L'ultimo minerale scoperto nei Campi Flegrei prende il nome dal suo papà, un ricercatore dell'INGV
Non capita tutti i giorni di vedersi dedicare un minerale. Succede quando sei un esperto, ma anche un curioso e un appassionato di mineralogia, e collabori da anni con colleghi che lo sono altrettanto. Il suo nome di battesimo è russoite, in onore di Massimo Russo, ricercatore dell'Osservatorio Vesuviano, sezione di Napoli dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV-OV), che lo ha scoperto, insieme ai ricercatori Italo Campostrini, Francesco Demartin e Marco Scavini del Dipartimento di Chimica dell'Università Statale di Milano. Approvato dall'IMA (International Mineralogical Association) nell'aprile 2016, la russoite, formula chimica (NH4)ClAs2O3(H2O)0.5, il nuovo minerale, formato da cristallini tabulari di colore da trasparente a verde pallido, è stato trovato e studiato per la prima volta al mondo alla Solfatara di Pozzuoli. Sono stati proprio i ricercatori meneghini a voler dedicare l’ultima scoperta al collega napoletano Massimo Russo, autore di numerosi articoli su riviste scientifiche nazionali e internazionali, e delle due monografie "I minerali del Somma-Vesuvio" e "Vulcano: tre secoli di mineralogia", nonché scopritore di alcune specie mineralogiche come la d'ansite-(Mn), la d’ansite-(Fe) e la parascandolaite. "Si tratta di un sublimato che si forma a temperature superiori ai 150 gradi centigradi e forma cristalli isolati a contorno esagonale o riuniti a rosetta", sono le parole del ricercatore INGV, che aggiunge: "è stato un grande onore per me ricevere dai miei colleghi questo riconoscimento, solitamente destinato alle più alte personalità della mineralogia". Di prossima pubblicazione l'analisi approfondita del neominerale, corredata di immagini realizzate con microscopio elettronico. È prassi consolidata attribuire i nomi di nuove specie mineralogiche sulla base degli elementi che le compongono o delle località di ritrovamento, oppure intitolarle a personaggi illustri del mondo scientifico, soprattutto mineralogico. L'Osservatorio Vesuviano vanta precedenti illustri: a ben quattro dei precedenti direttori dello storico istituto sono stati dedicati dei minerali vesuviani, tutti di origine fumarolica. Si tratta di Luigi Palmieri, a cui il vulcanologo Alfred Lacroix nel 1906 dedicò la palmierite; Raffaele Vittorio Matteucci, omaggiato nel 1952 dai mineralogisti Guido Carobbi e Curzio Cipriani con la matteuccite; Giuseppe Mercalli, da cui prese il nome la mercallite scoperta sempre da Guido Carobbi nel 1933; Alessandro Malladra, a cui fu intitolata la malladrite da Carobbi e Ferruccio Zambonini nel 1926.