I Campi Flegrei, ad ovest della città di Napoli, sono un campo vulcanico caratterizzato da vulcanismo esplosivo e da collassi calderici, ultima eruzione 1538. Nell’area sono registrati sollevamenti e abbassamenti del suolo da oltre 2000 anni, fenomeno noto come bradisismo. Se ne discute dalla metà del ‘700, ancora una piccola crisi a fine agosto 2016. Ma cos’è il bradisismo? Ne parliamo con Elena Cubellis, Ricercatrice dell’Osservatorio Vesuviano – Sezione di Napoli dell’INGV.
“Il termine viene introdotto da Arturo Issel nel 1883 per indicare i fenomeni di subsidenza sia nelle aree vulcaniche come i Campi Flegrei che nelle aree alluvionali costiere. Successivamente con tale termine si è indicato il moto del suolo nell’area flegrea”, spiega Elena Cubellis. “Le crisi bradisismiche con i sollevamenti del suolo, indicano la ripresa dell’attività endogena nell’area flegrea. Questo fenomeno è stato accompagnato da attività sismica con sciami che si sviluppano quando cresce la velocità del sollevamento del suolo. In tal caso le deformazioni del suolo e la sismicità sono parametri monitorati perché rappresentano precursori di una possibile eruzione. La prima registrazione del sollevamento del suolo nel corso di un’eruzione, mediante livellazioni geometriche, risale a Luigi Palmieri (Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, 1856-1896) che monitorò l’eruzione del Vesuvio del 1861”.
Nella storia recente numerose sono state le crisi che hanno interessato i Campi Flegrei.
“La più importante risale al 1538, quando si formò il Monte Nuovo dopo decenni di innalzamento del suolo e un biennio di terremoti”, prosegue la ricercatrice. “Ma crisi importanti si sono registrate anche negli anni ‘70 (1970-72) e ‘80 (1982-84) con innalzamento totale del suolo nell’epicentro del fenomeno (Porto di Pozzuoli) di circa 3.60 metri. Crisi di minore entità si sono verificate negli anni successivi. Recentemente, nel mese di agosto dell’anno corrente, è stato registrato uno sciame sismico superficiale (48 terremoti di bassa magnitudo, Mmax =1.7, evento del 29/8 ore 15:45), avvertito nell’area della Solfatara e del campo fumarolico di Pisciarelli ad Agnano, in seguito ad un incremento della velocità di sollevamento del suolo. Questo è in continua ascesa dal 2011 con una velocità media di 5 mm/mese”.
Gli studi vulcanologici moderni hanno consentito di definire con dettaglio la storia geologica dei Campi Flegrei e l’interesse suscitato da quest’area è testimoniato dalla sua presenza nelle più importanti opere di vulcanologia e dal richiamo di scienziati da ogni parte del mondo.
“I Campi Flegrei sono noti per la storia vulcanica caratterizzata dal succedersi di due processi di calderizzazione prodotti da due eruzioni fortemente esplosive con emissioni di centinaia di chilometri cubici di piroclastiti (Ignimbrite Campana 39.000 anni fa e Tufo Giallo Napoletano 15.000 anni fa), dallo sviluppo di numerosi centri eruttivi distribuiti all’interno delle depressioni calderiche, dalle emissioni fumaroliche, particolarmente intense nel cratere della Solfatara e al suo bordo esterno nell’area dei Pisciarelli, dal diffuso termalismo e dai moti verticali del suolo con vistosi sollevamenti e subsidenze registrati nel corso degli ultimi 2000 anni alle colonne del Serapeo (Macellum) testimoniati dai fori prodotti dai lamellibranchi litofagi”, aggiunge ancora Elena Cubellis.
Parliamo di un laboratorio naturale di interesse internazionale nei settori della Vulcanologia e delle Scienze della Terra.
“Quest’area, unitamente al Vesuvio, ha infatti dato vita alla nascita della Vulcanologia moderna (basta ricordare l’opera di William Hamilton “Campi Flegrei”, 1776). Ancora oggi i Campi Flegrei sono un attrattore per gli studiosi dei vulcani ed un caso di studio per la ripresa dell’attività endogena (unrest) con due crisi che hanno determinato l’evacuazione di parti della città di Pozzuoli (Rione Terra circa 2000 persone nel 1970, e il centro storico della città circa 20.000 persone nel 1983), caso unico nel mondo occidentale per numero di abitanti rilocati in aree più sicure per la pericolosità del vulcano”.
Un’area quindi dove i fenomeni naturali hanno condizionato in qualche modo anche le scelte abitative e gli insediamenti della vita dell’uomo. “Tutto ciò è già di per sé straordinario limitando il giudizio alle caratteristiche dei fenomeni registrati, ma ciò che rende i Campi Flegrei un unicum è proprio l’interazione tra uomo e natura o meglio tra storia civile e storia naturale. Nei Campi Flegrei, attraverso le interpretazioni dei fenomeni registrati al Serapeo, non si studierà solo il fenomeno vulcanico ma si cercheranno anche le prove delle nuove teorie geologiche che si stavano sviluppando nel Regno Unito con l’Uniformitarismo di James Hutton (1726-1797) e di Charles Lyell (1797-1875) e quelle del “tempo profondo” che rappresenterà una rivoluzione, per il superamento del tempo mosaico, pari a quella di Copernico in Astronomia. Sulla base di queste riflessioni si può considerare il bradisismo come epitome del modello della Terra alla nascita della geologia nell’Ottocento”, conclude la ricercatrice.
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Studi correlati:
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Cubellis E., F. Delizia, I. Delizia, F. Luongo, G. Luongo, F. Obrizzo (2015). La Piana Campana: un monumento geologico di 5000 km2. 5° Congresso Nazionale Geologia e Turismo, “Geologia & Turismo …a dieci anni dalla fondazione”. Bologna 6-7 giugno 2013. Atti ISPRA, D’Andrea M. & Rossi R. (a cura di), pp. 4-11. ISBN 978-88-448-0721-4.
Luongo G., Cubellis E., Obrizzo F. (2013). I fondatori della sismologia in Italia nella seconda metà del XIX secolo. In: Uomini e Ragioni I 150 anni della Geologia Italiana. Atti Sessione F4 Geoitalia, Torino 19-23 settembre 2011. Convener M. D’Andrea, L.M. Gallo, G.B.Vai. Atti Centro Stampa Regione Piemonte, pp.77-88
Cubellis E., I. Delizia, G. Luongo, F. Obrizzo (2012). Sea level changes, ground deformations, human settlements in the bay of Naples . Note brevi e riassunti. A cura di: Salvatore Critelli, Francesco Muto, Francesco Perri, Fabio Massimo Petti, Maurizio Sonnino, Alessandro Zuccari. Rend. Online Soc. Geol. It.,21, pp. 743-745, 5 figs; ISSN 2035-8008.
Cubellis E. (2012). Vulcanologia e Sismologia: Il Giappone e Napoli. Il Giappone, XLVIII (2008), pp.165-198, A. Tamburello Ed., Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente-Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, Roma-Napoli 2012. ISSN 0390-6646