"Nella mia vita mi è capitato di lavorare e conoscere posti molto belli ma quello di Stromboli è uno spettacolo unico, un'emozione particolare e fortissima", così commenta la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, al termine della scalata sul vulcano di Stromboli.
A fare da guida il Presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Carlo Doglioni che, con un team dell'INGV, ha illustrato la rete di monitoraggio geofisico e geochimico di uno dei vulcani più attivi al mondo. Stromboli con la sua maestosa forma triangolare che si offre con geometrica precisione a chi, da qualsiasi lato arrivi, si avvicina dal mare, è un vulcano che, con il suo aspetto unico, è capace di ispirare contemporaneamente bellezza e pericolosità. Sono state queste le caratteristiche che, probabilmente, hanno spinto nel corso dei secoli i moltissimi studiosi ad approfondire e a raccontare le loro conoscenze su questo vulcano. Conosciuto come il “Faro del Mediterraneo” è in stato di attività persistente da almeno due millenni. Un’attività esplosiva individuata per la prima volta proprio qui e riconosciuta nella letteratura scientifica come attività “stromboliana”. Iddu, così la comunità locale lo chiama, è meta turistica per l’intero arco dell’anno anche se nel periodo estivo i numeri crescono notevolmente. Durante la stagione invernale, comunque, non è insolito imbattersi in gruppi che intraprendono il viaggio verso le isole Eolie per salire sullo Stromboli, soprattutto turisti stranieri e appassionati di montagna. La conferma della popolarità del vulcano è nei numeri: in media 10.000 escursionisti l’anno.
Il percorso verso il cratere si addentra nella vegetazione mediterranea sino al suo limite di circa 500m sul livello del mare, dove l’ambiente si trasforma in un deserto vulcanico. La scalata per raggiungere il Faro del Mediterraneo, lungo la via normale del versante sud-est dell’isola, prende il via dalla Piazza di San Vincenzo (50m s.l.m.) dell’omonima località e conduce alla località Pizzo Sopra la Fossa (918m s.l.m.). Il sentiero si inerpica lungo le rocce del Liscione sino a raggiungere quota 800m, dalla quale si gode la vista della cresta nord-est della Sciara del Fuoco e dell’area craterica nord. Gli ultimi metri di dislivello si snodano in cresta in direzione sud-ovest e conducono al Pizzo Sopra la Fossa, da cui è possibile ammirare l’intera terrazza craterica e l’attività esplosiva. Dopo una sosta, la cui durata è decisa dalla guida vulcanologica in base alle condizioni ambientali e vulcaniche, si parte per la discesa. Dal sentiero lungo la Rina Grande, completamente coperto di ceneri vulcaniche, si rientra nella vegetazione per arrivare sulla strada che conduce al punto in cui è iniziato l’incontro con Iddu.
Il monitoraggio strumentale dell'isola risale al 1985, ma dal 2003 l'INGV ha attivato un sistema di monitoraggio multiparametrico del vulcano per rilevare e analizzare l'attività e i processi eruttivi in atto sull'isola. Il vulcano rappresenta un laboratorio naturale che nel corso dei secoli ha contribuito alla crescita della conoscenza scientifica in molti settori. Ha affascinato scrittori, registi, fotografi, scienziati e studiosi di tutti i generi con la sua bellezza e la varietà di paesaggi e di scenari, tutti immersi nel brillante blu del mar Tirreno. Una vera e propria palestra per chi vuole trovare risposte ai diversi fenomeni naturali, in particolare vulcanici, che nel corso dei secoli hanno contribuito alla conoscenza scientifica.
Oggi tocca a noi ricercatori e tecnici dell'INGV scoprire e salvaguardare quanti più segreti possibile di questo gigante che nella sua bellezza nasconde la pericolosità che ha già più volte dimostrato, continuando i nostri studi con la stessa passione e lo stesso rigore di chi nei secoli, e per motivi più diversi, ne è rimasto affascinato.