L’iniziativa dell’ONU per favorire un accesso completo e paritario alla scienza
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) celebra oggi, 11 febbraio, la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza che per il 2019 ha come tema “Investire nelle donne e nelle ragazze nella scienza per una crescita ecologica inclusiva”.
Istituita nel 2015 con una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU), la giornata ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica agli stereotipi e ai pregiudizi di genere che possono ostacolare le carriere femminili nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics).
E’ di tutta evidenza che molte più ragazze frequentano la scuola rispetto al passato. Tuttavia, esse poi sono sensibilmente sottorappresentate dall’adolescenza in poi nelle materie STEM. Pertanto, uno degli obiettivi di UN Women (l'organizzazione delle Nazioni Unite dedicata all'uguaglianza di genere e all'empowerment delle donne) è proprio quello di sfatare il mito che alle ragazze non piacciono le scienze, con gli altri connessi stereotipi di genere, insieme all'investimento nella formazione degli insegnanti, alla tecnologia e all'innovazione sensibile al genere.
Inoltre, non può non evidenziarsi che secondo recenti studi del World Economic Forum il 65% dei bambini che entrano oggi nella scuola primaria avrà lavori che ancora non esistono. E’ supefluo sottolineare che i posti di lavoro del futuro saranno guidati dalla tecnologia e dall'innovazione e, se la divisione di genere in Scienze Tecnologiche e Matematiche (STEM) non sarà superata a breve, il divario di genere nel complesso si allargherà.
Secondo i dati dell’Unesco Institute for Statistics (UNESCO - UIS), oggi in tutto il mondo solo il 28% dei ricercatori sono donne e sono solo 20 i premi Nobel loro assegnati, a fronte dei 585 andati ai colleghi uomini. Per quanto riguarda i livelli apicali della carriera, le percentuali sprofondano drasticamente, al punto che per questo fenomeno esiste persino una metafora, quella del soffitto di cristallo. Sono quindi i numeri a rendere sempre attuale il dibattito sulla presenza femminile nella scienza e nella società considerando, oltretutto, che – a titolo di esempio - le donne guadagnano solo un nuovo lavoro STEM ogni 20 persi, in netto contrasto con gli uomini, che guadagnano un nuovo lavoro STEM ogni quattro persi .
Politiche di reclutamento mirate, formazione continua, oltre alla disponibilità di efficaci strumenti di welfare, portano certamente al miglioramento delle competenze per le donne ed incentivare lo sviluppo della loro carriera.
L’INGV partecipa alla Giornata 2019 dando la parola a cinque donne che, ciascuna con la sua professionalità, rappresentano a pieno lo spirito e la mission dell’Istituto: Maria Siclari, Direttore Generale; Rita Di Giovanbattista, Direttore del Dipartimento Terremoti; Francesca Bianco, Direttore della Sezione di Napoli “Osservatorio Vesuviano”; Francesca Quareni, Direttore della Sezione di Bologna; Ingrid Hunstad, ricercatrice e Presidente del Comitato Unico di Garanzia.
“Penso che il problema della progressione di carriera oggi non esista più nei termini netti e assoluti con cui emergeva fino a qualche anno fa”, afferma il Direttore Generale, Maria Siclari. “Certo, la società è ancora indirizzata su elementi maschili, le donne alla guida di istituzioni scientifiche nel nostro Paese sono ancora poche e a volte dobbiamo impegnarci di più dei colleghi maschi ma, a mio avviso, la chiave è la determinazione: con determinazione e costanza si può arrivare ovunque. Le donne oggi sono bravissime, sono in grado di assicurare la coesistenza delle esigenze familiari con il mondo professionale. Abbiamo una grande capacità, che è l’organizzazione: questa molto spesso ci consente di affrontare tutto senza troppe difficoltà. Personalmente sono stata molto fortunata”, prosegue il Direttore, “nei miei percorsi di vita ho sempre avuto accanto persone che mi hanno consentito di non dover mai trovare innanzi ad una scelta o, se necessario, ad una rinuncia. Da parte mia, però, sono sempre stata molto determinata: quando ho deciso di intraprendere un percorso, soprattutto se impegnativo, ho sempre puntato su organizzazione e determinazione, oltre che su preparazione e competenza, e in questo modo la mia vita privata non ne ha mai risentito”.
Il Direttore del Dipartimento Terremoti, Rita Di Giovanbattista, non può fare a meno di notare che le aule universitarie dell’area STEM vedono una preponderante presenza di alunni maschi, auspicando che una strategia per combattere lo stereotipo di genere verso la ricerca scientifica debba essere adottata prima tra i giovani, durante la formazione nella scuola secondaria superiore. “La disproporzione di genere è ancora più evidente quando si partecipa ai convegni scientifici o a tavoli tecnici operativi” - evidenzia – “ma una volta raggiunta la professionalità, tra gli addetti ai lavori non ho mai percepito alcuna discriminazione di genere”. Tuttavia, “una società attenta alla parità di genere e con efficienti servizi sociali sicuramente aiuta a superare queste difficoltà. Il lavoro della ricerca è entusiasmante e le donne, in quanto tali, non devono trovare ostacoli nella sua scelta”.
Per il Direttore della Sezione di Napoli, Francesca Bianco, una delle lezioni più importanti è stata scoprire che una grande volontà è spesso un motore inarrestabile. “Il consiglio che darei alle donne che vogliono dedicarsi alla ricerca è quello seguire le proprie passioni, non avere paura delle difficoltà e coltivare sempre i propri sogni. Mi sento, però, di evidenziare un unico ostacolo, l’unconsciuos bias, ovvero quel pregiudizio, direi ancestrale, quella discriminazione di genere anche involontaria per cui, su un dato argomento, l’opinione di un uomo è percepita più autorevole rispetto a quella di una donna. Purtroppo anche un ambiente evoluto come il mondo della ricerca non ne è ancora immune”.
Dello stesso parere è il Direttore della Sezione di Bologna, Francesca Quareni: “Le donne che riescono a percorrere una strada in salita, con curve, tornanti e buche profonde, che spesso devono conciliare lavoro e famiglia, che non vogliono rinunciare anche ad altri interessi, acquisiscono nel percorso abilità straordinarie e un bagaglio di esperienze che arricchiscono e che si rivelano, per quanto posso constatare, vincenti anche nel lavoro. La lezione più preziosa? L’esempio di mia madre, ricercatrice nel campo della fisica delle particelle, che si divideva tra noi bambine e il CERN, rendendoci partecipe della sua vita e del suo lavoro, portandoci a Ginevra o in giro per il mondo ai convegni, permettendoci così di raggiungere presto l’autosufficienza e l’indipendenza ed istillandoci sempre l’idea che con la tenacia e una buona organizzazione ce la si può fare”.
E, a proposito del grande tema del sacrificio della vita personale, la ricercatrice Ingrid Hunstad racconta: ”Ho scelto di non sacrificare la mia vita personale, ho due figli e finché sono stati piccoli ho lavorato part-time all’85%, per non sentirmi affogata dalle ore da recuperare. Venti anni fa non esistevano le forme odierne di lavoro flessibile come il telelavoro e lo smart working. Lo stesso part-time, nonostante determinasse una riduzione del trattamento economico, veniva visto con una certa diffidenza perché appariva quasi disdicevole affermare che era un piacere aver cura della crescita dei bambini. Tra l’altro, nei fatti non lavoravo meno, perché il nostro lavoro si può svolgere anche a casa, in palestra o in piscina mentre i figli fanno la lezione di nuoto. Anzi, che fosse hockey o karate, durante quelle ore di attesa nei palazzetti dello sport ho letto e corretto più articoli scientifici che seduta alla scrivania in ufficio. Con il senno di poi sono felicissima di averlo fatto. In quel periodo le uniche vere rinunce hanno riguardato lo svolgimento del lavoro nelle campagne scientifiche perché richiedeva lunghi allontanamenti da casa. Questo ha avuto per me un costo perché i colleghi in quel periodo erano tutti uomini e mi sono ritrovata ad esser messa da parte. Ma bisogna pensare che nulla è per sempre, mentre è sempre possibile cambiare strada e trovarne una più bella e più entusiasmante”.
Determinazione, organizzazione, competenza, passione e tenacia sono quindi gli elementi delle donne INGV.
“Il mio augurio”, conclude il Direttore Generale Maria Siclari, “è mantenere gli spazi conquistati nella società e nella ricerca ed offrire ad altre donne la possibilità di realizzare le proprie mete scientifiche con sempre meno difficoltà, creando una rete di strumenti che abbattano o minimizzino i divari di genere”.
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Olga Vakula dell'IAEA e testimonial della giornata