Una nuova carta idrogeologica per conoscere e tutelare le risorse idriche della Capitale. La mappa, presentata a Roma presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio nell’ambito del 42esimo Congresso internazionale di idrogeologia ‘Aqua 2015′, raccoglie dati originali e informazioni idrogeologiche dell’area capitolina e costituisce un valido strumento per la tutela delle risorse idriche della città. Ad occuparsi dell’analisi delle caratteristiche chimico-fisiche e isotopiche delle acque sotterranee del territorio interessato, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), partner del protocollo d’intesa sottoscritto dal dipartimento Tutela ambientale di Roma Capitale, Università degli studi Roma Tre, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), Università La Sapienza di Roma-Centro di Ricerca Previsione, Prevenzione e Controllo dei Rischi Geologici (CERI) e Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria (Cnr-IGAG).
“La Carta Idrogeologica di Roma, frutto del lavoro congiunto tra enti”, spiega Luca Pizzino, ricercatore dell'Ingv, “è stata realizzata con l’intento di sintetizzare, in un unico prodotto cartografico le conoscenze idrogeologiche pregresse, gli attuali livelli piezometrici in foro nonché i parametri chimico-fisici delle acque sotterranee circolanti nel territorio romano”.
Nel periodo tra ottobre 2014 e aprile 2015, l’INGV ha eseguito misure dei parametri chimico-fisici (temperatura, pH, salinità) e dell’alcalinità su pozzi e piezometri, elaborando e interpretando i dati nell’ambito delle conoscenze finora acquisite sulla geochimica dei fluidi dell’area vulcanica che si estende dai Sabatini a nord ai Colli Albani a sud. I siti campionati fanno parte del progetto approvato lo scorso anno, dal titolo: Rete di monitoraggio ufficiale delle acque sotterranee di Roma Capitale.
“Sono stati acquisiti i dati di temperatura della falda in 92 siti, quelli di pH, salinità e alcalinità in 61 siti e, tramite appositi codici geochimici, è stata calcolata la pressione parziale di CO2 (pCO2) delle acque campionate. Inoltre, nello stesso periodo è stato eseguito uno specifico rilevamento idrogeologico e idrochimico di campagna in tutto il settore di Roma Capitale posto in riva destra del Fiume Tevere, all’interno di pozzi e/o piezometri sia privati sia del Comune e, con riferimento al settore costiero, all’interno della rete di monitoraggio della Tenuta Presidenziale di Castel Porziano gestita dalla “Sapienza” Università di Roma”, prosegue il ricercatore. Tutti i dati acquisiti si inseriscono all’interno di una ricerca che l’INGV sta conducendo dal 2011, volta a caratterizzare da un punto di vista chimico-fisico, chimico e isotopico le acque sotterranee dell’area urbana di Roma.
Le potenzialità applicative che la nuova carta idrogeologica presenta sono molteplici, afferma Pizzino, “Migliore gestione del territorio e programmazione della tutela ambientale e delle risorse idriche, resilienza (capacità di adattamento di un ambiente ai cambiamenti), energie rinnovabili. In particolare, tra le possibili applicazioni si possono annoverare: la pianificazione d’interventi nel sottosuolo in occasione di scavi per la realizzazione di opere pubbliche; l’attuazione di progetti per gestire le acque che si accumulano con le piogge, fino ad arrivare al potenziale controllo dell’infiltrazione dell’acqua piovana per ricaricare le falde; lo sfruttamento e l’impiego delle risorse geotermiche che sono presenti nel territorio come emerso dalla distribuzione delle temperature medie delle acque di falda”.
La mappa, elaborata tramite l’utilizzo di 379 misure messe a disposizione dai vari enti partecipanti, costituisce un elemento innovativo per il territorio di Roma Capitale, sia in termini di numero di dati sia per la vastità dell’area investigata. “La mappa mostra valori termici spesso elevati (pari o superiori a 20°C) nelle falde investigate, tali da prefigurare un alto rendimento energetico e la possibilità concreta che a Roma si possa sfruttare il calore endogeno per il riscaldamento e il condizionamento di case e palazzi, con un enorme risparmio finanziario e, al contempo, abbattendo le emissioni di CO2”, continua Pizzino.
I dati geochimici mostrati nella Carta (anche la loro presenza in una carta idrogeologica è un’innovazione rispetto ai prodotti precedenti) trovano un’applicazione pratica immediata, poiché forniscono un quadro importante, seppur ancora parziale, della distribuzione dei valori di fondo dei parametri chimico-fisici (soprattutto pH e salinità, definiti parametri indicatori) presenti nelle varie falde acquifere di Roma. Tali dati sono confrontati con i limiti previsti dalla legislazione vigente in materia di qualità delle acque destinate al consumo umano (D. lgs. 31/01) e forniscono una prima individuazione dei settori della capitale in cui le acque sotterranee presentano valori dei parametri indicatori tali da far loro assumere qualità scadenti, sconsigliandone l’uso potabile, ma destinandole solo per scopi irrigui. Inoltre, l’attività di campionamento dei siti appartenenti alla Rete di monitoraggio già iniziata e che proseguirà nei prossimi mesi fornirà un quadro esaustivo del livello degli inquinanti naturali nelle falde romane, con particolare riferimento a quei parametri chimici che, una volta superata una certa concentrazione indicata dalle leggi vigenti, possono divenire tossici per la salute umana.
“I dati acquisiti andranno a colmare un’importante lacuna di conoscenze geochimiche per l’area romana”, aggiunge il ricercatore dell’Ingv, “dove vi sono estesi affioramenti di rocce vulcaniche che potenzialmente possono trasferire alle acque sotterranee con le quali entrano in contatto elementi naturali quali fluoro e arsenico, che possono trovarsi in concentrazioni al di fuori dei limiti indicati dalla legge. In altre zone del Lazio (Viterbo) caratterizzate dalla stessa geologia di superficie dell’area romana, per esempio, come già accertato negli ultimi anni, la presenza di questi due elementi nelle acque destinate al consumo umano ha avuto un notevole impatto sociale, causando rilevanti disagi, anche di carattere sanitario, alla popolazione locale”.
Con le attività svolte nell’ambito della carta idrogeologica di Roma e con quelle in corso dal 2011, l'INGV è diventato, a tutti gli effetti, l’ente di riferimento per gli studi sulla geochimica delle acque sotterranee sul territorio romano. “Le prospettive future sono molto stimolanti e avvincenti dal punto di vista scientifico, ed è auspicabile che la carta idrogeologica sia solo il primo passo verso una continua collaborazione sia con Roma Capitale sia con altri enti di ricerca operanti sul territorio, al fine di utilizzare i dati acquisiti come valido strumento per un pieno e fattivo controllo del territorio a tutela delle risorse idriche della capitale. In particolare, tale collaborazione rappresenta un’opportunità unica per accedere a futuri progetti scientifici che potranno portare finanziamenti a livello nazionale e internazionale mirati alla salvaguardia del territorio e dell’ambiente in cui viviamo”, conclude Pizzino.