Nome: Simona Petrosino
Anni: 50
Qualifica: Tecnologo
Campo di attività: sismologia delle aree vulcaniche
Appassionata di letteratura inglese, ricorda la prima salita sullo Stromboli come uno dei momenti più emozionanti della sua vita. Schiva e riservata, ha le idee chiare; fin da piccola ha abbracciato le materie scientifiche e il sogno di studiare le stelle. La vita poi l’ha portata altrove e oggi è un’affermata sismologa. Ama i gatti e il blues, oggi scopriamo qualcosa di più di Simona Petrosino.
Cosa ti ha avvicinato al mondo della scienza?
La passione per l’astronomia.
Da bambina cosa sognavi di diventare “da grande”?
Ricercatore, in particolare volevo fare l’astronomo.
Come mai non hai perseguito questo sogno?
Perché nella nostra Università non era attivo il corso di Astronomia.
Che materie ti appassionavano a scuola?
Ho frequentato il liceo linguistico e inizialmente le mie materie preferite erano storia dell’arte e letteratura inglese. Mi sono appassionata a scienze successivamente (al liceo linguistico questa materia veniva introdotta solo al triennio).
Che adolescente eri?
Tranquilla, riservata, schiva, poco socievole; spesso preferivo stare da sola a coltivare i miei hobby piuttosto che in compagnia dei miei coetanei.
Che hobby avevi in quel periodo?
Leggere, anche articolo scientifici. La passione per la scienza è nata fin da bambina. Inoltre suonavo l’organo elettronico e osservavo il cielo al telescopio. In ultimo, ma non meno importante, stare con me stessa.
Dove ti sei laureata e che ricordi hai del tuo percorso universitario?
All’Università degli studi di Salerno, in Fisica. Il corso di laurea era molto impegnativo e selettivo. Seguivo le lezioni di mattina e frequentavo i laboratori nel pomeriggio, per cinque giorni alla settimana. Eravamo pochissimi iscritti e praticamente ci conoscevamo tutti. Con i colleghi ho quindi condiviso gran parte della mia vita universitaria ed ho dei bei ricordi legati a quel periodo.
Il momento più emozionante della tua carriera?
In senso lato, la laurea. Allo stesso tempo, un punto di arrivo e di partenza.
Invece il momento più emozionante nella tua vita privata?
La prima volta che sono salita sullo Stromboli per vedere le esplosioni. Uno spettacolo indimenticabile, non avevo mai visto un vulcano in attività da così vicino. Ricordo con particolare emozione anche l’eclissi totale di sole del 1999 in Turchia.
Cosa pensi che saresti diventato se non avessi fatto la ricercatrice?
Proprio non so, non riesco ad immaginarmi in altri ruoli.
Da quanto tempo sei all’INGV?
Ho iniziato nel 1997 con un contratto all’Osservatorio Vesuviano, poi ho continuato con una borsa di studio. Nel 2000 entrai di ruolo come tecnico scientifico ed infine nel 2003 vinsi il concorso da tecnologo.
Qual è la prima cosa che fai quando torni a casa?
Posare gli oggetti che ho con me (borsa, pc, ecc..).
Come hai vissuto questo periodo di lockdown?
Sicuramente c’era preoccupazione per quello che stava accadendo nel mondo. Tuttavia, da un punto di vista caratteriale non ho sofferto molto perché mi sono adattata alla situazione di confinamento. Il lavoro mi ha impegnato ancora di più e l’impossibilità degli spostamenti ha in un certo senso favorito anche la nascita di nuove collaborazioni tramite contatti in rete.
Qual è, secondo te, la scoperta scientifica che cambierebbe la storia della scienza?
Realizzare la fusione nucleare.
Una città che hai visitato che ti è rimasta nel cuore e una in cui hai sempre sognato di trasferirti?
New York mi ha letteralmente sorpreso. Prima di visitarla non pensavo potesse piacermi ed invece è stata una scoperta in positivo. Me l’aspettavo caotica invece ti offre tante possibilità la varietà. Non sogno di trasferirmi in nessuna altra città, almeno per ora.
Quali sono stati i tuoi viaggi più belli?
Non sono stati molti, ma li ho ricordo tutti con piacere. Forse il viaggio in Messico è quello che mi è rimasto più nel cuore. Comunque io dico sempre che in ogni luogo che si visita bisogna lasciare delle cose da vedere, per avere un motivo in più per ritornare!
Cosa ti sarebbe piaciuto scoprire, tra le scoperte del passato?
La radiazione cosmica di fondo.
Qual è la tua principale inquietudine?
L’incertezza del futuro.
La conversazione che non hai mai fatto e che ti sarebbe piaciuta fare…con chi?
John Keats, poeta inglese del Romanticismo.
Come ricercatrice è sempre tutto spiegabile?
No, perché la natura è estremamente complessa e spesso le leggi della fisica sono ottenute attraverso delle semplificazioni dei processi in gioco.
La tua promessa mantenuta e quella che non sei riuscita a mantenere…
Non faccio promesse perché non so se riuscirei a mantenerle.
Il tuo amore a prima vista?
I gatti. Amo la loro indipendenza.
Qual è il tuo X-Factor?
La resilienza.
Ti piace lo sport?
Si, abbastanza.
Ne hai mai praticato qualcuno?
Da piccola mi sono avvicinata a qualche sport, ma non in maniera continuativa. Ora cerco di fare attività fisica più o meno regolare allenandomi in palestra. In inverno, saltuariamente scio; nei mesi estivi faccio immersioni subacquee.
Ascolti musica?
Si, ma meno che in passato.
Qual è il tuo genere preferito?
Mi piace il blues.
Libro preferito?
“Viaggio al centro della terra” di Jules Verne.
Se dovessi ricordare un tuo “primo giorno” quale ricorderesti?
Il primo giorno di università.
Cosa fai quando non sei a lavoro?
Cerco di prendermi un po' di tempo per me stessa. Il che può voler dire leggere un libro, fare un breve viaggio, o anche semplicemente una passeggiata… Qualsiasi cosa che in quel momento mi dia una sensazione di benessere.
Hai un posto del cuore?
Filicudi (Eolie).
La tua maggior fortuna?
Avere avuto le opportunità giuste subito dopo la laurea per intraprendere il percorso professionale a cui aspiravo.
…e nel privato?
Avere un buon rapporto con la mia famiglia e mio marito direi che è una grande fortuna.
Nella tua valigia non può mai mancare?
La guida di viaggio del luogo che andrò a visitare.
In cucina sei più da dolce o da salato?
Salato.
Piatto preferito?
Non ne ho uno in particolare. Tendenzialmente preferisco le preparazioni semplici e con pochi ingredienti.
Ti piace cucinare?
Non particolarmente (e fra l’altro con scarsi risultati). Però mi piace leggere ricette di cucina spiegate da un punto di vista scientifico. Mi attira maggiormente la teoria piuttosto che la pratica.
Cosa intendi per “ricette spiegate da un punto di vista scientifico”?
Ci sono alcuni libri che spiegano le reazioni chimiche che avvengono cucinando determinati cibi. Ad esempio quella che si crea quando si forma la crosticina nella carne in padella
Una cosa che hai capito “da grande”?
Non sempre viene premiato chi merita (anzi raramente).
Cosa conservi della tua infanzia?
Bei ricordi dei momenti passati con la mia famiglia e in particolare con mia nonna.
Ultima domanda: qual è la canzone che non smetteresti mai di ascoltare?
“Purple rain” di Prince.