Collezioni uniche al mondo nel loro genere, raccolte nel luogo dove da sempre si studiano e sorvegliano i vulcani con i mezzi più avanzati. È il nuovo percorso museale della sede storica dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (OV-INGV)che, dopo 12 mesi di intensi lavori di ristrutturazione e restauro, riapre i battenti con nuovi allestimenti espositivi. L’occasione, anche l’inserimento tra i luoghi storici della Fisica Internazionale da parte dell’European Physical Society (EPS).
Fondato 174 anni fa da Ferdinando II di Borbone per studiare l’attività del vulcano in modo continuo e inaugurato esattamente 170 anni fa (1845) con il prestigioso ‘Congresso degli Scienziati a Napoli’, Il primo Osservatorio vulcanologico al mondo fu realizzato su progetto dell’architetto Gaetano Fazzini. I lavori di costruzione durarono dal 1841 al 1848, quando la sede venne consegnata definitivamente al direttore Macedonio Melloni, completa di tutte le decorazioni. Dopo questa data l’edificio è stato interessato da diversi lavori di adeguamento e ristrutturazione. Tra questi i più significativi furono realizzati nel 1911, per riparare i danni subiti per l’eruzione del 1906, negli anni ’80, per i danni provocati dal terremoto del 1980, e nel 2000 per la creazione del percorso espositivo Vesuvio: 2000 anni di osservazioni.
“La riapertura si inquadra in un progetto molto ampio che vede l’Osservatorio come sito di eccellenza su un territorio che attualmente è interessato da notevole degrado e abbandono”, spiega il Direttore Generale dell’INGV, Massimo Ghilardi. “La rinascita dell’interesse turistico-culturale per quest’area stimolerà notevolmente il recupero e la formazione di un indotto di servizio al turismo culturale del sito, di grande interesse sia per i risvolti economici e occupazionali che per la riqualificazione del territorio. La riapertura si inquadra anche nella generale volontà di integrazione e forte collaborazione tra gli Enti che operano sul territorio vesuviano, primo fra tutti il Parco del Vesuvio”.
A partire dalla fine del 2013 sono iniziati importanti lavori di adeguamento strutturale che hanno riguardato la parte settentrionale dell’edificio, fortemente compromessa da movimenti lenti del terrapieno e del versante sottostante. L’esecuzione dei lavori ha comportato la chiusura temporanea della sede al pubblico. “In questa fase di chiusura sono stati realizzati anche importanti lavori di adeguamento degli impianti tecnici e tecnologici, che hanno riguardato l’intero comprensorio della sede di Ercolano”. Afferma Mauro Di Vito, ricercatore OV-INGV e responsabile dell’Unità Funzionale del Reale Osservatorio Vesuviano (ROV). “Questi lavori e una nuova definizione dei percorsi espositivi, permetteranno una migliore fruizione della sede e delle esposizioni divulgative e museali”.
In particolare il principio ispiratore è stato quello di diversificare ed integrare i percorsi nei due edifici di Ercolano, la sede storica e quella di servizio, anche attraverso il giardino storico.
“Il recupero delle numerose collezioni storiche e documentarie dell’Osservatorio, razionalizzato ed integrato nei percorsi espositivi, ha permesso, inoltre, di arricchire l’offerta didattica con oggetti e documenti unici nel loro genere, fortemente legati alla storia dell’Osservatorio Vesuviano ed alla sua attività, come le collezioni di medaglie di lava, le gouaches, appena restaurate, gli strumenti, ma anche la ricca documentazione storica e iconografica, che saranno in parte esposti e resi fruibili in formato digitale”, aggiunge il ricercatore dell’OV-INGV. Oltre al ricchissimo programma previsto sarà possibile osservare la strumentazione e le attrezzature che venivano utilizzate per studiare i vulcani, spesso ideate e fatte realizzare dagli scienziati che lavoravano all’Osservatorio, come Melloni, Palmieri, solo per citare i primi. Sarà possibile rivivere alcune eruzioni vulcaniche, sia attraverso la ricca documentazione fotografica, i filmati unici, ma anche attraverso le lettere, i telegrammi, i taccuini di campagna, l’osservazione dei prodotti delle eruzioni tra i quali le ceneri che venivano via via eruttate e raccolte sistematicamente dal personale in servizio. Queste ultime costituiscono un'altra delle collezioni uniche al mondo, tutte conservate nei contenitori originali e con annotazioni autografe di data e luogo della raccolta. “L’attività che si svolgerà dal 23 in poi sarà connotata anche da una forte apertura verso nuove iniziative scientifiche e culturali a carattere temporaneo. La prima di queste riguarda la presentazione delle opere degli Allievi delle Accademie d’Arte di Karlsruhe e New York e della facoltà di Architettura dell’ETH di Zurigo, ispirati da una visita al territorio vesuviano ed all’Osservatorio dello scorso inverno. Altre mostre sono in programma, tra cui Vulcani: Bellezza e Minaccia, a cura di Peter Baxter e Clive Oppenaimer, che verrà integrata con documenti e immagini inedite dell’Osservatorio Vesuviano”, conclude Massimo Ghilardi.