Ingredienti per una ricerca scientifica di valore: studio, passione, sacrificio e un pizzico di fortuna
Le più importanti scoperte scientifiche nascono per caso. Gli scienziati esplorano mondi sconosciuti e nei loro viaggi a volte commettono errori. Ma questi non sempre rappresentano, come qualcuno potrebbe pensare, un aspetto negativo della ricerca scientifica, anzi, molto spesso è proprio dai fallimenti che la scienza è riuscita a fare grandi progressi. La storia dimostra che molte scoperte hanno richiesto oltre alle competenza e alla conoscenza, tanta creatività e apertura mentale. La ricerca scientifica è studio, passione, sacrificio e, soprattutto, pazienza. Ma a volte per fare una scoperta sensazionale, tutto questo non basta.Ed è allora che entra in gioco il famoso colpo di genio: la “serendipity”. Coniato alla fine del XVIII secolo dallo scrittore Horace Walpole, ispirandosi alla fiaba persiana di Cristoforo Armeno “Tre prìncipi di Serendippo”, in cui i tre protagonisti trovano sul loro cammino una serie di indizi che li salvano in più di un’occasione, il termine inglese “serendipity” è stato ripreso per la prima volta da Robert K. Merton nella sua opera “Teoria e struttura sociale”. Qui il sociologo inglese se ne avvalse per spiegare l’accidentalità delle scoperte scientifiche che nascono dall'osservazione di un dato inaspettato, inusuale o addirittura imprevisto, come la famosa mela della teoria gravitazionale di Isaac Newton. Non una casualità, quindi, fine a se stessa, bensì una accidentalità insita nella ricerca scientifica che lo scienziato riesce a cogliere e seguire, anche inconsapevolmente, e che conduce a scoperte importanti per l'avanzamento della conoscenza. Risvolti di queste situazioni non sono da mettere in secondo piano. Molte sono le scoperte che risultano frutto della serendipità e che sono entrate per sempre a far parte della nostre pagine di storia. L’errore più clamoroso è, senza dubbio, quello in cui cadde Cristoforo Colombo, il quale scoprì il nuovo continente senza rendersene conto, per un errore di calcolo che sottostimava il diametro della Terra. Un caso simile a quello della scoperta dell’America è la trasmissione del messaggio radio fra Europa e Canada voluto da Guglielmo Marconi contro il parere di tutti gli scienziati dell’epoca che lo ritenevano impossibile. Come anche la scoperta di Urano di William Herschel mentre era alla ricerca di comete o quella della penicillina di Alexander Flaming, dovuta a una finestra lasciata aperta per errore sopra a una coltura di staffilo-cocchi. Lo stesso Charles Darwin deve molto alla ‘serendipity’: si trovò spinto a dare alle stampe ‘L’Origine della Specie’ solo nel momento in cui un altro naturalista, Alfred Russel Wallace, era sul punto di rubargli il primato. Ma conoscenza e creatività sono alla base di molte importanti ricerche scientifiche anche nel mondo della geofisica e della vulcanologia. In questo numero troverete non solo articoli dedicati a importanti lavori internazionali firmati e coordinati dalla comunità scientifica dell’INGV, ma anche a progetti di educazione al rischio sismico e al giornalismo scientifico in collaborazione con l’agenzia Ansa “Canale Scienza e Tecnica” e la commissione cultura del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (CNOG). Per finire, i terremoti del 2015 in un minuto e un articolo su Voltaire e lo stretto rapporto tra filosofia e sismologia.
Buona lettura