Ha aperto i battenti il MuSa, Museo di Salò: al suo interno anche un percorso dedicato all’osservazione e alla registrazione dei fenomeni sismici e meteorologici. La struttura museale, collocata all’interno dell’antico edificio di Santa Giustina di Salò, comprende un’esposizione di dipinti, opere e antichi macchinari e una sezione dedicata alla meteorologia e alla sismologia. Allestita in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), questa sezione ospita strumenti sismici e meteorologici, dagli anni settanta dell’Ottocento fino a più recenti strumenti elettronici, restaurati dai laboratori di SISIMOS, il centro informatico per lo studio degli eventi sismici attraverso l'archiviazione digitale e la elaborazione dei sismogrammi storici dell’INGV. Collocata al piano terra del Museo, in questa sezione è possibile ammirare l’antica strumentazione del locale Osservatorio meteo-sismico “Pio Bettoni”, istituito nel 1877 nella torre di Santa Giustina e ancora oggi operativo, con strumentazione moderna, grazie alla collaborazione con l’INGV per le rilevazioni sismiche, e con l’Unità di Ricerca per la Climatologia e la Meteorologia applicata all’Agricoltura del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA), per la parte meteorologica. Questa collaborazione, spiega Graziano Ferrari, Dirigente di Ricerca e Responsabile Unità Funzionale SISMOS del Centro Nazionale Terremoti di INGV, “ha reso possibile il recupero, il restauro e l’esposizione del notevole patrimonio di strumenti meteorologici e sismologici storici e il riallestimento dell’osservatorio di sismologia, con strumenti e attrezzature originali fornite dall’allora Istituto Nazionale di Geofisica (ING) per il rinnovamento e aggiornamento della stazione sismica negli anni ’40 del Novecento”. Di particolare rilievo sono i due sismografi Wiechert, orizzontale e verticale, mantenuti nella collocazione originaria, e l’arredo dell’Osservatorio: esso include i tavoli per le operazioni di preparazione delle carte per la registrazione dei sismogrammi, il sistema per la loro affumicatura e fissaggio, e l’armadio per l’asciugatura dopo il bagno di fissaggio.
“I sismografi Wiechert”, prosegue Graziano Ferrari, “tracciavano i grafici su strisce di carta bianca affumicata. Il giorno seguente, al momento della sostituzione, le carte con le registrazioni venivano immerse in una soluzione fissativa a base di lacche naturali disciolte in alcol e fatte asciugare per poter essere analizzate e archiviate. Fra il 1949 (anno della loro installazione) e il 1978 questi strumenti registrarono oltre 19.000 sismogrammi. Conservati all’INGV di Roma, questi sismogrammi sono stati riprodotti in digitale nei laboratori di SISMOS (INGV) e distribuiti online alla comunità scientifica”. Nella torre di Santa Giustina sono inoltre conservati il sismoscopio di Bettoni, a un solo pendolo verticale, e due sismoscopi elettrici a doppio effetto Agamennone per i movimenti orizzontali e altri due avvisatori sismici, di fine Ottocento. “Lo strumento di Bettoni”, aggiunge Ferrari, “si inserisce nella tradizione di autoprogettazione di semplici sismoscopi degli inizi dell’attività osservativa a cavallo degli anni settanta e ottanta dell’Ottocento.Sotto l’azione di un terremoto, il pendolo “scriveva” sulla sabbia il moto orizzontale del terreno”. Il sismoscopio elettrico a doppio effetto, inventato da Giovanni Agamennone nel 1895, nel 1897 fu installato in numerosi osservatori italiani. Due pendoli rovesci, costituiti da aste di ferro dotate di masse metalliche a forma di disco, posizionate ad altezze diverse regolabili, erano all’interno di un circuito elettrico insieme a una pila e a un campanello elettrico. Il contatto fra le aste dei due pendoli chiudeva il circuito elettrico facendo suonare il campanello che segnalava l’avvenuto terremoto. “La meteorologia e la sismologia sperimentali”, conclude Graziano Ferrari, “affondano le proprie radici nella cultura scientifica del nostro Paese e conoscere e far conoscere le rispettive storie disciplinari diffonde la consapevolezza di questa lunga e prestigiosa tradizione. Il recupero e la valorizzazione culturale e scientifica degli strumenti e dei dati storici di queste due scienze ci offre una grande opportunità di promuovere e divulgare una nuova cultura della sicurezza. Terremoti ed eccessi climatici hanno punteggiato drammaticamente la nostra storia da migliaia di anni. Promuovere la conservazione, la conoscenza e lo studio dei dati storici prodotti da meteorologia e sismologia consente di trarre dagli eventi estremi del passato indicazioni per una corretta prevenzione”