Una classe di liceali, un vulcano già conquistato e altri due ancora da scoprire. Questo è “Mediterraneo dinamico”, il Progetto di Alternanza Scuola Lavoro attivato dal Liceo Scientifico Statale “Lazzaro Spallanzani” di Tivoli in collaborazione con l’INGV e la Sezione di Geologia del Dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre.
Un’esperienza dinamica e innovativa che coinvolge un Liceo con una consolidata vocazione per le Geoscienze: la scuola, infatti, ospita dal 2010 una stazione sismica e dal 2014 il Laboratorio di Scienze della Terra “Renato Funiciello”, intitolato al grande geologo nonché Direttore del Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università Roma Tre scomparso nel 2009. Il progetto unisce le escursioni sul campo, alla scoperta dei più importanti vulcani del continente, al percorso didattico sulle geoscienze svolto in aula dai ragazzi con il professor Luigi De Filippis durante l’intero anno scolastico. Prima tappa di questo avventuroso viaggio è stato Stromboli, il vulcano delle Isole Eolie dove i ragazzi si sono recati in compagnia di un accompagnatore d’eccezione, il vulcanologo dell’INGV Tullio Ricci che ci ha raccontato questa esperienza.
Come nasce l’idea di “Mediterraneo dinamico”?
“Mediterraneo dinamico” è un progetto di Alternanza Scuola Lavoro che nasce all’interno di un più ampio progetto di “Potenziamento e orientamento delle Scienze della Terra a curvatura geologico-ambientale” presentato al MIUR nell’anno scolastico 2018-2019 dal Dirigente Scolastico del Liceo Spallanzani, Lucia Cagiola. Entrambi i progetti nascono dalle idee e dalle esperienze del prof. De Filippis, geologo, che dopo aver conseguito il dottorato di ricerca a Roma Tre è tornato a insegnare Scienze Naturali allo Spallanzani. Le attività nel campo delle geoscienze del Liceo sono il risultato di una collaborazione pluriennale con la Sezione di Geologia del Dipartimento di Scienze dell'Università Roma Tre e delle varie Lectiones Magistrales “Renato Funiciello” organizzate nel corso degli anni, cui è intervenuto per ben due volte anche il Presidente dell’INGV Carlo Doglioni. Dal prossimo anno scolastico, inoltre, le Lectiones avranno un ospite speciale, un ricercatore europeo che ogni anno sarà selezionato e sponsorizzato direttamente dall'EGU (European Geoscience Union).
Quale è stato il ruolo dell’INGV nel progetto?
L’INGV è stato sostanzialmente il partner scientifico. In particolare, io - tutor “esterno” - e il prof. De Filippis abbiamo valutato quali potessero essere i temi più interessanti per la classe, aiutando a definire un programma che gli studenti hanno svolto in aula durante l’intero anno scolastico e che si è concluso con l’escursione a Stromboli dal 12 al 16 aprile.
Quali sono gli obiettivi fondamentali alla base di “Mediterraneo dinamico”?
Sicuramente appassionare gli studenti allo studio della geologia e aiutarli a comprendere l’importanza che questa disciplina ha, ad esempio, nelle scelte di pianificazione territoriale e di gestione e utilizzo delle risorse naturali. Ma, anche, favorire lo sviluppo di una solida base culturale scientifica per i ragazzi che volessero intraprendere, in futuro, una carriera in questo ambito e incoraggiarli a interiorizzare un efficace metodo di studio e apprendimento, basato non soltanto sullo studio teorico ma anche e soprattutto sullo sviluppo di una curiosità pratica stimolata dalle attività in laboratorio e sul campo.
Avevi già partecipato, in passato, ad altre iniziative di questo genere che coinvolgessero i ragazzi delle scuole?
Avevo già fatto delle attività nelle scuole, principalmente degli interventi formativi, dei seminari e delle brevi visite guidate. Tra questi, ricordo con piacere una Lectio Magistralis intitolata “I vulcani: pericolosità, rischio e aspetti sociali” tenuta proprio al Liceo Spallanzani, organizzata nell’ambito delle giornate dedicate al prof. Renato Funiciello, punto di riferimento nel corso del mio dottorato svolto all’Università Roma Tre con il prof. Franco Barberi.
Però un’esperienza così impegnativa come un “campo scuola” di questo tipo a Stromboli è stata davvero la prima volta.
Come ti sei preparato per questa “missione”?
Dietro quei 4 giorni di escursione c’è stato un grandissimo lavoro di ricerca per individuare quali obiettivi potessero essere realmente perseguibili e quali escludere, considerando la meta e considerando - chiaramente - anche l’attività vulcanica continua che caratterizza Stromboli: abbiamo selezionato i percorsi che garantissero ai ragazzi la maggiore sicurezza possibile, abbiamo verificato costantemente che non vi fossero, nell’attività del vulcano, delle variazioni tali da poter destare preoccupazione ed è stata scelta una guida ad hoc, Giuseppe De Rosa, geologo, ex ricercatore ed oggi guida vulcanologica, una persona che conosce molto bene l’isola e, soprattutto, il vulcano.
Come si è svolta la visita a Stromboli?
La visita è stata caratterizzata, purtroppo, dal maltempo. Siamo partiti da Roma venerdì 12 aprile e siamo arrivati a Stromboli all’alba di sabato 13: saremmo dovuti salire sul vulcano nel pomeriggio ma, una volta incontrato Giuseppe De Rosa, abbiamo concordato che fosse meglio rimandare in attesa di condizioni meteo più favorevoli. La nostra guida ne ha, quindi, approfittato per spiegare ai ragazzi cosa avremmo fatto l’indomani, quali sarebbero stati i tempi e cosa avremmo visto. Abbiamo sfruttato il pomeriggio anche per effettuare un piccolo test sulla forma fisica dei ragazzi: li ho guidati lungo il sentiero naturalistico di San Vincenzo che si inerpica fino a 300 metri di quota, arrivando dopo due ore fin sulla Sciara del Fuoco, ovvero quella depressione morfologica che ospita i crateri attivi e caratterizza il vulcano Stromboli, e nella quale si riversano le colate laviche. Neanche lì, tra nuvole basse, vento fortissimo e un po’ di pioggia, siamo riusciti ad ammirare l’attività vulcanica vera e propria. Il secondo giorno, a causa del perdurare delle condizioni meteo avverse, abbiamo iniziato la giornata al Centro Informativo Vulcanologico dell’INGV di Stromboli, dove ho mostrato ai ragazzi dei filmati delle ultime eruzioni e dove hanno potuto visitare la zona espositiva ripercorrendo, con dei pannelli, la storia geologica, la pericolosità e l’attività vulcanica dell’isola; dopodiché siamo andati a fare una “passeggiata” fino alla spiaggia di Forgia Vecchia. Il terzo giorno, finalmente, siamo riusciti a salire sul vulcano.
Di che tipo di percorsi si è trattato?
Il sentiero naturalistico che abbiamo percorso il primo giorno è un affascinante e continuo saliscendi che si presta, in fase di rientro, a una piccola sosta in una tipica pizzeria di Punta Labronzo, da cui generalmente si può apprezzare l’attività vulcanica: noi, come dicevo prima, siamo stati un po’ sfortunati per via del maltempo che riduceva di molto la visibilità. Invece, l’itinerario di salita che arriva in cima al vulcano segue un tracciato che parte da una quota di 80 metri sul livello del mare e, in poco più di 3 ore, conduce fino a 920 metri di quota. In entrambi i casi, comunque, ogni 20-30 minuti abbiamo fatto delle brevi soste per spiegare ai ragazzi cosa stavano vedendo in quel momento, cosa stavano calpestando e cosa dovevano aspettarsi, ma anche per rispettare le esigenze naturali del fisico legate all’ascensione di una montagna di 900 metri.
Hai avuto qualche feedback da parte dei ragazzi?
Vi racconto un episodio. Il secondo giorno sull’isola, dopo essere stati al Centro Informativo INGV, li ho portati sulla spiaggia di Forgia Vecchia: vi si arriva senza un sentiero vero e proprio, con dei tratti in cui bisogna avventurarsi in mezzo agli scogli. Una volta arrivati, ci si trova davanti a un paesaggio molto particolare, quasi lunare. Beh, ho sentito qualcuno dire al compagno: “Questa è la cosa più bella che io abbia mai fatto in vita mia”. Direi che è un gran bel feedback, considerando che mancava ancora la salita ai crateri, che mi ha anche fatto riflettere: era la prima volta che andavo a Stromboli con dei ragazzi così giovani, quando vado per lavoro solitamente sono solo o accompagnato da altri ricercatori. Sono salito oltre 400 volte, ma questa esperienza con loro mi ha fatto riassaporare quell’estasi, quella sensazione di paura reverenziale del vulcano che chiaramente quando lo incontri per la prima volta è davvero travolgente.
Quali saranno i prossimi step di “Mediterraneo dinamico”?
Il prossimo step sarà la visita a un laboratorio scientifico della Sede di Roma dell’INGV, che i ragazzi faranno proprio all’inizio del prossimo anno scolastico: questa visita chiuderà il cerchio della “prima fase” di “Mediterraneo dinamico”. Dopodiché il progetto, che ha durata triennale, prevede la visita ad altri due vulcani e ad altri due laboratori scientifici dell’Istituto. Per quanto riguarda i vulcani, al momento sappiamo già che il prossimo anno visiteremo il Vesuvio e i Campi Flegrei, mentre l’ultimissima destinazione è ancora da definire ma la rosa di opzioni è decisamente notevole: dovremo scegliere tra Etna, Lanzarote, Tenerife e l’Islanda.
Ti piacerebbe dedicarti ad altri progetti di questo genere in futuro?
Il gruppo coeso e interessato che ho portato a Stromboli quest’anno mi fa pensare che lo rifarei molto volentieri. Aggiungo anche, però, che con i vulcani è un po’ “ti piace vincere facile”: sfido chiunque a restare indifferente davanti a un vulcano attivo che “esplode” davanti ai tuoi occhi ogni cinque minuti!
Quando lavori con i ragazzi, cosa ti piacerebbe che restasse loro del vulcanologo Tullio?
Che bella domanda! L’entusiasmo, sicuramente, e il piacere che ho di trasmettere la mia conoscenza a delle persone che si trovano per la prima volta a camminare su un vulcano, insegnare loro ad affrontarlo con il dovuto rispetto e con la consapevolezza di essere in un luogo speciale.