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Un database frutto di un approccio innovativo per la valutazione della produzione scientifica, vede oggi alcuni ricercatori dell’INGV tra i più influenti scienziati al mondo. Un riconoscimento importante quello presentato da Plos Biology, la prima rivista scientifica mensile della Public Library of Science, che ha stilato due “classifiche” per valutare in maniera quanto più oggettiva possibile l’impatto scientifico dei circa 100.000 migliori scienziati al mondo che operano in ogni angolo del Pianeta.
Il risultato, che si basa su un indicatore composito che prende in considerazione non solo il numero di citazioni delle pubblicazioni, ha fornito due database: un ranking dei ricercatori con la migliore carriera in relazione all’attività degli ultimi 22 anni, e uno degli autori più citati nel 2017.
Tra gli scienziati con la miglior carriera riconosciuta dalla rivista, per l’INGV figurano il Presidente Carlo Doglioni, geologo, i vulcanologi Giovanni Chiodini, Antonio Costa e Paolo Papale, e il geofisico Warner Marzocchi, oggi all’Università Federico II di Napoli. Per quanto riguarda, invece, gli autori più citati del 2017, l’Istituto compare nel ranking con Nicola D’Agostino, Fabrizio Galadini, Fabrizio Marra e Lauro Chiaraluce, sismologo dell’Osservatorio Nazionale Terremoti (ONT-INGV) che abbiamo intervistato per scoprire qualcosa di più su questo importante riconoscimento e sul valore che ha per l’INGV.

managementLauro, descrivici meglio il lavoro svolto da Plos Biology…
Si tratta di un lavoro svolto da colleghi sia americani che europei che hanno proposto un approccio standardizzato per valutare e confrontare nella maniera quanto più oggettiva possibile, la produttività scientifica degli scienziati che nel mondo si occupano di discipline molto diverse tra loro. Il punto di partenza era infatti un database mondiale di quasi 7 milioni di ricercatori che si occupano di diverse materie scientifiche, dalla medicina, all’ingegneria, alla fisica, all’astrofisica, fino anche alla geologia, alla geofisica e alla vulcanologia, ovvero alcune delle principali discipline di cui si occupa il nostro Istituto.


Come sono arrivati alle due tabelle finali?
Hanno sostanzialmente applicato un algoritmo che, ad esempio, non solo elimina le autocitazioni, ma valuta anche le citazioni che vengono dai propri co-autori, le cosiddette citations farms, e cosi via. È chiaro che, come tutte le cose, ciascuno dei parametri utilizzati rappresenta comunque una scelta. A valle di tutto ciò, vengono quindi proposte due tabelle, ognuna contenete circa 100.000 ricercatori che rappresentano approssimativamente il 2% dei quasi 7 milioni di ricercatori del database di partenza: una relativa ai colleghi con la migliore carriera negli ultimi 20 anni, l’altra relativa ai ricercatori con il maggior numero di citazioni nel 2017, ultimo anno per il quale si hanno già a disposizione tutti gli indici bibliometrici.

Cosa ci dicono questi risultati, da un punto di vista manageriale?
Innanzitutto va ricordato che si tratta di un lavoro svolto con l’obiettivo di riuscire ad avere uno sguardo d’insieme sullo “stato dell’arte” della ricerca scientifica a livello mondiale che ben bilanciasse e rendesse misurabili e comparabili le specificità delle singole discipline scientifiche e delle comunità scientifiche nei vari continenti. Se lette dal punto di vista del management di un Istituto come il nostro ritengo che siano delle tabelle estremamente interessanti, ricche di informazioni da interpretare. Si possono fare selezioni molto varie e ovviamente si può filtrare in base al nome dell’Istituto di afferenza e vedere quali sono i campi di ricerca in cui gli scienziati di quell’Istituto sono più “forti”. Nelle tabelle, l’INGV ha ad esempio molti vulcanologi. Potrebbero essere, quindi, degli interessanti punti di partenza per capire in quali settori della ricerca siamo meno rappresentati come Istituto e in quali dimostriamo invece di essere un’eccellenza al passo con i tempi.


Come hai accolto la notizia di essere stato incluso tra i ricercatori con il maggior impatto scientifico del 2017?
Beh, con estrema contentezza e gratificazione! Si tratta di un riconoscimento importante, che non mi aspettavo. Questa, infatti, è una delle primissime classificazioni di questo tipo che siano mai state elaborate. Allo stesso tempo devo riconoscere che l'essermi sempre occupato di argomenti trasversali alla Geofisica della Terra Solida (quali le sequenze sismiche), vale a dire di temi di grande interesse per esperti di molti settori scientifici diversi (geologi, sismologi, ingegneri, eccetera), può avermi dato un “vantaggio” da un punto di vista bibliometrico, ovvero delle citazioni. Ma in ogni caso molti dei miei lavori citati nel 2017 non erano relativi alle sequenze sismiche, quindi sono certamente orgoglioso del risultato ottenuto.


Cosa ti auguri per il futuro dell’Istituto da questo punto di vista?
Mi auguro ovviamente che sempre più ricercatori dell’Istituto siano presenti in elenchi del genere e che, soprattutto, ci siano anche persone che coprono ambiti di ricerca fondamentali tra quelli istituzionali dell’Ente che forse oggi non sono sufficientemente rappresentati.

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