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30 settembre 1789: terremoto in Valtiberina
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- Scritto da Francesca Pezzella
Il 30 settembre 1789 un forte evento sismico colpì la Valtiberina, tra Toscana e Umbria. Furono due gli Stati che dovettero affrontare l’emergenza, il Granducato di Toscana e lo Stato della Chiesa. Si trattava di un momento storico molto particolare, quello della Rivoluzione Francese, e ciò influì notevolmente sulle fonti arrivate fino a noi.
Viviana Castelli, esperta dell’INGV che si occupa di ricerca storica sui terremoti con scopi sismologici, ci ha raccontato cosa avvenne in quel periodo così travagliato.
Viviana, che tipo di zona sismica è la Valtiberina?
La Valtiberina fa parte dell’Appennino Settentrionale che comprende numerose zone sismiche. Oltre la Valtiberina ci sono le zone del faentino - forlivese, il Mugello, la Garfagnana e Lunigiana, dove sono avvenuti terremoti anche forti.
La Valtiberina in particolare è importante soprattutto perché in questa zona è presente un sistema di faglie che prende il nome di faglia Alto Tiberina.
Si erano verificati in passato altri terremoti particolarmente forti?
Nell’arco di un millennio sono avvenuti una trentina di eventi con effetti al di sopra della soglia di danno, di cui abbiamo testimonianze documentate.
Di questi, cinque hanno avuto una magnitudo intorno a 6 che equivale, in zona epicentrale, a effetti di grado nono della Scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS).
Il più antico di questi terremoti è avvenuto nella zona dell’Alta Valtiberina nel dicembre del 1352 e si stima abbia avuto una magnitudo di 6.4. Successivamente si è verificato un evento nel 1389, con epicentro nella parte alta delle Marche, dove gli effetti maggiori sono stati registrati nelle montagne fra Umbria e Marche e alcuni piccoli castelli vennero quasi completamente distrutti.
Altri eventi importanti si verificarono nel 1458 quando fu colpita Città di Castello, nel 1789 e nel 1917. In quest’ultima occasione il sisma , di magnitudo stimata 5.9, colpì duramente Monterchi e Citerna, due località molto vicine.
Cosa accadde il 30 settembre del 1789?
Il 30 settembre 1789 ci fu una breve e forte scossa di terremoto che, secondo alcune testimonianze, avvenne tra le 17:00 e le 17:30, secondo altre avvenne tra le 11:15 e le 11:45. Questa differenza è data dal fatto che la zona a quell’epoca era divisa in due stati che utilizzavano metodi di misurazione del tempo differenti.
Questi stati erano il Granducato di Toscana, che aveva adottato da tempo il sistema orario “alla francese” cioè quello attuale per cui il terremoto era avvenuto in tarda mattinata, e lo Stato Pontificio, dove si usava il vecchio sistema detto “all’italiana” (che fissa l’ora 0 al tramonto) per cui l’evento sismico si è verificato nel pomeriggio.
Dalla consultazione delle fonti è emerso che potrebbe esserci stata una scossa qualche ora prima risentita maggiormente a Città di Castello e in modo lieve a Sansepolcro. Le repliche furono poche e si verificarono fino all’11 ottobre .
L’evento causò danni molto gravi e diffusi a Sansepolcro e Città di Castello e in molte piccole località di campagna della Valtiberina, specialmente in quelle del fondovalle dove i contadini persero le abitazioni.
La forza e profondità del terremoto sono state valutate anche attraverso l’ampiezza dell'area in cui ha causato danni e l’estensione delle zone in cui è stato avverto. Gli effetti maggiormente distruttivi sono avvenuti in una striscia di territorio lunga una quindicina di chilometri e larga circa tre, mentre per quanto riguarda l’area di avvertimento abbiamo minori informazioni: sappiamo che fu avvertita leggermente in Toscana: Firenze, Siena, Cortona, Castiglion Fiorentino, Montepulciano, mentre invece non sappiamo nulla per quanto riguarda l’Umbria e le Marche.
Era il periodo della vendemmia, molte persone persero la vita e le ville signorili vennero danneggiate gravemente.
Come venne affrontata l’emergenza, con i mezzi e le conoscenze dell’epoche?
Conosciamo abbastanza bene i danni avvenuti a Città di Castello e Sansepolcro in quanto sono arrivati a noi i documenti degli interventi effettuati dalle due amministrazioni interessate per rispondere all’emergenza, in quanto la zona si trovava al confine fra i due Stati.
Nel Granducato di Toscana, dove l’area danneggiata era limitata a Sansepolcro e alle campagne circostanti, il problema emergenziale fu affrontato piuttosto velocemente, anche grazie all’esperienza precedente dei terremoti del 1781. Si trattava di una amministrazione moderna con a capo un sovrano, Pietro Leopoldo I di Toscana, decisionista e all’avanguardia che nel 1781 aveva messo a punto un preciso metodo di intervento. Allora il Granduca aveva provveduto di tasca sua a ricostruire le abitazioni dei poveri, sospeso le due tasse principali a tutti per tre anni ed elargito prestiti a coloro che non versavano in condizioni di povertà ma non avevano liquidità per affrontare la ricostruzione delle loro case. Con l’occasione erano state effettuate delle operazioni di ammodernamento e una razionalizzazione dei paesini e alcuni vennero anche spostati. Anche nel 1789 fu seguito lo stesso sistema.
Lo Stato della Chiesa, invece, era dotato di una amministrazione molto più complessa e antica. Il Papa Re doveva fare i conti con le autorità locali, ciò comportava tempi di risposta molto lunghi, e non aveva risorse monetarie. Inoltre l’area danneggiata era maggiormente estesa. Nell’immediato terremoto venne eseguito un importante intervento: pochi giorni dopo il Papa mandò sul luogo un suo emissario, il tesoriere generale Monsignor Fabrizio Ruffo, che il 9 ottobre arrivò, sotto una pioggia torrenziale, a Città di Castello.
A seguito delle ispezioni scrisse una serie di lettere, arrivate fino a noi, in cui raccontava lo stato in cui versava la città. Era accompagnato da tre architetti a venne commissionato il rilevamento dei danni e i primo problema che dovette affrontare fu quello di trovare delle risorse economiche per far rimuovere le macerie, sfamare la popolazione e cominciare a pensare alla ricostruzione.
Nonostante questo intervento decisionista mise in piedi anche un piano di possibili interventi finanziari, simili a quelli messi in atto in Toscana ma a causa del suo carattere “forte” entrò in conflitto con dei cardinali che a Roma avevano competenza sulla ricostruzione e finì per essere destituito. A quel punto le operazioni post terremoto si arenarono nella lentezza dei processi decisionali e venne imposta una tassa a tutto lo Stato, detta ‘Tassa del terremoto di Città di Castello’ per raccogliere i centomila scudi che sarebbero stati distribuiti ai danneggiati, distribuzione affidata al Comune di Città di Castello ma c’era un problema: le perizie redatte erano state mandate a Roma, come di consueto, quindi nella Capitale avevano cognizione del danneggiamento subito mentre nel comune interessato non si sapeva bene come agire. Fu così che le perizie riportanti la valutazione economica del danno vennero rimandate indietro nei luoghi terremotati e la distribuzione delle risorse andò avanti per anni.
Il particolare periodo storico in cui è avvenuto il terremoto influenzò notevolmente la produzione di relazioni e resoconti che vennero scritti sull’evento. Che tipo di fonti storiche sono state prodotte, oltre alle perizie sui danni?
Il terremoto è avvenuto due mesi e mezzo dopo il 14 luglio 1789, giorno della presa della Bastiglia. Un vero e proprio terremoto politico era dunque avvenuto poco prima e aveva scosso le coscienze d’Europa. Inoltre gran parte di coloro che al tempo studiavano gli eventi sismici erano persone culturalmente impegnate e i loro interessi abbracciavano più sfere, come la politica e il libero commercio.
Nel Settecento, complice l’interesse per l’elettricità, dopo un terremoto c’era sempre qualcuno che si recava sul posto per verificare se erano avvenuti fenomeni che permettevano di confermare la teoria ‘elettricista’ per la quale a far scatenare un terremoto fosse qualcosa di esterno alla terra. Per questa teoria del tempo, se l’aria e la terra hanno una carica elettrica omogenea non avvengono terremoti, cosa che avviene invece se le cariche elettriche sono differenti. Dobbiamo al desiderio di verificare queste teorie tutta una serie di pubblicazioni a seguito di terremoti anche relativamente piccoli avvenuti nella seconda metà del Settecento.
Per il terremoto del 1789 questo tipo di produzione non è stata ancora rinvenuta mentre c’è un discreto numero di testimonianza giornalistiche.
Sono state ritrovate delle relazioni, veri e propri “numeri speciali” redatte a ridosso del sisma e una serie di articoli di giornale, anche provenienti da Madrid, che raccontano dell’arrivo di Monsignor Ruffo a Città di Castello, notizia che fece scalpore perché non capitava spesso che un personaggio di così alto rango si recasse sul luogo per vedere personalmente cosa fosse accaduto.
I giornalisti dopo un primo momento di interesse per l’evento drammatico rivolsero l’attenzione altrove così come le persone di cultura: erano focalizzati su quello che stava accadendo in Francia.
Per concludere, ci sono studi attuali su questo evento consultabili dai cittadini?
Sì. Lo scorso anno abbiamo prodotto un nuovo lavoro su questo evento, e non solo, per implementare una banca dati pubblica e consultabile, Amerigo, fino ad ora gestita dalla sede INGV di Ancona presso la quale opero attualmente, al fine di fornire al pubblico tutto ciò che è presente nel nostro archivio. In questa banca dati sono presenti i più forti terremoti dell’Appennino Umbro Marchigiano e che comprendono oltre ai terremoti avvenuti nelle Marche, anche quelli avvenuti in Umbria, in Romagna e in Abruzzo. Amerigo contiene una serie di mappe tra cui la carta delle vittime, delle repliche, degli effetti massimi, la carta dei risentimenti, degli effetti cosismici (come la liquefazione del suolo, frane e fratture del terreno) nonché i testi di tutte le fonti storiche di cui disponiamo. Un patrimonio di informazioni inestimabile a disposizione di tutti!
Link Amerigo: http://www.an.ingv.it/AMeriGo/index.php
Per approfondimenti: https://ingvterremoti.com/2014/09/30/i-terremoti-nella-storia-30-settembre-1789-mentre-leuropa-trema-sotto-i-colpi-della-rivoluzione-francese-un-vero-terremoto-scuote-citta-di-castello-e-la-valtiberina/
Immagini dal blog INGVterremoti