Blocco, matita e inchiostro di china da una parte, martello, bussola e lente d’ingrandimento dall’altra. Due mondi apparentemente distanti, quello del fumetto e quello della geologia, che anche Fernando Pessoa collocava ai due lati opposti della barricata. “La scienza descrive le cose così come sono, l’arte come sono sentite, come si sente che debbano essere”, così scriveva il poeta portoghese all’inizio del secolo scorso.
Eppure, come nelle più belle storie d’amore e di vita, a volte accade qualcosa, un incontro, una telefonata, una scintilla e i due mondi finiscono per scontrarsi. E, si sa, due corpi che si scontrano lasciano sempre qualcosa di sé nell’altro. E forse è proprio così che è andata per Giuseppe Palumbo, firma tra le più importanti del fumetto italiano, che ha abbandonato solo per un momento gli albi di Diabolik per dedicarsi alla storia di Robert Mallet, eclettico ingegnere irlandese, padre della sismologia, che arrivò in Italia nel 1858 per studiare il terremoto che nel dicembre dell’anno prima aveva sconvolto la Lucania.
“La visione di Mallet”, il fumetto figlio di questo incontro fortunato tra geologia e arte sequenziale – fortemente voluto da Graziano Ferrari, già Dirigente di Ricerca dell’INGV –, è stato presentato lo scorso maggio a Roma, nella Sede Centrale dell’Istituto, alla presenza di Giuseppe Palumbo, dell’ambasciatore d’Irlanda in Italia, Colm Ó Floinn, e del Presidente del Gruppo Lucano di Protezione Civile, Giuseppe Priore.
Abbiamo chiesto a Giuseppe Palumbo di raccontarci qualche “dietro le quinte” di quell’esperienza, dall’incontro con Graziano Ferrari e Giuseppe Priore, alla realizzazione del volume, ai suoi progetti futuri.
Come è nata la collaborazione con Graziano Ferrari e il Gruppo Lucano di Protezione Civile?
G.P. Tutto è avvenuto tramite l’editore Lavieri. Nel suo catalogo, il Gruppo Lucano di Protezione Civile ha una sua collana a fumetti e l’editore era in cerca di un autore adatto alla storia che Graziano Ferrari aveva proposto. La storia di Robert Mallet, a suo avviso, richiedeva un’attenzione, un segno diverso dagli altri titoli e così era spuntato fuori il mio nome. A questo aggiungiamo il fatto che Graziano e io abitiamo entrambi a Bologna e questo ha decisamente favorito la lavorazione, lo scambio di informazioni e la costruzione narrativa.
Era la prima volta che ti confrontavi con il racconto della geologia sotto forma di fumetto?
Sì. Ma questo non ha mai costituito un problema: ho consacrato parte della mia produzione a fumetti alla realizzazione di opere di tipo saggistico-biografico, di stampo politico, scientifico, filosofico. Quindi la geologia è stata la mia nuova sfida.
Conoscevi la storia di Robert Mallet?
Confesso di no. Ero a conoscenza del grande terremoto del 1857: una bella maiolica in Via Roma a Matera, luogo di infinite vasche giovanili, lo ricordava e mi aveva sempre attratto e incuriosito. Ma di Mallet non sapevo nulla…
Come ti sei “calato” nella sua storia per poterla disegnare?
Ho accuratamente, quanto più possibile, studiato e letto i materiali documentari che Graziano Ferrari mi aveva fornito e che poi ho largamente discusso proprio con lui, cercando di trarre le fila di una narrazione. Graziano aveva stilato una scaletta di eventi che di fatto costituiscono l’ossatura della storia che poi ho sceneggiato. È stato Graziano a farmi calare nell’atmosfera necessaria.
Vivi a Bologna da tempo ma sei nato a Matera: qual è il rapporto con la tua città natale, ri-scoperta recentemente anche a livello internazionale come Capitale Europea della Cultura 2019? È già stata protagonista di qualche tua opera?
Matera, direi di più, la Lucania, è da sempre nelle mie storie. Mio padre Franco, tra l’altro uno dei fondatori del Circolo “La Scaletta”, un’associazione benemerita che dal 1959 ha lavorato in funzione della qualificazione culturale di Matera, ha generato in me l’amore per questa città, per questa regione così ricca. Se penso al lavoro che gli ho visto fare incontrando, accogliendo, coadiuvando grandi artisti come Pietro Consagra e José Ortega, fianco a fianco con storici dell’arte come Giuseppe Appella, le celebrazioni di quest’anno mi sembrano poca cosa. La mia Matera, la mia Lucania, sono altre.
Dopo l’esperienza con Mallet ti piacerebbe tornare a disegnare geologia?
Perché no?! Ne parlerò con Ferrari!
Che progetti hai per il futuro?
Eh, troppi! Tra libri illustrati (uno fra tutti, “Mondo Nuovo” di Aldous Huxley per Mondadori) e fumetti (“Diabolik” in primis, ma anche una nuova serie per Sergio Bonelli editore, “Il Confine”, di cui ho disegnato il primo numero), l’elenco sarebbe lungo. Il mio prossimo saggio a fumetti? “Pasolini 1964 - Oltre Matera e il Mediterraneo”, edito da Lavieri nella collana Action30.