Attraverso l’analisi dei dati provenienti dalle osservazioni dei satelliti europei Swarm, un gruppo di ricercatori dell’INGV ha confermato che il polo magnetico nord si sta spostando verso la Siberia.
Ma cosa sono i poli magnetici?
Dove si trovano esattamente?
Per rispondere a queste e altre domande abbiamo intervistato Domenico Di Mauro, coautore di uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista americana Journal of Geophysical Research.
Domenico, per introdurci all’argomento, ci spieghi cosa si intende per poli magnetici?
Tutti conosciamo i poli geografici, ovvero quei due punti in cui il prolungamento dell'asse immaginario attorno al quale il nostro pianeta ruota incontrano la superficie terrestre: si tratta del Polo Nord e del Polo Sud.
La geometria del campo magnetico terrestre, principalmente di forma assiale-dipolare, ha spinto in passato, la ricerca dei due corrispondenti poli magnetici su scala planetaria, ossia di quei due punti in cui l’ago magnetico di una bussola verticale si disporrebbe perpendicolarmente alla superficie nel punto di osservazione, come un filo a piombo. Apparve subito la stranezza del campo magnetico terrestre poiché i poli magnetici non sono diametralmente opposti (come i poli geografici): oggi il Polo Nord magnetico si trova a largo dei territori nord canadesi, in pieno oceano artico, e si sta spostando verso la Siberia mentre il Polo Sud magnetico si trova in mare aperto in area antartica, di fronte alla costa dove è collocata la stazione francese di Dumont d'Urville.
Chi ha condotto lo studio "The location of the Earth's magnetic poles from circum-terrestrial observations" appena pubblicato?
È stato condotto da me e dai colleghi della sede de L’Aquila dell’INGV Mauro Regi e Stefania Lepidi. Di fatto abbiamo analizzato i dati provenienti dalla costellazione di satelliti SWARM, creati e messi in orbita dall’ESA e di libera consultazione e li abbiamo abbinati a quelli degli osservatori geomagnetici a terra. Gli osservatori sono luoghi preposti all’osservazione e alla conservazione delle serie temporali delle variazioni del campo magnetico terrestre; il lavoro che vi si svolge è molto importante perché proprio grazie alle lunghe serie di dati è possibile fare delle proiezioni sia per il passato che per il futuro, per comprendere come si evolverà il fenomeno fisico.
Quale è stato il metodo d’analisi?
La possibilità di disporre di dati dei satelliti che passano continuamente sulle aree di nostro interesse, come quelle polari, ci permette di avere una notevole mole di informazioni.
Compiendo delle opportune analisi su questi dati possiamo ricavare il valore in cui la componente verticale del campo magnetico planetario è massima, soddisfacendo il requisito analitico per individuare i poli. In questo modo si può stabilire, con un bassissimo errore, l'area dove si trovano i poli magnetici nel momento in cui i satelliti registrano il dato della loro posizione.
Cosa avete scoperto in dettaglio?
I risultati del nostro studio confermano che il trend di movimento dei due poli magnetici è perfettamente allineato a quello che avevano scoperto i primi esploratori. Nell’ultimo ventennio le misure dirette non sono più state possibili in quanto il poli si sono andati spostando man mano in zone sempre più impervie e inaccessibili, ecco perchè è fondamentale considerare i dati da satellite. I poli magnetici si muovono in direzione nord ovest a differenti velocità. Mentre il Polo Nord magnetico, infatti si sposta ad una velocità di circa 37-72 km all’anno, quello Sud si muove di circa 5-9 km l’anno, otto volte più lentamente.
Per concludere, quali saranno i prossimi passi della ricerca?
Sicuramente rivedremo a breve se questo trend di movimento dei poli magnetici è confermato ma oltre a questo sarà interessante indagare altre caratteristiche salienti del campo magnetico terrestre, come per esempio individuare con più precisione l'equatore magnetico e approfondire delle anomalie planetarie importanti come quella sud atlantica, una zona dove il campo magnetico ha un'intensità misteriosamente molto bassa; anche in questi casi il contributo delle osservazioni da satellite saranno preziose.