Al largo dell’Isola di Panarea, nelle Eolie, è stato recentemente installato dall’INGV un nuovo strumento per il monitoraggio in grado di fornire informazioni sui fenomeni che si evolvono nell’ambiente sottomarino. Per capire di cosa si tratta e qual è il suo funzionamento abbiamo intervistato Francesco Italiano, Direttore della Sezione di Palermo dell’INGV e coordinatore del progetto per l’Istituto.
Francesco, che tipo di strumento è stato installato?
Si tratta di una meda a palo, ovvero una struttura emergente dal mare che contiene strumenti in grado di comunicare in near-real time i dati acquisiti da un osservatorio sottomarino ad una stazione di terra. Si tratta di attività previste dal progetto IDMAR, il Laboratorio multidisciplinare ‘distribuito’ per la ricerca scientifica e tecnologica sul mare, coordinato dai Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN con la Sezione di Palermo dell’INGV e con l’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino del CNR (IAS-CNR).
Qual è l’obiettivo del progetto IDMAR?
Il progetto IDMAR ha come obiettivo quello di realizzare infrastrutture di ricerca marine interconnesse tra loro in grado di fornire informazioni dell’ambiente marino dalla superficie fino a profondità abissali. Oggi questa infrastruttura è il più grande Laboratorio distribuito d’Europa per la ricerca scientifica e tecnologica e si inserisce in un territorio, quello siciliano, particolarmente vulnerabile ai rischi di origine naturale e antropica.
Perché si tratta di un progetto importante?
E’ importante scientificamente perché consentirà di avere sempre più informazioni sui rischi geologici e quelli ambientali legati ai cambiamenti climatici o connessi all’attività antropica e ai rifiuti che impattano profondamente sull’ambiente marino, con gravi conseguenze per l’economia, il benessere dei cittadini e la salute umana. E’ importante anche sul piano della politica della ricerca perché il finanziamento della Regione Siciliana per IDMAR nell’ambito tematico ‘Economia del Mare’ ottiene un ritorno non solo in termini di informazioni sullo stato di salute dei mari, ma è in grado di dare nuovi impulsi e una spinta all’economia e alla creazione di posti di lavoro in linea con le direttive europee con una proiezione per i prossimi decenni.
Dove è stata installata esattamente la meda?
È stata installata all’interno del sistema idrotermale sottomarino al largo dell’Isola di Panarea, area interessata negli ultimi anni da processi di natura vulcanica con vistosi fenomeni di risalita in superficie di ‘bolle’ di gas che emergono dai fondali, agitando la superficie del mare. L’interazione tra i fluidi idrotermali e le acque marine crea un ambiente del tutto unico che non è ancora del tutto compreso. La meda è stata ancorata a una profondità di 23 metri e cablata a un osservatorio fisso sul fondo del mare per l’acquisizione in continuo di lunghe serie di dati chimici e fisici in un ambiente marino reso estremo dai fluidi idrotermali.
Come vengono raccolti i dati che acquisite?
I dati acquisiti dalla nostra strumentazione vengono raccolti tramite le infrastrutture informatiche della Sala di Monitoraggio multidisciplinare della Sezione di Palermo dell’INGV che, grazie al progetto IDMAR, è in via di potenziamento con connessione su rete GARR. Da qui tutti i dati vengono condivisi per permettere alla comunità scientifica nazionale e internazionale di accedere a una vasta gamma di informazioni sull’ambiente sottomarino.
Per concludere, che tipo di informazioni è possibile ottenere?
L’acquisizione di questi dati fornisce indicazioni importanti non solo sullo sviluppo di processi legati a fenomeni sismici e vulcanici ma anche sullo stato dell’ecosistema marino locale, contribuendo allo studio delle misure necessarie per il raggiungimento degli obiettivi di buono stato ambientale fissati nel 2008 dall’Unione Europea con la Direttiva sulla strategia per l’ambiente marino.