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L’INGV è l’ente di ricerca di riferimento per il nostro Paese in quanto a monitoraggio e studio dell’attività sismica e vulcanica sul territorio nazionale. Proprio per questo, la mission dell’Istituto è da sempre orientata all’approfondimento delle conoscenze scientifiche nelle sue materie di competenza con l’obiettivo di fornire prodotti che, tramite il Sistema Nazionale di Protezione Civile, possano avere delle applicazioni concrete per la vita quotidiana dei cittadini.

A questo scopo, negli anni, l’INGV si è dotato di una serie di Centri di competenza dedicati allo studio approfondito di alcune tematiche sensibili che uniscono sotto un’egida trasversale ricercatori e competenze multidisciplinari.

Il primo Centro dell’INGV che vogliamo presentare è il Centro di Pericolosità Sismica (CPS), nato ormai quasi dieci anni fa per approfondire lo studio dei terremoti e dei loro effetti e per fornire alla Protezione Civile dei primi fondamentali “mattoncini” sulla base dei quali costruire in sicurezza le nostre città.

Abbiamo intervistato il responsabile del CPS, il sismologo André Herrero, per farci raccontare meglio quali sono le attività di cui si occupa il suo Centro e per capire come queste attività si inseriscano nel lavoro di ricerca che l’INGV conduce su tutto il territorio nazionale.

André, dovendo “presentare” il Centro di Pericolosità Sismica a un pubblico di non addetti ai lavori, come lo racconteresti?

management1Si tratta di quello che definiamo un “centro di competenza”, ovvero un centro che prova a mettere insieme specialisti di vari settori con l’obiettivo di lavorare insieme, trasversalmente, su uno stesso tema di ricerca. Il CPS, come suggerisce il nome, è nello specifico un centro dedicato allo studio della pericolosità sismica.

Cosa intendiamo per pericolosità sismica?

La pericolosità sismica è un concetto associato all’accadimento dei terremoti e ai loro effetti. Con il nostro lavoro studiamo gli effetti potenziali di un terremoto: lo facciamo andando ad analizzare, tra i vari fattori, anche la frequenza di occorrenza dei terremoti e la loro distribuzione per poter dopodiché fare delle “stime” su che cosa potrebbe succedere in futuro e su quali sarebbero gli effetti dovuti a questi ipotetici eventi sismici. Tutto ciò è particolarmente importante perché potremmo dire che si tratta del primo “mattone” che dovrebbe essere alla base di tutte le normative antisismiche in ambito edilizio. Dovremmo infatti sapere esattamente che tipo di effetto potrà subire in futuro un edificio costruito in una determinata zona e, se riusciamo a fare bene il nostro lavoro, gli ingegneri potranno proficuamente tenere conto della pericolosità sismica nella costruzione dei nuovi palazzi.

In che modo le attività del CPS si “intersecano” con quelle delle varie Sezioni e Dipartimenti dell’Ente?

I colleghi che partecipano alle attività del CPS provengono da un gran numero di Sezioni: Catania, Napoli, Roma, Bologna, Pisa, Milano, L'Aquila, e così via. La nostra è una “formazione” molto fluida, una squadra che cambia a seconda del tipo di attività che siamo chiamati a svolgere. La distinzione più grande, che quindi incide maggiormente sul numero e sulla “provenienza” dei colleghi che di volta in volta collaborano al CPS, è quella che facciamo tra approccio probabilistico e approccio deterministico allo studio dei terremoti. All’INGV c’è chi li sposa entrambi, ma può capitare che si vada a parlare con un collega piuttosto che con un altro a seconda dell'argomento che si ha la necessità di approfondire. 

Se è vero che il CPS non è quindi associato ad alcuna Sezione in particolare, è altrettanto vero però che fa riferimento unicamente al Dipartimento Terremoti, essendo un suo centro di competenza. 

Quanti colleghi ne fanno parte?

Come dicevo, a causa della “fluidità” delle attività del CPS, il numero di colleghi che fanno parte del Centro è molto variabile. In linea generale posso dire che collaboro abbastanza stabilmente con un team di circa 20 colleghi; in caso di progetti particolari e complessi però, come ad esempio la realizzazione della Mappa di Pericolosità Sismica, il nostro gruppo può arrivare a coinvolgere anche un centinaio di ricercatori.

Voglio ricordare che l’adesione e la partecipazione al CPS è del tutto volontaria, quindi questa è senz’altro un’occasione per ringraziare tutti quei colleghi che, di volta in volta e senza alcuna afferenza “regolamentata”, si offrono per aiutare e mettere a disposizione di tutti le proprie competenze. 

Tra i principali prodotti del CPS vi sono i modelli e le mappe di pericolosità sismica: di cosa si tratta e perché sono importanti?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima fare un piccolo passo indietro. All’inizio della nostra chiacchierata abbiamo parlato della pericolosità sismica, ovvero della possibilità che in un determinato territorio possa in futuro verificarsi un terremoto. Ecco, la pericolosità sismica insieme all’esposizione (vale a dire la tipologia e il numero di edifici situati in una determinata area) e alla vulnerabilità (come reagirebbe un edificio a un sisma dal punto di vista strutturale) ci danno una stima del rischio sismico.

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Faccio un esempio per spiegarmi meglio. Un’area desertica ad alta pericolosità sismica è tuttavia caratterizzata da un rischio sismico quasi nullo: questo perché, essendo deserta e disabitata, l’esposizione e la vulnerabilità sono per l’uomo pressoché nulle. Viceversa, in una grande città situata in una zona a bassa o media pericolosità sismica il rischio sismico può essere molto più alto proprio perché verosimilmente la zona sarà densa di edifici e di attività umane. 

Ecco, queste considerazioni sono ciò che noi studiamo per realizzare quei “mattoni” che dovrebbero essere alla base dei piani regolatori antisismici delle città, ovvero le mappe di pericolosità sismica. Sono dei prodotti piuttosto complessi che mostrano, ad esempio, come in una determinata area l’accelerazione del suolo abbia una probabilità del 10% di essere superata entro i prossimi 50 anni. Queste mappe sono particolarmente importanti anche perché sono ciò per cui il CPS è nato nel lontano 2013, quando l’INGV in accordo con il Dipartimento della Protezione Civile ha deciso di creare questo centro di competenza per rispondere alla necessità di aggiornare la mappa di pericolosità sismica del nostro Paese. 

Da quanto tempo sei Responsabile del CPS?

Da due anni e mezzo. Il CPS è stato uno dei primi centri di competenza dell’INGV (è nato nell’ormai lontano 2013) ma la cosa curiosa è che, ad oggi, né noi né i nostri “fratelli” del CPV, il Centro di Pericolosità Vulcanica, abbiamo un vero e proprio statuto. Il 2023 sarà quindi per noi un anno importante perché finalmente, in accordo con il CDA dell’Ente, riusciremo a dotarci di un nostro Statuto che sarà utile anche alla programmazione delle attività future: per noi è una grande novità e un grande traguardo, un tassello fondamentale che chi mi ha preceduto alla guida del CPS – i colleghi Warner Marzocchi e Carlo Meletti, che approfitto per ringraziare – chiedeva da tempo.

Nei tuoi anni alla guida del Centro, qual è stato l’episodio professionale più importante che ti piacerebbe raccontare?

Più che di episodi vorrei parlare di due aspetti che per me sono stati e continuano ad essere importanti. Il primo riguarda il fatto che, come dicevo, la particolarità del CPS sta nel non prevedere un’afferenza ‘dichiarata’ da parte dei nostri colleghi ma un’adesione su base volontaria richiesta a seconda delle necessità del momento. Ecco, la cosa che mi rende sempre felice in qualità di responsabile del Centro è notare come ogni volta che chiedo gentilmente ai colleghi di presentarsi a una riunione perché abbiamo dei problemi di pericolosità sismica da affrontare e discutere loro sono sempre presenti e disponibili. Tutto ciò non solo mi scalda il cuore, ma è davvero fondamentale perché senza di loro il CPS non potrebbe esistere.

Inoltre, come dicevo poco fa, l’anno che abbiamo davanti rappresenterà per noi un grande cambiamento perché ci doteremo finalmente di un nostro statuto e il CPS passerà, per così dire, dall'adolescenza all'età adulta: un momento storico in cui sarà molto interessante e stimolante essere responsabile del Centro.

management1Sono in programma dei progetti futuri per il CPS di cui vuoi parlarci?

Certo, e inizio col dire che il mio obiettivo è di continuare ad ampliare sempre più il nostro coordinamento. Nove anni fa il CPS è nato per rispondere a dei requisiti specifici su alcuni aspetti della pericolosità sismica; oggi vogliamo spingerci verso una visione più generale, non legata per forza a un progetto specifico, allo scopo di includere il maggior numero di Sezioni dell’Istituto possibile. Ad esempio, stiamo lavorando per coinvolgere nelle nostre attività Catania, dove i colleghi si occupano di pericolosità sismica applicata ai vulcani, oppure Napoli, dove sarebbe importantissimo sviluppare le nostre tematiche. Continueremo la nostra collaborazione con Milano, ovviamente, che è una Sezione da sempre dedicata allo studio del rischio sismico, con Pisa, che storicamente è uno dei centri di riferimento per lo studio della pericolosità probabilistica, e con Roma1 – la mia Sezione – dove ci sono tanti colleghi che lavorano su diversi aspetti della pericolosità sismica.

L’obiettivo futuro è definire un'organizzazione che riesca a mettere in contatto tutti questi colleghi, senza dimenticare che nel frattempo i dati scientifici in nostro possesso continueranno ad accumularsi e la scienza a progredire, quindi lavoreremo parallelamente anche per tentare di proporre modelli di pericolosità sismica sempre più funzionali alle esigenze dei decisori politici e per provare a realizzare quello che è il sogno di qualsiasi sismologo, ovvero provare a stimare la sismicità e gli effetti che possiamo aspettarci in futuro. Non posso dire se ci riusciremo, ma sicuramente continueremo a lavorare con tutto il nostro impegno in questa direzione.

Link alla pagina del CPS sul sito web dell’INGV