A tu per tu con Felice Laudadio
Giornalista, critico di cinema e televisione, scrittore, con una lunga esperienza di operatore culturale, produttore e sceneggiatore cinematografico. Il suo chiodo fisso: far conoscere il cinema ad un pubblico sempre più vasto. Ha diretto la Mostra del Cinema di Venezia, il TaorminaFilmFest, il RomaFictionFest, il Premio Grolle d'Oro, il Carnevale di Venezia. Sono sue idee il festival EuropaCinema, il MystFest, l’ItaliaFilmFest, come anche la Casa del Cinema di Roma, fondata nel 2004 e diretta fino al 2011. Ma il suo grande gioiello è il Bif&st-Bari International Film Festival (la sesta edizione si è conclusa il 28 marzo scorso con enorme successo di pubblico) per il quale ha realizzato negli anni le ormai leggendarie "Lezioni di cinema", tenute da grandi maestri della settima arte, insieme a imponenti tributi dedicati a Carmelo Bene, Federico Fellini, Alberto Sordi, Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo, Gian Maria Volonté, Fritz Lang, Francesco Rosi.
Felice Laudadio, membro onorario della FIPRESCI (The International Federation of Film Critics), componente della European Film Academy di Berlino e dell'Accademia del cinema italiano, è stato amministratore delegato dell’Istituto Luce e presidente di Cinecittà Holding. Ha scritto e prodotto il film Il lungo silenzio e cosceneggiato Gli anni del Muro, entrambi diretti da Margarethe von Trotta, e ha coprodotto una dozzina di altri film per il Luce. Produttore associato di Al di là delle nuvole di Michelangelo Antonioni e Wim Wenders, nel 2001 ha ideato e prodotto per Cinecittà Holding il primo film italiano girato interamente in digitale, Sei come sei, selezionato fuori concorso alla Berlinale. Ha pubblicato il volume Fare festival e il romanzo Il colore del sangue. Collabora a “La Repubblica/Bari” e al “Corriere della Sera/Corriere del Mezzogiorno”.
Sono oltre 40 i film italiani e stranieri che tra gli anni ‘60 e ‘70 avevano come sfondo alcuni simboli caratteristici di Taormina, come il Teatro antico, il fascino e il lusso dell’Hotel San Domenico e dell'Hotel Timeo, il suggestivo Corso Umberto con i suoi vicoli, la Villa Comunale, la stazione ferroviaria, Isola Bella, Capo Taormina e infine la maestosità dell’Etna. E a seguire ancora questa tradizione, ancora il TaorminaFilmFest, giunto quest'anno alla sessantunesima edizione.
Vorrei fare con lei un salto nel passato. Luglio 2001. Teatro antico di Taormina per la direzione della famosa kermesse cinematografica. Durante la proiezione della nuova versione di "Apocalypse Now Redux", meraviglia delle meraviglie, sullo sfondo, al di là dello splendido scenario teatrale, l’Etna, nel buio della notte di luna piena, inizia a eruttare. La pellicola, che ha segnato la storia del cinema di questi ultimi trent’anni e che probabilmente continuerà ad avere una influenza importante, quella notte aveva dato nuova energia al vulcano siciliano. Lei che ha vissuto questi momenti da dietro le quinte, ci può raccontare cosa accadde quella sera? Come è stata commentata dai critici cinematografici e dai giornalisti dell’epoca?
Teatro Greco strapieno. Ci saranno stati 5.000 spettatori, fra i quali il direttore della fotografia di "Apocalypse Now", il grande Vittorio Storaro. Il film restaurato era attesissimo: aveva avuto la sua prima assoluta al festival di Cannes 2001, un paio di mesi prima. E quella di Taormina era l'anteprima italiana, da me collocata non a caso il 4 luglio. A metà circa della proiezione, mentre sullo schermo vedevamo lo sprigionarsi delle fiamme provocate dalle bombe americane al napalm, abbiamo avvertito prima un leggero sommovimento del suolo seguito subito dopo da un piccolo boato. Gli spettatori hanno ovviamente creduto che il boato fosse dovuto alle bombe. Ma a Storaro e a me - che conoscevamo bene il film, soprattutto Vittorio ovviamente - quel rumore non tornava. Ci siamo scambiati un'occhiata e senza dar troppo nell'occhio ci siamo alzati dai nostri posti di platea e abbiamo cominciato a risalire le gradinate, verso l'alto. Arrivati ad un certo punto nella salita ci siamo trovati davanti i visi stupefatti degli spettatori i cui sguardi non erano più rivolti al film ma a qualcosa che stava avvenendo 'oltre' il Teatro Antico. Ci siamo voltati anche noi e abbiamo assistito ad uno spettacolo incredibile, fantastico. Dal cratere dell'Etna fuoriuscivano fiamme e lapilli - illuminati dalla luna piena - mentre una prima scia di fuoco si formava lungo il pendio della montagna. E allo stesso tempo le fiamme del napalm riempivano per intero l'immenso schermo del Teatro Greco. Tutto insieme, il fuoco (vero) che si sprigionava dalla natura e il fuoco (finto, ma anch'esso a suo modo verissimo, purtroppo) provocato dalle armi da fuoco, appunto. Ero un po' sgomento: m'era infatti capitato di scrivere un mese prima, nell'introduzione al catalogo del festival il cui tema era "contro tutte le guerre", che sarebbe stato oltremodo significativo se l'Etna avesse eruttato durante "Apocalypse". La reazione di Storaro fu immediata: si attaccò al cellulare per chiamare Francis Ford Coppola negli Stati Uniti per raccontargli l'evento. A me i giornalisti, il giorno dopo, chiesero di leggergli la mano...
È appena uscito San Andreas 3D, un film catastrofico diretto da Brad Peyton con protagonista Dwayne Johnson. Ha mai pensato di curare una rassegna cinematografica legata in qualche modo alla scienza?
No, non ho sufficienti competenze scientifiche che possano rendere credibile e di successo un festival di Cinema&Scienza da me diretto.
Direttore e ideatore dei più importanti Festival del Cinema italiani e non solo, a quale tiene di più?
Al più piccolo, a quello che è il "meno festival" di tutti: il Premio Solinas per la sceneggiatura che ideai nel 1985 - dedicato ad uno dei più grandi scrittoti di cinema, Franco Solinas ("La battaglia di Algeri", "Kapò" e "Queimada" di Gillo Pontecorvo, "Salvatore Giuliano" di Francesco Rosi, "L'amerikano" di Costa-Gavras, "Mr. Klein" di Joseph Losey) - e che diressi per molti anni. Quasi tutta la nuova generazione di autori italiani, premiati o segnalati dalla giuria presieduta dal grande produttore Franco Cristaldi e composta fra gli altri da Age, Scarpelli, Benvenuti, De Bernardi, Cecchi D'Amico, Arlorio, cioè dai più grandi sceneggiatori del tempo, sono venuti fuori dal Solinas: Francesca Archibugi, Alessandro Baricco, Mimmo Calopresti, Ivan Cotroneo, Melania Mazzucco, Alessandro Piva, Leone Pompucci, Heidrun Schleef, Paolo Sorrentino, Gianluca Tavarelli, Maurizio Zaccaro, per citarne solo alcuni.
La caratteristica dei suoi Festival è di far conoscere la settima arte ad un pubblico sempre più vasto, portando in rassegna non solo pellicole italiane, ma anche grandi film internazionali, a volte poco conosciuti, ma che hanno fatto la storia del cinema. Una scelta di qualità per un pubblico eterogeneo e di educazione all’immagine per le nuove generazioni?
Fare festival è un lavoro culturale, tanto più credibile quanto più seri sono i presupposti culturali su cui un festival deve basarsi. E questo lavoro deve essere soprattutto rivolto ai giovani, ma non soltanto. Il cinema, il buon cinema, ha un vantaggio enorme rispetto ad altri media: ogni film essendo un prototipo, un unicum, permette una non omologazione, effetto drammatico della tv ma oggi soprattutto del web che, se vissuto selvaggiamente come purtroppo spesso avviene fra i giovani, diventa uno strumento di rimbecillimento collettivo, di massa. Ma questo è un discorso troppo lungo...
Il Bif&st il prossimo anno giunge alla sua settima edizione (2-9 aprile 2016), a quale grande maestro del cinema sarà dedicato? Qualche anticipazione?
Nel 2016 ricorrono i 20 anni dalla scomparsa di uno dei più importanti attori del cinema mondiale: Marcello Mastroianni. A lui dedicheremo un grande tributo con oltre 50 fra i migliori film da lui interpretati accompagnati da una vasta messe di materiali documentari sul suo straordinario lavoro di attore. Come facemmo l'anno scorso per un altro grande: Gian Maria Volonté, scomparso nel 1994, che con me fu all'origine del Premio Solinas a La Maddalena, dove Volonté viveva a quel tempo.
Quale altro Festival le piacerebbe dirigere?
Vorrei fermarmi, grazie. Ne ho già creati e diretti troppi, e il Bif&st è un po' la summa di tutti i festival di cui mi sono occupato in passato. Mi basta il Bif&st. E anzi mi avanza. Richiede un intero anno di lavoro, per 8 mesi in solitario, prima che si metta in moto anche la splendida squadra di collaboratori che mi affianca dal 2009.