Il controllo della sismicit? italiana
Ventiquattro ore su ventiquattro, per tutti i giorni dell?anno, tecnici e ricercatori dell?Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) mantengono in piena funzionalit? la rete sismica nazionale e forniscono informazioni dettagliate estremamente precise sull?attivit? sismica di tutto il territorio nazionale. L?INGV ? l?unico ente di ricerca al mondo a svolgere volontariamente questa attivit?. Negli ultimi dieci anni la rete sismica nazionale ha raggiunto una densit? elevatissima (oltre 300 stazioni) e quindi un?estrema sensibilit?. Solo nell?ultima settimana abbiamo localizzato accuratamente 327 terremoti in tutta Italia, pochissimi dei quali abbastanza forti da essere percepiti dalla popolazione, e moltissimi altri ancora pi? piccoli sono stati solo registrati. Appena qualche anno fa, con la rete ad un livello tecnologico ben diverso da quello di oggi, solo 8 di queste 327 scosse sarebbero state localizzzate, e quindi solo 8 scosse sarebbero apparse sul nostro sito. L?aumento della sensibilit? della rete porta dunque ad un aumento della sismicit? che ? solo apparente, e che quindi non deve comportare allarmismi o interpretazioni catastrofiste. La situazione ? resa pi? complessa dal fatto che ? come ? normale che sia - molte sequenze di terremoti degli ultimi mesi hanno scosso zone gi? identificate /ad alta pericolosit?/ dagli studi dell?INGV e come tali percepite dalla popolazione, o almeno da una parte di essa.
Contrariamente a quello che si ? sentito dire in questi ultimi giorni, l?INGV vuole continuare ad informare con sistematicit? la popolazione, gli amministratori e i ricercatori sull?attivit? sismica in atto, proseguendo una missione che dura ormai dal 1983, quando all?indomani del terremoto dell?Irpinia del 1980 nacque la Rete Sismica Nazionale: ma vuole farlo in maniera veramente utile e cio? con completezza, tempestivit? e imparzialit?, ma soprattutto senza prestare il fianco a chi usa in modo distorto la grande facilit? d?accesso alle informazioni tipica dei nostri giorni per mettersi in evidenza o lanciare messaggi di stampo catastrofista, facendo leva sulle naturali paure della gente.
Vogliamo infine sottolineare ancora una volta l'importanza di avere regolamenti edilizi stringenti, e soprattutto di farli rispettare. L?occasione ci ? offerta dal terremoto di magnitudo 7.1 ? esattamente la magnitudo stimata per il catastrofico terremoto del 1908 a Reggio e Messina, che pochi giorni fa ha colpito la Nuova Zelanda. Indubbiamente si sono registrati danni alle infrastrutture, come era prevedibile visto che il terremoto, molto forte e superficiale, ? stato localizzato a soli 40 km da Christchurch (380.000 abitanti), la terza citt? della Nuova Zelanda. Ci sono stati anche dei feriti ? qualche decina - ma nessuna vittima. Lo scorso 12 gennaio un terremoto di dimensioni analoghe, quello di Haiti, ha giustamente dominato su stampa e televisioni per settimane. Invece, e con la _sola_ eccezione del Sole 24 Ore e di qualche passaggio sul web, il terremoto della Nuova Zelanda non ha ricevuto alcuna attenzione mediatica; a tutti gli effetti una /non-notizia/. Ovviamente non sta a noi stabilire o criticare le regole delle comunicazione mediatica, in virt? delle quali il terremoto fa notizia solo se e in quanto produce vittime e devastazioni. Ma come persone che hanno a cuore il futuro dell?Italia e il benessare degli italiani non possiamo non rimarcare come, con questo terremoto della Nuova Zelanda, si sia persa l?ennesima occasione per far arrivare alla popolazione un messaggio semplice e comprensibile a chiunque lo voglia comprendere: se un terremoto di un ordine di grandezza superiore al terremoto dell?Aquila del 6 aprile 2009, che ha rilasciato un?energia pari a circa trenta volte quella che ha scosso l?Abruzzo non ha causato neppure una vittima, la spiegazione non pu? essere cercata solo nella buona sorte dei neozelandesi o nella bassa densit? abitativa della Nuova Zelanda. E? chiaro che solo enormi differenze di stili costruttivi, e quindi di vulnerabilit?, possono spiegare le differenze tra Italia e Nuova Zelanda: perch? ? passato ormai un secolo da quando l?imperatore del Giappone mand? il sismologo Fusakici Omori a Messina e Reggio Calabria per capire come mai un terremoto molto pi? piccolo di quelli che colpivano perodicamente Tokyo avesse causato tanto sfacelo. Il problema evidentemente ? sempre lo stesso.
Soltanto costruzioni adeguate risolveranno il problema del rischio sismico in Italia, e questo ? un compito che deve affrontare la politica locale. L'INGV, con la collaborazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha prodotto la Mappa di Pericolosit? Sismica del territorio nazionale, nella quale sono indicate le zone che possono essere soggette a forti accelerazioni del suolo e quindi a rischio per gli edifici. Purtroppo questa mappa viene /spesso o talvolta/ ignorata. I media potrebbero fare molto per cambiare questo stato di cose.
Enzo Boschi
Presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
08.09.2010
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