Dal 29 settembre del 1999 l’INGV è formalmente costituito come Ente Pubblico di Ricerca. In questo grande Ente, frutto del sodalizio scientifico tra cinque pre-esistenti Istituti distribuiti da Nord a Sud della nostra penisola, le attività di ricerca, studio e monitoraggio si articolano da sempre attorno a tre grandi macro-divisioni tematiche: i Dipartimenti Ambiente, Terremoti e Vulcani.
Gli oltre 1.000 uomini e donne dell’INGV si distribuiscono su tutto il territorio nazionale, organizzati in 10 Sezioni scientifiche e amministrative a cui si aggiungono altre 18 Sedi geografiche nelle varie Regioni d’Italia.
Per conoscere meglio le numerose realtà che compongono il nostro Istituto, abbiamo iniziato un viaggio che come prima tappa ci ha portati a Pisa: qui abbiamo intervistato Carlo Meletti, Direttore della Sezione toscana dell’INGV dal 2019, che ci ha raccontato – tra aneddoti e bei ricordi – come il lavoro con i suoi colleghi sia sempre stato un po’ un “affare di famiglia”.
Carlo, da quanto tempo sei Direttore della Sezione di Pisa dell’INGV e cosa significa per te ricoprire questo incarico?
Sono Direttore della Sezione di Pisa dal 1° settembre 2019, circa un anno e mezzo. Dal punto di vista personale ricoprire questo incarico rappresenta per me un riconoscimento importante: mi sono candidato per questo ruolo con l’obiettivo di mettere a disposizione dell’Istituto, e in particolar modo dei colleghi pisani, la mia esperienza di oltre 30 anni nel mondo della ricerca scientifica.
Quali sono le principali attività di cui si occupa la Sezione?
La Sezione “ospita” tutti e tre i Dipartimenti dell’INGV: Ambiente, Terremoti e Vulcani. Questi ultimi due sono quelli che, qui, risultano un po’ più “sviluppati”. Volendo riassumere in poche parole le attività che svolgiamo potremmo dire che nella nostra Sezione conduciamo delle ricerche finalizzate allo studio della pericolosità sismica e vulcanica: non solo sviluppo dei modelli di pericolosità, ma anche produzione dei dati propedeutici all’elaborazione dei modelli stessi. Abbiamo anche diversi Laboratori in cui colleghi petrologi e vulcanologi effettuano delle analisi molto complesse e dettagliate su campioni di roccia. A Pisa svolgiamo anche delle attività più “di nicchia”, ma non per questo meno importanti, come quelle dei colleghi del Dipartimento Ambiente che si occupano del paleoclima, ovvero dello studio e della ricostruzione del clima del passato e dei cambiamenti climatici.
Quanti colleghi fanno parte della tua Sezione?
In tutto ad oggi siamo 52 colleghi: una decina di borsisti e dottorandi, il resto “strutturati”.
Qual è stato, in questo periodo da Direttore, l’episodio professionale più importante che ti piacerebbe raccontare?
Sicuramente il trasloco dell’intera Sezione da una vecchia piccola sede a quella nuova in cui siamo oggi. È stato un evento che ha coinciso cronologicamente con la mia nomina a Direttore, quindi risale a circa un anno e mezzo fa. Dopodiché c’è stata la pandemia che ci ha portato un anno estremamente particolare, come tutti sappiamo bene. Sono cambiate molte cose, tra cui anche la gestione stessa del lavoro in presenza. Però devo dire che ricordo quel trasferimento come un grande impegno per tutti i colleghi della Sezione: ci siamo dovuti organizzare per spostare tutte le apparecchiature, il centro di calcolo, il microscopio elettronico… Insomma, è stata una transizione piuttosto complessa che ci ha condotti in questa nuova sede molto funzionale in cui, ad esempio, abbiamo avuto la possibilità di organizzare meglio tutti i nostri Laboratori, che oggi possono sfruttare degli spazi finalmente adatti alle attività che si svolgono al loro interno.
Per questo trasferimento nella nostra nuova sede ci tengo a ringraziare ancora una volta il Presidente, Carlo Doglioni, e l’allora Direttore Generale, Maria Siclari, che si sono spesi davvero molto affinché tutto andasse a buon fine. Va ricordato che la sede di Pisa era nata nel 2002 intorno a un piccolissimo gruppetto di colleghi, circa 10 persone: nel tempo è cresciuta molto, quindi i vecchi spazi non erano più sufficienti.
È legato proprio al trasloco di cui vi dicevo. Per dare un’idea di come davvero tutti, nessuno escluso, ci siamo adoperati per spostarci da una sede all’altra, posso raccontarvi che ci eravamo inventati una sorta di Newsletter del trasloco, che avevamo chiamato “Trasloco News”: la inviavo tutte le sere per aggiornare i colleghi su quali stanze, il giorno successivo, sarebbero state trasferite, cosicché loro potessero organizzarsi con gli scatoloni e traslocare definitivamente. Era diventato un vero e proprio rito, ogni sera aspettavano tutti l’aggiornamento: devo dire che è stato un periodo faticoso per tutta la Sezione ma che ricordo davvero con il sorriso.
Beh trasmette la sensazione che siate un po’ una grande famiglia…
Sì, è assolutamente così. Noi del gruppo originario su cui è nata la Sezione eravamo più o meno tutti compagni di università: ci si conosce da molti anni. Anche con l’arrivo dei nuovi colleghi è rimasta questa atmosfera di ambiente tranquillo e familiare. Abbiamo una tradizione molto bella da almeno 15 anni: ogni anno, prima delle feste di Natale, facciamo un grande pranzo in cui tutti preparano qualcosa e ci si saluta prima delle vacanze. Quest’anno purtroppo non è stato possibile farlo, ma abbiamo organizzato ugualmente un brindisi virtuale.
A questo proposito, in che modo i cambiamenti nella quotidianità dovuti alla pandemia da Covid-19 in corso hanno modificato le attività della tua Sezione?
Beh, eravamo abituati a incontrarci più o meno tutti i giorni e questo naturalmente ci è venuto a mancare. Per quanto i mezzi informatici ci abbiano consentito di restare in contatto, devo dire che l’assenza del rapporto quotidiano è stata forse la mancanza maggiore. Incontrare i colleghi, al di là dell’importanza che ha dal punto di vista umano, è fondamentale anche per lo scambio di informazioni, per raccontarsi i progressi di quello che si sta facendo, per chiedere consigli: è sempre un’occasione di crescita insomma, e questa è la cosa che ci è mancata più di tutte in questo periodo.
Dal punto di vista della qualità del lavoro però devo dire che non ci sono stati grossi problemi e anzi, ad esempio, molti colleghi hanno approfittato dell’eccezionalità del momento per pubblicare dei lavori che avevano da tempo nel cassetto. Certo, va anche detto che da diversi mesi ha iniziato a farsi risentire l’esigenza di tornare in campagna, sul campo, per raccogliere nuovi dati e quindi, con tutte le accortezze e le cautele del caso, qualcosa ha ricominciato a muoversi anche da questo punto di vista.
Ci sono dei progetti futuri riguardanti la Sezione che ti piacerebbe anticiparci?
Sì, ci sono alcune importanti attività guidate dalla Sezione di Pisa che stanno per partire. Tra queste un grande progetto europeo, IMPROVE, che doveva iniziare nel 2020 ma che ha avuto una proroga proprio a causa della pandemia. Sarà guidato dal collega Paolo Papale ed è particolarmente importante perché consentirà di creare una sorta di rete di formazione d’eccellenza facente parte del programma europeo Marie Sklodowska-Curie Actions, e il cui scopo è formare la nuova generazione di vulcanologi con visione e conoscenze interdisciplinari, in un ambito di ricerca innovativa e intersettoriale ispirato ai principi dell’Open Science. E’ quindi un’importante collaborazione tra Enti europei che permetterà lo scambio di risorse e personale con l’obiettivo di rafforzare la comunità vulcanologica internazionale.
Nell’ambito di Pianeta Dinamico poi, proprio qualche settimana fa è stato approvato un progetto legato al cosiddetto machine learning, ovvero l’adozione di sistemi basati sull’intelligenza artificiale per l’analisi della enorme quantità di dati sismici registrati dalla nostra rete; sarà coordinato dal collega Carlo Giunchi. Lo scopo del progetto è quello di estrarre sempre maggiori informazioni che ci consentano di comprendere meglio la sismicità del Paese e le caratteristiche delle strutture attive.
Queste sono solo alcune delle molte attività che fortunatamente stanno per partire a Pisa: l’auspicio è che nei prossimi mesi possano portarci dei risultati importanti.