Tra i vari laboratori della Sezione di Pisa dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) è presente quello di petrologia e vulcanologia, recentemente rinnovato, situato nella nuova sede della Sesta Porta. Abbiamo chiesto al responsabile Alessio Di Roberto di raccontarci nel dettaglio le attività che si svolgono al suo interno.
Quali studi vengono condotti nel laboratorio?
Come dice il nome stesso, nel nostro laboratorio i principali studi condotti riguardano la vulcanologia fisica e la petrologia. Per quanto riguarda la vulcanologia fisica, con diversi metodi di indagine cerchiamo di ricostruire i processi fisici che avvengono prima e durante un’eruzione ma anche le modalità con cui i depositi vulcanici si mettono in posto. Le indagini petrologiche, invece, ci permettono di decifrare alcuni problemi fisici e chimici inerenti alla genesi dei magmi, alla loro risalita nella crosta terrestre nonché all’interazione che i magmi stessi possono avere con le rocce che attraversano.
Che tipo di indagini effettuate nel laboratorio?
Nel laboratorio si svolgono indagini sedimentologiche su rocce piroclastiche (ad esempio analisi granulometriche e dei componenti), analisi mineralogiche (come lo studio della natura, dell’abbondanza e della composizione dei minerali contenuti nelle rocce vulcaniche) e analisi geochimiche su rocce vulcaniche provenienti dai vulcani italiani ed esteri (ad esempio dalle Isole Canarie, Isole Azzorre, dai vulcani antartici, dalla Patagonia o dall’Islanda), nello studio dei quali i ricercatori della Sezione di Pisa sono da sempre impegnati. Per quanto riguarda le indagini petrologiche in alcuni casi vengono addirittura riprodotte le presunte condizioni nelle quali i magmi si sono generati, simulando in laboratorio la loro composizione chimica ma anche la pressione e la temperatura e osservandone poi l’evoluzione nel tempo e al variare di questi parametri.
Quale strumentazione utilizzate per i vostri studi?
Il laboratorio è dotato di numerosi strumenti necessari alla preparazione e allo studio delle rocce in ambito vulcanologico e petrologico.
Puoi farci alcuni esempi?
Si certo, un setacciatore meccanico vibrante-oscillante accoppiato a una serie di setacci metallici da 10 e 20 cm di diametro, utilizzato per la determinazione delle caratteristiche granulometriche - sia per via umida che per via secca - delle rocce piroclastiche sciolte. Questo setacciatore è corredato da due forni per l’essiccamento dei campioni. Inoltre abbiamo degli strumenti per l’impregnazione (consolidamento), inglobamento, taglio e lucidatura di campioni di rocce, un sistema per la separazione delle fasi (minerali) sulla base del contrasto di densità (separazione con liquidi pesanti), alcuni microscopi ottici e stereo-microscopi per lo studio morfologico, morfometrico e petrografico di rocce vulcaniche sciolte e in sezione sottile, e una fornace per studi petrologico-sperimentali ad alta temperatura (fino a 1400° C) e pressione atmosferica.