Piogge torrenziali, grandinate anomale e violente, variazioni della temperatura dell’oceano e onde di tsunami provocate dall’innalzamento del livello del mare: il tutto a causa di un mutamento devastante delle condizioni climatiche che determina, come se non bastasse, il distacco di una porzione della banchisa dell’Antartide delle dimensioni del Rhode Island.
Sono queste le premesse con cui si apre “The day after tomorrow”, pellicola del 2004 campione di incassi al botteghino e film “cult” del genere catastrofista che, però, come era prevedibile, ha suscitato più di qualche polemica nel mondo della ricerca a causa delle numerose e a tratti grossolane inesattezze scientifiche su cui si basa.
Cinematografia e fiction a parte, tuttavia, il tema dei cambiamenti climatici e delle sue conseguenze presenti e future è ormai da diversi anni all’ordine del giorno, non solo in Italia. Uno degli ultimi studi a occuparsi di innalzamento del livello del mare provocato dallo scioglimento dei ghiacci polari è stato “Mass balance of the Atlantic Ice Sheet from 1992 to 2017”, pubblicato lo scorso anno sulla rivista Nature. Daniele Melini, ricercatore INGV che ha preso parte allo studio insieme a un team internazionale di colleghi provenienti da altri 44 Paesi nel mondo, ha risposto a qualche nostra domanda.
È verosimile l’ipotesi di uno scioglimento completo (o quasi) delle calotte polari antartiche o siamo ancora una volta nel campo della fiction?
Sicuramente uno scioglimento completo delle calotte polari antartiche nell’immediato futuro non è verosimile. La dinamica dei ghiacciai antartici è molto complessa: ad esempio, uno studio pubblicato lo scorso anno sulla rivista “Science” ha dimostrato che lo scioglimento della calotta glaciale nella baia di Amundsen ha provocato un sollevamento della crosta terrestre su cui poggia il ghiacciaio, con il risultato di allontanare i ghiacciai continentali dal livello del mare, favorendone la stabilità. Tuttavia, volendo immaginare uno scenario di completo scioglimento delle calotte polari dell’Antartide, si stima che ciò porterebbe a un innalzamento del livello medio del mare di 58 metri.
Qual è la notizia più importante emersa dalla ricerca pubblicata su Nature?
La nostra ricerca ha permesso di ottenere il quadro più accurato di cui oggi disponiamo sullo stato di salute dei ghiacciai antartici. I dati hanno mostrato come, nei 25 anni compresi tra il 1992 e il 2017, sono state ben 2.700 miliardi le tonnellate di ghiaccio perse complessivamente dall’Antartide, corrispondenti a un aumento medio del livello del mare di circa 8 millimetri. Inoltre, i dati indicano una sensibile accelerazione del tasso di scioglimento, passato dai circa 49 miliardi di tonnellate l’anno perse nel periodo compreso tra il 1992 e il 1997 ai 219 miliardi di tonnellate sciolte tra il 2012 e il 2017.
Lo studio, come abbiamo visto, offre una stima del reale tasso di scioglimento dei ghiacci dell’Antartide nell’ultimo quarto di secolo: come si è giunti a tale risultato e quale è stato il contributo offerto dall’INGV al team di ricerca internazionale?
Il team che si è occupato di questo studio ha combinato le osservazioni da satellite e i modelli geofisici della dinamica dei ghiacci antartici per ottenere la stima più precisa ad oggi disponibile del tasso di scioglimento dei ghiacci di quella regione. Noi, per quanto riguarda l’INGV, insieme a Giorgio Spada dell’Università di Urbino, abbiamo partecipato elaborando i modelli del sollevamento della crosta terrestre su cui poggiano i ghiacciai in risposta al loro scioglimento. Questi movimenti, infatti, contribuiscono alle deformazioni misurate e devono essere rimossi per isolare il dato relativo al solo scioglimento dei ghiacci.
Considerando l’accelerazione del tasso di scioglimento segnalata dai dati raccolti, è possibile fare qualche “previsione” per il futuro?
L’aumento di gas serra in atmosfera, quali anidride carbonica e metano, costituisce da tempo una fonte di preoccupazione per l’andamento del clima in questo secolo. A questo aumento corrispondono degli scenari climatici che vedono un innalzamento globale della temperatura, un incremento nello scioglimento delle calotte glaciali polari e un conseguente innalzamento del livello del mare. Gli scenari esaminati nell’ultimo rapporto pubblicato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) indicano che nel 2100 le temperature medie globali saranno superiori da 1 a 4 grandi centigradi rispetto a oggi, con un conseguente innalzamento dei livelli marini tra i 40 e i 60 cm. Considerando che circa il 40% della popolazione mondiale vive in aree costiere, sviluppare ricerche multidisciplinari sui cambiamenti climatici e sulle variazioni di livello marino è di fondamentale importanza per elaborare scenari precisi sull’evoluzione futura del clima e sui conseguenti impatti sulle società umane.
Immagine - Frattura nel ghiacciaio di Pine Island dovuta al distacco dell'iceberg B-46, Antartide occidentale, 7 novembre 2018
Credits: Kate Ramsayer/NASA