Personalità emblematica della pop-art, Warhol venne a Napoli insieme ad altri artisti su invito del gallerista e mecenate Lucio Amelio, e realizzò opere fortemente ispirate alla catastrofe del terremoto irpino del 1980 e all'energia distruttiva e creatrice del vulcano napoletano
Può l'arte lenire il dolore? Può rappresentare, sublimandola, la catastrofe generata da un terremoto di magnitudo 6.9 nel cuore dell'Appennino meridionale? Può raffigurare il senso di impotenza di fronte a migliaia di morti e decine di paesi distrutti? Può fornire un sostegno per provare a elaborare la tragedia e a immaginare un futuro, una vita possibile, per i luoghi e le persone colpite dal disastro?
E' ciò che provò a fare, con il suo progetto "Terrae Motus", Lucio Amelio, un intellettuale visionario che rivoluzionò la scena culturale e artistica napoletana. La mostra, realizzata in quell'occasione, è in questi giorni in esposizione permanente alla Reggia di Caserta.
All'indomani del terremoto del 23 novembre 1980, Amelio invitò personalità artistiche provenienti da tutto il mondo e di diversa formazione culturale a dare il proprio personale contributo per quella che sarebbe diventata una delle più importanti raccolte italiane di arte contemporanea, nata per dimostrare che anche un disastro, in nome della solidarietà, può trasformarsi in un movimento di rinnovamento. Oltre a Andy Warhol, che Amelio conosceva già da alcuni anni, vi erano tra gli altri, Joseph Beuys, Robert Mapplethorpe, Keith Haring, Robert Rauschenberg, Jannis Kounellis; tra gli italiani, Emilio Vedova, Michelangelo Pistoletto, Mimmo Paladino, Ernesto Tatafiore, Mario Merz, Alighiero Boetti. La collezione Terrae Motus diventa così una rappresentazione non solo della distruzione e della rinascita attraverso la creazione, ma anche dell'impegno sociale dell'arte.
Lucio Amelio (1931 - 1994) è stato un personaggio eclettico, motore e protagonista negli anni Settanta e Ottanta di uno straordinario momento di rinascita culturale nella città partenopea che riconquistava una posizione di avanguardia creativa nel campo letterario, cinematografico, teatrale, musicale.Nell'ambito strettamente artistico - e in particolare dell'arte contemporanea che stava aprendosi a nuovi linguaggi - il gallerista portò a Napoli e fece conoscere in Italia le opere di artisti stranieri noti, o che lo diventarono presto, stabilendo con essi rapporti di collaborazione ma anche di amicizia e stima. L'opera di Warhol per il progetto di Amelio è un trittico del 1982 con la riproduzione serigrafica della prima pagina del quotidiano Il Mattino del 26 novembre 1980, in cui campeggia un gigantesco "Fate presto", grido d'allarme e invito alla solidarietà. Ma il rapporto dell'artista newyorchese con Napoli continuò anche dopo quell'evento. E' del 1985 la sua serie di tele e di serigrafie Vesuvius, rappresentazioni del Vesuvio in chiave pop, realizzata in diversi esemplari e con diversi colori. Uno dei dipinti più belli fu donato da Amelio al museo di Capodimonte. In queste opere il vulcano è in eruzione, a tinte forti e vivaci, ed è rappresentata la forza della natura allo stesso tempo distruttiva e creatrice. La collezione Terrae Motus, presentata a Villa Campolieto e a Parigi, è stata donata alla morte di Amelio alla Reggia di Caserta. Qui, nel grande salone reso disponibile dall'Aeronautica Militare, dal primo giugno è nuovamente visitabile.
Uno dei Vesuvius del 1985, insieme a una trentina di altri lavori dell'artista, è invece in esposizione nella mostra Andy Warhol. Spring Pop Milano, fino al 25 giugno, presso la galleria milanese "Andrea Ingenito Contemporary Art".
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