non ci sono rischi naturali o che le abitazioni e le infrastrutture siano, per esempio, in grado di resistere alle sollecitazioni di un terremoto.
Conoscenza da acquisire e da trasmettere nel tessuto sociale, fin dalle scuole, affinché i cittadini italiani di domani sappiano come proteggersi dai pericoli e come godere delle bellezze incantevoli della Terra, sviluppando una percezione dell’ambiente molto più consapevole anche alla luce del cambiamento climatico in atto.
Il racconto delle geoscienze è proprio l’obiettivo de INGV Newsletter.
Abbiamo invitato il Professor Roberto Paolucci, membro della Commissione per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi per il rischio sismico del Dipartimento della Protezione Civile. Ordinario di Tecnica delle costruzioni al Politecnico di Milano, ci ha parlato di prevenzione e di rischio sismico in Italia.
Uno degli effetti del terremoto può essere il maremoto.
Fortunatamente circa il 75% degli tsunami avvenuti in Italia sono stati caratterizzati da bassa intensità e hanno provocato, in alcuni casi, danni molto lievi. Altri, purtroppo, sono stati particolarmente distruttivi; è il caso dello tsunami avvenuto a Messina nel 1908, a seguito di un forte evento sismico che interessò la Sicilia e la Calabria.
Per raccogliere le osservazioni degli effetti prodotti dai maremoti sulle coste italiane è stato messo a punto ITED, il database degli effetti degli tsunami in Italia. Si tratta di uno strumento online liberamente consultabile, ricco di interessanti informazioni.
E l’importanza della memoria del passato per la prevenzione dei rischi nel futuro, passa anche dal ricordo del terremoto del Salento del 1743, quando tre scosse colpirono il territorio provocando crolli e uno tsunami.
Dai terremoti passiamo ai vulcani e nella rubrica La Fucina di Efesto vi racconteremo un’eruzione spettacolare su un’isola su cui il ghiaccio e il fuoco coesistono, plasmando insieme un paesaggio tra i più suggestivi al mondo: dopo oltre otto secoli di silenzio, il vulcano islandese Fagradalsfjall si è risvegliato attirando l’attenzione del grande pubblico ma anche e soprattutto della comunità scientifica internazionale.
Il nostro viaggio tra le geoscienze prosegue dall’Artide all’Antartide dove vi parliamo dei poli magnetici - diversi dai poli geografici - e del loro spostamento. Scopriremo come l’osservazione dei satelliti può costituire un valido aiuto per localizzarli anche se situati in punti inaccessibili all’uomo.
Gli oltre 1.000 uomini e donne dell’INGV si distribuiscono su tutto il territorio nazionale, organizzati in 10 Sezioni scientifiche e amministrative a cui si aggiungono altre 18 Sedi geografiche nelle varie Regioni d’Italia. Per presentarvi le numerose realtà che compongono il nostro Istituto, abbiamo iniziato un viaggio che, come prima tappa ci ha portati, a Pisa: qui abbiamo intervistato il Direttore della Sezione toscana dell’INGV che ci ha raccontato – tra aneddoti e bei ricordi – come il lavoro con i suoi colleghi sia sempre stato visto come parte di una “famiglia” di ricercatori. Troverete l’intervista nella rubrica Leadership e Management.
Infine, apriremo le porte del nostro laboratorio degli Isotopi Radiogenici di Napoli: dalla determinazione dell’età delle rocce, alla definizione dei processi evolutivi dei sistemi magmatici fino all’elaborazione delle mappe di pericolosità vulcanica. Le possibili applicazioni della geochimica isotopica sono davvero tantissime e arrivano perfino alla ricostruzione della dieta degli animali fossili e dei movimenti migratori delle antiche popolazioni. In questo spazio dedicato alle Esperienze di Laboratorio vi mostreremo gli strumenti e le attività che vi si svolgono.
Buone “geoscienze” a tutti!
L'editoriale del Presidente
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