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Le 163 piane costiere a rischio allagamento marino (in rosso), evidenziate nell’ambito del progetto europeo SAVEMEDCOATS.

 

L’impegno dell’INGV in questo campo è rivolto allo sviluppo di ricerche geofisiche che mirano alla caratterizzazione del territorio e del sottosuolo e al monitoraggio di fenomeni ambientali ed è indirizzato anche allo sviluppo di tecniche di indagine geofisica, di metodologie e procedure operative e interpretative per una migliore caratterizzazione del territorio. Queste attività sono finalizzate alla mitigazione dei rischi naturali e di origine antropica.

All’INGV vengono studiate, sperimentate e applicate le più moderne ed efficaci tecniche di prospezione geofisica volte a definire la struttura del sottosuolo, dai primi metri fino alle centinaia di metri di profondità. Alcuni ambiti di applicazione riguardano l’ambiente, l’archeologia e il territorio.

Le attività di ricerca e monitoraggio comprendono una fase osservativa nell’ambito della quale vengono effettuate misure sul territorio che prevedono l’utilizzo di strumenti diversi e tecniche diverse. Lo scopo della fase di misura è quella di rilevare strutture e di inquinanti sotterranei attraverso tecniche che spaziano dalla spettrometria gamma, al magnetismo, alla gravimetria e all’elettromagnetismo e possono essere condotte sia da terra che in volo. A questa segue poi una fase di elaborazione dei dati raccolti che ha come risultato una mappa su cui vengono riportati i risultati delle misure.

Le tecniche geofisiche sono non invasive e possono essere utilizzate, in genere, in maniera rapida ed economica su vaste aree di territorio, per ricavare informazioni importanti sulle caratteristiche e sull’assetto geologico del territorio senza dover necessariamente ricorrere ad uno scavo o una perforazione diretta del terreno.

In campo ambientale una delle attività svolte sono quelle che riguardano l’individuazione di rifiuti illecitamente occultati nel sottosuolo (come ad esempio fusti contenenti materiali tossici, discariche abusive), la caratterizzazione di aree di discarica e di varie forme di inquinamento sotterraneo. Nella stessa tematica rientrano gli studi finalizzati all’individuazione e alla caratterizzazione dell’inquinamento ambientale dovuto a gas naturali, acque e polveri sottili presenti in atmosfera.

Per l’archeologia l’attività riguarda la ricognizione del sottosuolo ai fini dell’individuazione di strutture antropiche sepolte come tombe, necropoli, murature, pavimenti, templi, cisterne, ecc… In quest’ambito, le varie tecniche geofisiche vengono impiegate congiuntamente per una migliore ricostruzione del sottosuolo anche tridimensionale. Le attività sono svolte nell’ambito di apposite convenzioni o collaborazioni scientifiche con le principali Soprintendenze del territorio nazionale.

Per quanto riguarda invece lo studio del territorio, uno degli obiettivi principali delle ricerche riguarda lo studio e la ricostruzione profonda di bacini geologici intramontani e in particolare: la definizione della profondità del substrato e dello spessore del riempimento sedimentario di aree ad elevato rischio sismico, la mappature delle faglie. Altre attività riguardano invece l’esplorazione geofisica del sottosuolo mirata alla caratterizzazione delle falde acquifere sotterranee, allo studio e l’individuazione di aree soggette a sprofondamenti improvvisi (sinkhole) e alla mappatura di cavità in aree urbana a potenziale rischio crollo.

Le attività di geofisica ambientale comprendono inoltre studi sull'aumento del livello marino e la formulazione di possibili scenari di allagamento lungo le coste del Mediterraneo a causa dei cambiamenti climatici. La ricostruzione digitale della topografia di aree instabili è finalizzata all'analisi della morfometria, all'individuazione e alla quantificazione delle variazioni topografiche e allo studio della cinematica. Grazie anche al lavoro svolto nell’ambito di progetti europei, si persegue l’obiettivo di aiutare le popolazioni che vivono anche a meno di 1 m sul livello del mare ad aumentare la consapevolezza del rischio costiero e di favorirne la prevenzione, fornendo scenari multi temporali sull’arretramento della costa fino al 2100.

L’INGV svolge inoltre dal 2006 attività di ricerca utilizzando dati satellitari per lo studio di disastri naturali utilizzando anche i dati del programma Europeo Copernicus. Un esempio è la gestione dell’emergenza incendi. Migliorare la rilevazione e la caratterizzazione del fronte di incendio con sistemi da remoto contribuisce sia al miglioramento della caratterizzazione del fenomeno che a mitigarne le conseguenze sull’ambiente, la società e l’economia.