Terremoti, eruzioni, frane, alluvioni, inondazioni si ripetono nel corso dei secoli, spesso negli stessi luoghi e con stesse caratteristiche. In qualunque tempo si siano verificati, hanno sempre modificato il patrimonio paesaggistico-edilizio, la vita delle persone e delle loro famiglie. L’Italia è al primo posto dei paesi del Mediterraneo per numero di disastri di origine naturale.
Il nostro è un territorio densamente abitato e lo sviluppo economico degli ultimi decenni lo ha portato a un aumento, spesso incontrollato, di infrastrutture e insediamenti industriali, commerciali e abitativi, esponendolo a forte vulnerabilità. Variazioni morfologiche a volte permanenti del paesaggio, distruzione di infrastrutture, di edifici pubblici e privati, sospensione di attività produttive, perdita di vite umane, rappresentano ancora oggi un impatto sociale ed economico davvero impressionante. Inaccettabile per un Paese moderno e civile. A costituire ancora oggi un paradosso per la società: da una parte il desiderio di poter dimenticare ciò che è stato, dall’altra l’ambizione di ricordare e trovare una continuità con ciò che è avvenuto, cercando di trasporre nella prassi la saggia definizione degli antichi di “storia maestra di vita”.
Ma, sebbene la storia degli eventi naturali si configuri come strumento di ricerca utile a mettere a punto strategie di prevenzione efficaci per evitare il ripetersi di disastri analoghi in futuro e creare una consapevole e condivisa memoria del rischio, i disastri naturali non li vuole raccontare nessuno. Da qui l’impegno dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) di sviluppare, attraverso attività di comunicazione, divulgazione e informazione, una maggiore conoscenza dei fenomeni geofisici, vulcanici e geologici, che deriva dalla ricerca scientifica e dalla memoria storica degli eventi, per prendere coscienza di ciò che è accaduto e contribuire ad attivare una politica di riduzione dei disastri e dei loro effetti. Questa è l’unica ottica possibile per salvaguardare vite umane e beni, limitando al contempo l’enorme carico economico che comporta il problema, non risolto, dei rischi naturali e degli interventi a posteriori.
Buona lettura