Come ci ha ricordato Franco Barberi su questa newsletter, (Qualche riflessione sull'INGV a 20 anni dalla sua istituzione) l’INGV è nato nel 1999 per sua proposta dalla coalescenza di importanti enti di ricerca in geofisica e vulcanologia che avevano sede in tutta Italia, da Milano a Palermo. Da allora l’istituto è cresciuto con un grande patrimonio nazionale di mille tra ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi preparati e appassionati, creando infrastrutture di monitoraggio e sorveglianza fondamentali per lo studio della Terra. Questi due pilastri rendono l’INGV il punto di riferimento nazionale per le geoscienze.
L’istituto ha implementato altre sedi, anche all’interno delle Università, come hanno costruito nel tempo CNR, INAF e INFN, creando quel volano efficace tra formazione e ricerca scientifica, mettendo a disposizione le infrastrutture nazionali che i singoli atenei non possono avere, ma ricevendo in cambio il contributo della collaborazione di studenti e docenti di tante discipline diverse. Negli ultimi anni, sull’esempio degli altri principali enti di ricerca nazionali, l’INGV ha quindi iniziato un rapporto nuovo con le università, e per questo ha seminato aprendo sedi in varie città d’Italia.
A differenza di chi studia i virus nanometrici in laboratorio, i geoscienziati hanno un sistema complesso come un pianeta, molto più grande da capire, e perciò necessitano di una rete infrastrutturale arealmente ampia e capillare. Questa distribuzione fornisce particolare efficienza al sistema della ricerca, oltre che alla sua attrattività nei confronti delle nuove generazioni per intraprendere gli studi sulla Terra.
Una delle sedi dell’INGV, voluta da Enzo Boschi nella sua Arezzo, ha appena compiuto vent’anni: l’Osservatorio SismologiCO di ARezzo (OSCAR), ubicato nella Villa Severi della città toscana, dove i nostri ricercatori svolgono ricerche sulla tettonica attiva, il monitoraggio sismico delle aree geotermiche della Toscana, anche nell’ambito delle attività del Centro di Monitoraggio del Sottosuolo, nonché l’impegno tecnico-scientifico e divulgativo per scopi di protezione civile.
Il mese di maggio si è contraddistinto anche per le continue eruzioni dell’Etna e dello Stromboli. L’Etna, ‘a muntagna’ che non ci fa mai annoiare, si è palesata con spettacolari fontane di lava, una delle quali i nostri colleghi dell’Osservatorio Etneo hanno voluto saggiamente dedicare a Franco Battiato nel giorno dell’ultimo saluto.
L’Italia ha una media di 15.000-20.000 terremoti all’anno registrati dalla Sala Operativa di Roma e questa sismicità è legata alle due zone di subduzione, quella Alpina dove la Placca Europea scende al di sotto di quella Adriatica - e la subduzione Appenninica dove viceversa la Placca Adriatica scende al di sotto quella Europea. La percezione del rischio da parte della popolazione costituisce il primo strumento di prevenzione. Tuttavia, in alcune situazioni non è facile far comprendere il potenziale pericolo dei luoghi in cui viviamo.
Una maggiore consapevolezza può essere anche strumento di “gestione” di una eventuale emergenza? Luigi D’Angelo, Direttore Operativo del Coordinamento Emergenze del DPC, è il nostro Ospite d’Onore con la sua esperienza a capo di uno dei settori più strategici della nostra nazione.
A molti è capitato di percepire un “terremoto”: i lampadari che oscillano, le porte che vibrano, un rombo... sono solo alcuni degli effetti transitori più comuni. Ma da cosa sono provocati esattamente? Nella rubrica il “Pennino del sismografo” troverete molti elementi di ciò che accade quando avviene un evento sismico.
L’Osservatorio Nazionale Terremoti (ONT) è una sezione dell’INGV attiva su tantissimi fronti, dalla sorveglianza sismica del Paese, all’allerta tsunami per l’area mediterranea, passando per l’osservazione della Terra, il monitoraggio satellitare delle eruzioni vulcaniche e quello delle variazioni del livello del mare. Abbiamo incontrato il Direttore della Sezione che ci ha raccontato come in questi lunghi mesi di pandemia l’ONT abbia saputo adattarsi alla necessità di continuare a far funzionare il cuore pulsante dell’INGV, la Sala di Sorveglianza sismica.
Grazie agli studi dell’INGV sulla caratterizzazione del rumore sismico del nostro territorio, il sito di Sos Enattos in Sardegna, immerso in un paesaggio di rara bellezza nella provincia di Nuoro a breve distanza dal Monte Albo, è il candidato italiano ad ospitare un nuovo osservatorio di onde gravitazionali di terza generazione, l’’Einstein Telescope. Sede di una miniera metallifera ormai dismessa, gli studi dell’INGV ne hanno evidenziato l’eccezionale silenzio sismico, ideale per l’installazione dell’osservatorio. La scelta avverrà nel 2024 in sede Europea, ma noi fin da oggi siamo convinti che la scelta della Sardegna è la migliore.
Il nostro viaggio alla scoperta delle geoscienze ci porta su uno dei vulcani attivi più affascinanti: la Caldera dei Campi Flegrei. In un recentissimo studio, con indagini multiparametriche, i ricercatori hanno evidenziato dei “percorsi preferenziali” dei fluidi idrotermali che, a contatto con il magma, determinano le eruzioni freatiche. L’area della ricerca, che già da anni è interdetta al pubblico, è un luogo dalla particolare fascinazione giacché la “terra fumante” è da sempre stata sede del mito, dagli scritti più antichi.
Dalla Campania alla Liguria: la sede di Portovenere dell’INGV ospita un Laboratorio diffuso che, come lascia intendere il suo stesso nome, trova il suo habitat naturale in mare, in particolare in quello color smeraldo dell’Area Marina Protetta del Parco Nazionale delle Cinque Terre. E’ il Laboratorio di Geofisica Marina dell’INGV situato, appunto, presso la Sede di Portovenere.
La memoria del passato è insegnamento per il futuro. Con questo spirito, concludiamo questo mese con il racconto degli eventi accaduti in una data particolare: il 22 maggio del 1960. Il Cile venne colpito da un fortissimo terremoto, il più forte registrato dal 1900 a oggi, a cui seguì uno tsunami che investì quasi tutte le coste del Pacifico.
Solo la conoscenza ci rende liberi.
Buona lettura!