L’interazione tra emissioni vulcaniche e ambiente è un processo molto complesso che comporta effetti benefici e nocivi per il territorio e, nel caso delle ceneri, coinvolge vaste aree a causa della dispersione generata dai venti. A dirlo Gilda Currenti, ricercatrice dell’Osservatorio Etneo dell’INGV
L’area vulcanica dell'Etna rappresenta una delle zone di punta della produzione di vini (Etna DOC dal 1968), mele (come la "Cola", la "Gelato" e la "Cola-Gelato"), pere (come la "Ucciardona", la "Spinella", la "Coscia" e la "Virgolese"), pistacchi (l’oro verde di Bronte), nocciole, ficodindia, ciliegie, arance rosse “Sanguinello”, olivi e miele. Insomma una terra dove tutto è possibile, al di sopra di ogni immaginazione. I versanti coltivati dell'Etna sono soggetti a continui cambiamenti colturali collegati alle forti attività eruttive che modificano di volta in volta la morfologia e la composizione del terreno. La continua modificazione del substrato ad opera delle deposizioni dei prodotti dell’attività vulcanica induce perturbazioni negli equilibri sviluppati nel corso di periodi di quiescenza e favorisce la capacità di resilienza del suolo. A studiare questi processi di mutuo interscambio tra il vulcano, l’atmosfera, l’idrosfera e la biosfera per la valutazione dell’impatto ambientale dell’attività vulcanica a scala locale attraverso sistemi di controllo e monitoraggio ambientale, il gruppo di ricerca “Vulcani e Ambiente” dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (OE-INGV).
“Il suolo etneo si è formato dall’alterazione di colate di lava, scorie e lapilli emesse dal vulcano in diverse centinaia di migliaia di anni”, spiega Gilda Currenti, ricercatrice dell'INGV di Catania Osservatorio Etneo e referente del Gruppo di Ricerca Vulcani e Ambiente, “Le rocce vulcaniche etnee hanno per lo più una composizione basaltica alcalina e sono costituite da materiale amorfo e da diversi minerali. Complessivamente sono ricche di elementi quali fosforo, potassio, zolfo, calcio, sodio, magnesio, ferro, manganese, rame, zinco. Quando una roccia vulcanica si altera a causa di processi fisici, chimici o biologici, perde durezza e resistenza liberando le sostanze minerali che rendono il suolo particolarmente fertile”.
Anche se durante gli ultimi decenni si è osservato un incremento delle eruzioni esplosive che hanno prodotto prolungate emissioni di cenere vulcanica con effetti negativi sul territorio e sulle colture.
“In generale, l’interazione tra emissioni vulcaniche e ambiente è un processo molto complesso che comporta effetti benefici e nocivi per il territorio e, nel caso delle ceneri, coinvolge vaste aree a causa della dispersione ad opera dei venti”, prosegue Currenti. “In base alla stagione, copiose ricadute di cenere possono danneggiare diverse tipologie di colture con ingenti danni all’economia agricola”.
L’azione dell’Etna non si ripercuote soltanto sul settore agro-alimentare ma anche su quello ittico. Infatti, si è riscontrato un significativo effetto della ricaduta delle ceneri vulcaniche dell’Etna sulla produttività primaria degli ecosistemi marini del mar Mediterraneo, in quanto la dissoluzione delle ceneri in mare rilascia significative quantità di macro-nutrienti e metalli in traccia biodisponibili per la produzione del fitoplancton (
Per concludere, “Un piatto tipico che mi riporta indietro nel tempo, quando con la nonna preparavo i dolci per le festività natalizie: i mostaccioli di vino cotto realizzati con i prodotti di qualità certificati dell'Etna. Questo dolce tipico della tradizione contadina si prepara con vino cotto e nocciole. Vi invito a provarlo seguendo la ricetta in allegato!“
Photography: Massimo Lo Giudice