Lo studio dell'aria intrappolata nel ghiaccio delle calotte glaciali per conoscerne la sua composizione, gli interventi di aggiornamento e manutenzione degli osservatori geomagnetici e ionosferici, lo stato delle attività dei vulcani Melbourne e Rittmann, sono i progetti della prossima campagna antartica dell' INGV, biennio 2016-2017
La possibilità di studiare il clima del passato ci aiuta a comprendere come il nostro pianeta risponde all'aumento continuo di emissioni di gas serra. Su questa tematica di ricerca l’INGV partecipa al progetto europeo BE-OI volto a ricostruire la variazione del contenuto dei gas serra dell’atmosfera durante il periodo di transizione fra le ciclicità climatiche nell’ultimo milione e mezzo di anni. Il progetto IT-BE-OI The Italian Scientific Contribution to the Beyond EPICA - Oldest Ice Project (finanziato in parte dall’Unione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020), si prefigge infatti come obiettivo la ricerca e la perforazione di ghiaccio di tale età presente nella calotta est-antartica.
L’INGV, oltre a partecipare alla scelta del sito, metterà a disposizione l'insieme dei dati acquisiti dal 1995 a oggi mediante la strumentazione RES (Radio Echo Sounding), ovvero tecniche radar volte alla misurazione dello spessore dei ghiacciai e delle calotte polari. Tra le attività in programma, anche la progettazione delle misure geofisiche di dettaglio da effettuare nei prossimi 5 anni. "Nel periodo della spedizione, i mezzi mobili della traversa ITASE (International Trans-Anctartic Scientific Exploration) utilizzati sul plateau antartico dal 1997 ad oggi e un nuovo gatto delle nevi, saranno spostati a Little Dome C dove si suppone possa esistere un ghiaccio di tale età”, afferma Stefano Urbini, ricercatore INGV, "Essi costituiranno il campo base per le attività del progetto che riguarderanno i rilievi RES di dettaglio a terra e l'installazione di una rete di deformazione GPS (Global Positioning System)".
L'Italia, attraverso il PNRA (Programma Nazionale di Ricerca in Antartide) aveva già partecipato al progetto europeo EPICA (European Project for Ice Coring in Antarctica), uno studio paleoclimatico basato sulla perforazione e analisi di una carota di ghiaccio lunga 3270 m, che ha consentito di ricostruire in dettaglio le relazioni fra le percentuali di gas serra (CO2 e CH4) e le variazioni di temperatura degli ultimi 900.000 anni.
Saranno due, invece, gli Osservatori Geomagnetici italiani presenti in Antartide, uno alla Stazione Mario Zucchelli e l'altro alla stazione Concordia dove vengono misurate le variazioni temporali del campo magnetico terrestre. "Per testare il buon funzionamento della strumentazione, verranno effettuati interventi di aggiornamento, manutenzione ed elaborazione dei dati acquisiti. Misure manuali permetteranno di calibrare l’intero set di dati provenienti dalla strumentazione automatica", spiega Stefania Lepidi ricercatrice INGV, "e saranno inoltre effettuati importanti interventi sulla linea di trasmissione introducendo la fibra ottica per migliorare la qualità dei dati acquisiti".
Nelle stazioni Concordia e Mario Zucchelli è inoltre prevista l’installazione di due nuovi strumenti che, grazie alla disponibilità dei satelliti europei Galileo, renderà possibile effettuare innovative misure presso gli Osservatori Ionosferici Italiani in Antartide. In particolare, riporta il ricercatore INGV, Vincenzo Romano "Riusciremo a studiare il fenomeno della scintillazione ionosferica che genera dei forti disturbi sui sistemi di navigazione satellitare quali il GPS ed il recente Galileo. Gli effetti di tali disturbi possono generare errori nel posizionamento dei mezzi di trasporto e presentare un rischio per la sicurezza delle persone. Grazie alla collaborazione tra l’INGV, il Politecnico di Torino e l’Istituto di Ricerca Mario Boella sarà possibile studiare questi fenomeni di disturbo nei segnali satellitari e proporre dei metodi per ridurne i rischi".
Lo stato delle attività dei vulcani Melbourne e Rittmann situati nella Terra Vittoria, sarà, infine, monitorato attraverso il progetto ICE-VOLC (coordinato dall’Università degli Studi di Perugia), mediante la valutazione delle manifestazioni vulcaniche subaeree e di ricostruzione delle dinamiche legate al loro sistema di alimentazione. "Esploreremo le grotte nel ghiaccio formate dal gas fumarolico caldo emesso dai vulcani", afferma il ricercatore INGV Gaetano Giudice che farà parte della spedizione, "e procederemo al prelevamento dei fluidi di origine magmatica (gas e liquidi), per ottenere informazioni sulle attuali caratteristiche del sistema magmatico che è alla base dei due vulcani e lo scambio di questi fluidi in atmosfera". Nella seconda parte della spedizione “saranno installati sismometri a larga banda sui vulcani per investigare i segnali prodotti dal movimento di fluidi al loro interno e prelevati campioni di cenere e rocce vulcaniche per comprendere meglio la loro storia eruttiva", aggiunge Graziano Larocca, tecnico INGV.