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Quarant’anni fa, alle 19:34 del 23 novembre del 1980, il più forte terremoto italiano degli ultimi 100 anni di magnitudo 6.9 sconvolse l’Irpinia: circa 3000 vittime e 280.000 sfollati. Un danno enorme in termini di disgregazione sociale ed economica, che determinò anche un calo demografico di quelle aree e un costo di oltre 50 miliardi di euro. Fu un evento che cambiò radicalmente la ricerca scientifica e stimolò la giusta risposta dello Stato sotto le parole forti del Presidente Sandro Pertini: grazie all’intuizione e determinazione dell’On. Giuseppe Zamberletti, nacque la Protezione Civile Nazionale.

Un terremoto è sempre un esperimento scientifico che ci permette ogni volta di più di accrescere le nostre conoscenze sui meccanismi che lo generano e le fenomenologie associate. Dal 1980 a oggi l’Italia è cresciuta enormemente in termini di attività scientifiche e di infrastrutture: si è dotata di una rete sismica e accelerometrica molto più capillare; nacquero i progetti finalizzati Geodinamica e CROP (CROsta Profonda); dopo pochi anni si sviluppò la RING (Rete Integrata Nazionale GPS); nel 1999 si fusero 5 istituti separati a generare l’attuale INGV.

Migliaia di articoli scientifici hanno portato a una straordinaria crescita delle nostre conoscenze della Terra e della geologia italiana. Sta nascendo la rete idrogeochimica nazionale, si sta diffondendo la cultura della prevenzione sismica, anche se la strada è ancora lunga, ma un nuovo corso è iniziato perché sappiamo che i terremoti torneranno lì dove ci sono stati nel passato e anche in quelle aree dove le attuali informazioni sismotettoniche ci confermano condizioni strutturali simili anche se non sono noti eventi sismici storici. Abbiamo obiettivi ambiziosi: accrescere e aggiornare continuativamente le reti osservazionali, adottare nuovi strumenti di monitoraggio come le fibre ottiche, utilizzare le tecniche analitiche dell’intelligenza artificiale, ricostruire in 3D la struttura della crosta e del mantello sotto l’Italia e i suoi mari, studiare i precursori sismici, produrre mappe di pericolosità sismica sempre più aggiornate e utili alla prevenzione. La Terra è un pianeta vivo e la sismicità è una delle varie forme con cui esprime il suo cuore pulsante. Dobbiamo fare pace con il nostro pianeta, conoscerlo meglio per saperne rispettare le regole.

L’INGV è tornato nei territori colpiti dal sisma per dare nuova voce ai protagonisti e raccontare con nuove parole e immagini, un evento che ha lasciato un segno nella storia dell’Italia.

Con un sito interamente dedicato terremoto80.ingv.it, abbiamo desiderato rappresentare la scienza, la memoria e le testimonianze. Cosa accadde nell’Appennino campano-lucano nel 1980? Che risposte diede la scienza dell’epoca? Cosa offrì quell’evento così drammatico alla comunità scientifica per lo studio dei terremoti? Questo e tantissimo altro nel sito, oltre una produzione interamente INGV nel docuFilm “Irpinia80 – Viaggio nella terra che resiste”, di Marco Cirilli e presentato al pubblico nell’ambito del fitto calendario di appuntamenti organizzati dall’Istituto per ricordare l’evento, che hanno riunito attorno a uno stesso tavolo virtuale scienziati, istituzioni, storici, comunicatori ed esperti di protezione civile.

Ed è proprio dal vertice della Protezione Civile nazionale che riparte il racconto de INGVNewsletter, con l’intervista al Capo Dipartimento Angelo Borrelli, che approfondisce dei temi che, in maniera trasversale, accomunano molte realtà dell’Italia e della nostra ricerca: dalla consapevolezza e dallo studio dei rischi naturali cui è esposto il nostro territorio, alla diffusione quotidiana presso i cittadini della cultura di protezione civile.

A ricordare, una volta di più, quanto il terremoto dell’Irpinia abbia segnato un passaggio epocale nella storia della sismologia italiana, il Professor Roberto Scarpa, Ordinario di Geofisica della Terra Solida dell’Università di Salerno e Consigliere di Amministrazione dell’INGV, ha raccontato il terremoto del 1980 dal suo punto di vista di testimone e scienziato raffinato, ripercorrendo le tappe che hanno portato – da quel momento in poi – all’implementazione e allo sviluppo del sistema nazionale di sorveglianza sismica.

Da una sponda all’altra dell’Atlantico, questo mese siamo giunti fino alle coste bagnate dal Mar dei Caraibi, in particolare quelle delle Piccole Antille, per scoprire la natura vulcanica della Guadalupa e della Martinica, con i loro vulcani protagonisti di eruzioni che, nel passato, hanno sconvolto l’assetto economico e sociale delle popolazioni locali.

Inoltre, l’INGV partecipa al progetto ESOPIANETI dell’Agenzia Spaziale Italiana e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, apportando la propria conoscenza delle rocce e dei minerali vulcanici per lo studio delle rocce extraterrestri e dei meteoriti, a supporto dell’interpretazione dei dati delle missioni spaziali.

Rocce che, se prelevate da carotaggi effettuati nel profondo delle nostre grotte, possono aiutare anche nella ricostruzione delle variazioni climatiche del passato, fino a centinaia di migliaia di anni fa: è di questo che si occupa il Laboratorio di Paleoclimatologia della Sezione di Pisa, che abbiamo visitato per conoscere alcuni degli strumenti e delle tecniche analitiche che consentono una lettura del paleoclima a partire dallo studio dei livelli di crescita dei depositi minerali.

Infine, un grande ente necessita anche di una guida giuridica delle molteplici attività in cui è chiamato ad operare. Nella rubrica “management” il tema della ricerca viene affrontato rispetto le numerose implicazioni che il lavoro dei ricercatori e dei tecnici può avere da un punto di vista amministrativo in un istituto di ricerca che, oltre a essere un importante polo scientifico per la Nazione, rappresenta al tempo stesso un attore fondamentale della Pubblica Amministrazione.

Buona lettura!