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L’isola d’Ischia, la più grande delle Isole Partenopee che chiude a ovest il Golfo di Napoli, ha una sismicità storica ben conosciuta.
Il
Terremoti dell’Isola d’Ischia nel catalogo CPTI15 (Rovida et al., 2016)
La maggior parte di questi eventi era già nota al grande repertorio descrittivo di terremoti italiani compilato da Mario Baratta alla fine dell’Ottocento e pubblicato nel 1901. Gli studi svolti nell'ultimo ventennio hanno documentato con un buon livello di approfondimento gli effetti di tutti i terremoti noti che hanno interessato l’isola.
Anno |
Me |
Gi |
Or |
Mi |
Area epicentrale |
Ref |
Lat |
Lon |
Imax |
Mw |
ErMw |
1275 |
11 |
02 |
|
|
Isola d’Ischia |
CFTI4med |
40,743 |
13,942 |
8-9 |
4,01 |
0,5 |
1557 |
Isola d’Ischia |
MOLAL008 |
40,721 |
13,953 |
D |
3,5 |
0,5 |
||||
1762 |
07 |
23 |
Isola d’Ischia |
AMGNDT995 |
40,746 |
13,909 |
6-7 |
3,5 |
0,5 |
||
1767 |
Isola d’Ischia |
AMGNDT995 |
40,735 |
13,919 |
D |
3,5 |
0,5 |
||||
1796 |
03 |
18 |
16 |
30 |
Isola d’Ischia |
CFTI4med |
40,746 |
13,909 |
8 |
3,88 |
0,5 |
1828 |
02 |
02 |
09 |
15 |
Isola d’Ischia |
CFTI4med |
40,745 |
13,899 |
9 |
4,01 |
0,5 |
1841 |
03 |
06 |
12 |
Isola d’Ischia |
MOLAL008 |
40,749 |
13,899 |
6 |
3,25 |
0,5 |
|
1863 |
01 |
30 |
11 |
30 |
Isola d’Ischia |
MOLAL008 |
40,746 |
13,909 |
5 |
2,87 |
0,5 |
1867 |
88 |
15 |
23 |
30 |
Isola d’Ischia |
MOLAL008 |
40,746 |
13,909 |
5-6 |
2,99 |
0,5 |
1881 |
03 |
04 |
12 |
15 |
Isola d’Ischia |
CFTI4med |
40,747 |
13,895 |
9 |
4,14 |
0,5 |
1883 |
07 |
28 |
20 |
25 |
Isola d’Ischia |
CFTI4med |
40,744 |
13,885 |
10 |
4,26 |
0,5 |
1980 |
04 |
23 |
11 |
11 |
Isola d’Ischia |
MOLAL008 |
40,718 |
13,89 |
5 |
4,37 |
0,2 |
I terremoti principali sono datati rispettivamente 1275, 1796, 1828, 1881 e 1883.
Caratteristica di questi terremoti è che a stime di magnitudo piuttosto modeste (valori calcolati con procedure specifiche per terremoti di area vulcanica e con valori di incertezza molto forti) corrispondono effetti di intensità macrosismica molto elevata e distruttiva (X MCS nel 1883 a Casamicciola), che però in genere interessano un’area estremamente limitata, mentre l’area di risentimento è in genere poco estesa.
Questi scenari particolarmente drammatici – riscontrabili nella storia sismica di Casamicciola – sono indubbiamente frutto di un concorso di fattori complesso e da analizzare però caso per caso.
Storia sismica osservata di Casamicciola (Locati et al., 2016)
Tra le concause che in passato hanno determinato la elevata consistenza degli effetti ci sono gli ipocentri molto superficiali, la geologia dell’isola, la vulnerabilità del patrimonio edilizio e elevata densità abitativa.
L’isola è compresa nella regione vulcanica flegrea e ha avuto numerose eruzioni in tempi protostorici e storici, ma l’ultimo di questi fenomeni (eruzione di Arso) risale al 1301; i terremoti che costituiscono la storia sismica di Ischia non sono comunque accompagnati da attività eruttiva.
La fragilità del suolo è invece evidente, come attesta la frequenza delle frane: la più antica ben documentata storicamente risale alla seconda metà del Duecento, la più recente è avvenuta il 10 novembre 2009 quando un costone del monte Epomeo si è staccato a causa di abbondanti piogge causando una frana che ha raggiunto il porto di Casamicciola, causando una vittima e numerosi feriti.
L’antropizzazione è antichissima, con tracce preistoriche dal 1400 a.C. e una colonizzazione greca dall’VIII secolo a.C. La presenza di minerali, la fertilità del suolo vulcanico e la presenza di sorgenti termali hanno favorito la presenza umana in tutto il periodo storico. Il terremoto del 28 luglio 1883 causò più di 2000 vittime perché capitò nel pieno della stagione turistica, quando gli alberghi erano affollatissimi (la stampa dell’epoca lo ribattezzò, non a caso, “il terremoto dei ricchi”). Ma non bisogna dimenticare che solo poco più di due anni prima un altro forte terremoto, il 4 marzo 1881, aveva prodotto danni altrettanto gravi, e il patrimonio edilizio dell’isola era evidentemente in pessime condizioni.
Un cenno particolare merita il caso del terremoto più recente, quello del 23 aprile 1980, che nel Catalogo CPTI15 presenta un valore di magnitudo relativamente elevato per quest’area (Mw 4.37); questo valore deriva da un dato strumentale (Mw 4.6,