Un’isola che sorge nel bel mezzo del mare aperto e, nell’arco di soli pochi mesi, scompare. Sembra un racconto preso in prestito dalla letteratura fantascientifica o, meglio ancora, dal mito di Atlantide, il “continente perduto”. Eppure lo scenario è tutto italiano, quello del Canale di Sicilia, e la storia di questa isola è molto meno misteriosa di quanto possa sembrare.
Stiamo parlando dell’Isola Ferdinandea, un isolotto vulcanico che nell’Ottocento emerse dalle acque della Sicilia meridionale affascinando gli abitanti e i navigatori dell’epoca.
Alla vigilia del 190° anniversario della nascita dell’Isola e per orientarci al meglio tra miti e leggende, tra documenti d’epoca e carte nautiche ridisegnate da solerti ammiragli, abbiamo intervistato Danilo Cavallaro, ricercatore dell’Osservatorio Etneo dell’INGV ed esperto di vulcanologia sottomarina.
Danilo, cos’è l’Isola Ferdinandea e dove si trova esattamente?
‘Isola Ferdinandea’ è il nome italiano di un’isola, o meglio, di ciò che resta di un’isola vulcanica emersa nel Canale di Sicilia nel 1831, a 27 miglia nautiche - cioè circa 50 chilometri - al largo di Sciacca, in provincia di Agrigento.
Attualmente non si tratta più di un’isola ma di una secca, cioè sostanzialmente un cono vulcanico sottomarino la cui sommità si trova a circa 9 metri di profondità, mentre la base giace su un fondale che varia fra i 150 e i 200 metri di profondità.
Perché si chiama così?
Perché, come dicevo, si tratta del nome italiano che le venne attribuito da un capitano borbonico, Giovanni Corrao, su indicazione del geologo dell’Università di Catania Carlo Gemmellaro, in onore di Re Ferdinando II di Borbone che a quell’epoca governava il Regno delle Due Sicilie. L’emersione di quest’isola diede vita ad una controversia di sovranità tra i governi francese, inglese e il Regno delle due Sicilie, che ne rivendicavano il possesso. Pertanto quest’isola è conosciuta anche con altri nomi e, tra questi, uno dei più importanti è ‘Julia’, che le venne dato dai francesi poiché emerse dal mare nel luglio del 1831 (il mese di luglio è juillet, in francese), quasi 190 anni fa.
L’altro nome più importante che si collega all’Isola Ferdinandea è ‘Graham’, che le venne assegnato da un ammiraglio della flotta inglese di stanza a Malta (all’epoca colonia della corona inglese) in onore di Sir Graham. Questo nome fu poi riportato sulle carte nautiche internazionali e di conseguenza sulle riviste scientifiche. Per cui, attualmente, il nome corretto da attribuire a ciò che resta di quest’isola è Banco Graham (Fig 3), che in realtà sta ad indicare un edificio vulcanico costituito dalla coalescenza di due coni vulcanici, la Ferdinandea ed un altro cono di maggiori dimensioni che qualche migliaio di anni prima diede vita a sua volta ad un’altra isoletta vulcanica.
Come si formò quest’Isola ma, soprattutto, perché scomparve?
L’Isola Ferdinandea si formò nel 1831 a seguito di un’eruzione esplosiva sottomarina, caratterizzata da elevata esplosività a causa dell’interazione tra magma e acqua, che noi vulcanologi definiamo di tipo surtseyano, in onore dell’isola vulcanica di Surtsey, a largo dell’Islanda, che si formò tra il 1963 e il 1967 proprio in un contesto geologico molto simile. L’eruzione che diede vita alla Ferdinandea “durò” sei settimane, e alla fine generò un cono vulcanico alto 65 metri sopra il livello del mare e largo circa 300 metri, con un perimetro di quasi 1 chilometro.
Essendo costituita da materiale vulcanico poco coerente, sostanzialmente ciò che noi chiamiamo rocce piroclastiche, l’isola venne interamente smantellata in poco meno di sei mesi dal moto ondoso del mare e da una serie di frane sottomarine.
Quello che ha portato alla formazione dell’Isola Ferdinandea è un fenomeno comune?
Diciamo che si tratta di un fenomeno geologico abbastanza comune in tutto il mondo (es. in Messico, Nuova Zelanda, USA) perché dà origine a quelli che vengono chiamati “campi vulcanici”, che si formano sia in ambiente subaereo che sottomarino. Quando avviene in ambiente sottomarino può generare una serie di isole che danno vita ad arcipelaghi vulcanici (es. Isole Canarie ed Azzorre). Spesso questo tipo di eruzione è associato a un vulcanismo cosiddetto “intra-placca”, e/o connesso alla presenza di strutture tettoniche importanti. È il caso dell’Isola Ferdinandea: qui il vulcanismo è associato a una faglia litosferica, vale a dire una faglia molto profonda.
Una cosa molto importante che dobbiamo dire è che la Ferdinandea non si trova isolata in questo settore del Canale di Sicilia ma, anzi, è circondata da una decina di altri conetti sottomarini più o meno delle stesse dimensioni che si innalzano da circa 100 a 150 metri di altezza dal fondo del mare e che, nell’insieme, formano un campo vulcanico denominato ‘Campo Vulcanico Graham’ (Fig 2), la cui età è inferiore ai 20 mila anni. Ciò è emerso sulla base di uno studio morfo-batimetrico di dettaglio (
In passato l’Isola è mai riemersa?
No, mai. Si è parlato di altre eruzioni in corrispondenza dell’Isola nel 1833, nel 1846 e anche nel 1863, ma molto probabilmente si trattava semplicemente dell’avvistamento di esalazioni gassose, quindi bolle di gas che si liberavano dal fondale e che facevano ipotizzare erroneamente ad una imminente riemersione dell’isola. Questo perché l’area dell’Isola Ferdinandea è stata ed è tipicamente caratterizzata da campi di fumarole che producono un’attività di degassamento piuttosto intensa e continua.
Qual è oggi la sua condizione, potrebbe riemergere?
L’Isola e gli altri conetti che formano il campo vulcanico Graham costituiscono dei coni monogenici, vale a dire degli edifici vulcanici che si sono formati a seguito di una sola eruzione. Ciò significa che non può esserci un’altra eruzione nello stesso punto in cui ce n’è già stata una in passato e quindi, per rispondere alla domanda, direi di no, l’Isola Ferdinandea non potrebbe riemergere. Potrebbero però verificarsi altre eruzioni sottomarine, in altre aree anche limitrofe alla Ferdinandea: tuttavia, mi preme sottolineare che anche le varie notizie che, storicamente, hanno riportato ulteriori riemersioni dell’Isola sono da considerarsi delle bufale.
Ci sono, quindi, altri edifici vulcanici sommersi che, nel nostro Paese, potrebbero dare vita a delle nuove “Isole Ferdinandee”?
In Italia ci sono altri vulcani sottomarini che vengono considerati attivi, basti pensare ad esempio al Marsili, nel Mar Tirreno; tuttavia campi vulcanici attivi simili a quello che caratterizza l’Isola Ferdinandea si trovano solo ed esclusivamente nel Canale di Sicilia. Lì, ad esempio, è stato individuato un altro campo vulcanico simile a quello Graham ma di età ancora non conosciuta, che si trova a pochi chilometri di distanza da questo, sul cosiddetto Banco Terribile. Così come ci sono state in zona altre eruzioni sottomarine, come quella di Pantelleria del 1891 e altre ancora in tempi più lontani nei banchi limitrofi. Sono tutti fenomeni che, in linea teorica, potrebbero in futuro dar vita a delle nuove isole come la Ferdinandea: ovviamente si tratterebbe anche in questo caso di isole effimere, in quanto la loro presenza sarebbe molto limitata nel tempo proprio a causa della loro composizione che le esporrebbe molto rapidamente all’erosione da parte del moto ondoso.
Non dobbiamo dimenticare che, nell’arco temporale degli ultimi 20.000 anni, nella stessa area dove nel 1831 emerse l’Isola Ferdinandea vi sono state anche altre isole - perfino più grandi della vecchia Ferdinandea - che subirono una sorte simile alla sua: eruzioni di qualche mese che originarono degli isolotti che poi, nell’arco di poco tempo, vennero erosi dal moto ondoso e che adesso formano dei vulcani sottomarini (noi nel nostro studio ne abbiamo mappati almeno una decina) con una forma a tronco di cono e con la sommità ormai completamente erosa dal mare.
Possiamo dire, quindi, che per la zona del Canale di Sicilia quello dell’Isola Ferdinandea è un fenomeno tutt’altro che storicamente isolato.