Le eruzioni freatiche e idrotermali sono eventi eruttivi di bassa energia che determinano una esplosione di vapore, acqua e materiale roccioso. Generalmente sono accompagnate da fenomeni precursori a breve termine non facilmente individuabili e possono, quindi, rappresentare dei rischi nel caso in cui si verifichino in prossimità delle aree urbane.
Nella caldera dei Campi Flegrei questi eventi si sono verificati migliaia di anni fa nel vulcano Solfatara e, probabilmente, anche presso il sito di Pisciarelli dove, attualmente, si rilevano i fenomeni idrotermali più evidenti.
Un team di ricercatori dell’INGV e dell’Università di Napoli Federico II ha ricostruito il contesto vulcano-tettonico dell’area individuando alcuni dei “percorsi preferenziali” di risalita dei fluidi idrotermali, utilizzando indagini stratigrafiche, strutturali e geofisiche.
Abbiamo intervistato Roberto Isaia, vulcanologo dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV e coordinatore della ricerca, che da anni studia questi fenomeni.
Roberto, quali sono i risultati principali della vostra ricerca?
Nell’area della caldera dei Campi Flegrei abbiamo riconosciuto dei sistemi di faglie e le relative zone di rottura che funzionano da percorso preferenziale per la risalita dei fluidi idrotermali. Queste faglie, di età differente, controllano la migrazione e/o l’accumulo dei gas nel sottosuolo e la formazione di fumarole e pozze di fango in superficie.
Cosa avete rilevato di interessante e innovativo?
Dall’analisi e dall’interpretazione dei dati di tomografia di resistività elettrica, abbiamo identificato delle anomalie che hanno permesso di dettagliare ulteriormente la geometria di queste faglie principali confermando l’interazione tra le strutture vulcano-tettoniche e la circolazione dei fluidi.
Quindi ci sono percorsi “preferenziali” di risalita dei fluidi?
Parte della recente sismicità in profondità è distribuita lungo le faglie individuate. Questo ci porta a pensare che, attualmente, queste strutture rappresentino le principali vie di migrazione verso l’alto dei fluidi magmatici all’interno del sistema dei Campi Flegrei.
I vostri risultati possono essere utilizzati per la valutazione della pericolosità dell’area?
I dati che abbiamo raccolto ci hanno mostrato che, come accaduto in passato, eventuali depositi di frana potrebbero ostruire le principali aree di emissione attive (fumarole e pozze di fango), causando una sovra-pressione nel sistema idrotermale superficiale che potrebbe innescare eventi esplosivi.
A quali conclusioni siete giunti nella vostra indagine multidisciplinare?
Questo studio ci ha fornito nuovi elementi di conoscenza sulle strutture attive in questo settore particolare della caldera dei Campi Flegrei, dove si sono già verificate in passato eruzioni freatiche e idrotermali.
Le indagini ci hanno restituito una caratterizzazione vulcano-tettonica dei sistemi idrotermali necessaria per comprenderne l’evoluzione.
Questi studi, inoltre, hanno una rilevante valenza anche ai fini della modellazione di tali fenomeni vulcanici, nonché per le strategie di monitoraggio delle aree interessate.
La conoscenza di tali strutture, a differente profondità, è, quindi, di fondamentale importanza per la formulazione degli scenari eruttivi.
Questo vuol dire che ci potrebbero essere eventi pericolosi per le persone?
Il nostro studio ha esaminato un’area ben precisa della caldera dei Campi Flegrei, quella di Pisciarelli, che è già da tempo interdetta alle persone proprio per motivi di cautela e sicurezza.
Tutte le aree vulcaniche attive sono potenzialmente pericolose e per quelle zone che sono già da tempo oggetto di “attenzione” è bene seguire le indicazioni delle autorità competenti.
Link all’articolo “Volcano-tectonic setting of the Pisciarelli Fumarole Field, Campi Flegrei caldera, southern Italy: insights into fluid circulation patterns and hazard scenarios” pubblicato sulla rivista ‘Tectonics’: