“Sotto i nostri piedi. Storie di terremoti, scienziati e ciarlatani”, di Alessandro Amato
Scendere nelle viscere della terra non solo per capire i moti delle placche e come si deforma la crosta terrestre dopo un terremoto, ma anche per svelare cosa c’è Sotto i nostri piedi. Storie di terremoti, scienziati e ciarlatani. È il viaggio che Alessandro Amato, dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), percorre con il suo libro, edito da Codice, attraverso la storia dei terremoti e delle grandi intuizioni filosofiche, fino alle teorie scientifiche e pseudoscientifiche. Un mondo ancora tutto da svelare che l’autore vuole scoprire piano piano, insieme ai suoi lettori. Non è una novità se all’indomani di ogni evento sismico, compare sempre qualcuno che dice di averlo previsto: dal cane del vicino, alla zia Santuzza, fino a scomodare i Maya con le loro profezie. Previsori “fai da te”, che preferiscono credere alla fuga dei rospi prima dei terremoti, al pesce gatto giapponese e all’allineamento dei pianeti, piuttosto che fidarsi della scienza. Una scienza, quella dei terremoti, forse ancora troppo giovane per potersi fidare. Dopo oltre duemila anni di teorie basate su venti sotterranei, crolli, esplosioni di magma e scosse elettriche, solo nei primi anni del ventesimo secolo è stato possibile comprendere come si deforma la crosta terrestre prima, durante e dopo un terremoto e oltre 50 anni per chiarire il legame tra i terremoti e i moti delle placche. Tuttavia questi duemila anni non sono passati invano. Scienziati e filosofi di tutto il mondo si sono cimentati nello studio della terra e dei terremoti, tentando di capirli e quindi prevederli. Una storia fatta di grandi intuizioni, speranze e illusioni di grandi menti come quelle di Aristotele, Lucrezio, Kant, etc., ma anche di migliaia di ricercatori, geologi, storici e fisici che hanno contribuito a dare un forte impulso alla ricerca sismologica. Una strada a volte tortuosa, suggellata dalla presenza di ciarlatani senza scrupoli, previsioni parascientifiche, invocazioni al santo protettore, animali preveggenti e complotti internazionali. Tutti percorsi necessari al fine di non ricadere nello stesso errore, consentendo di distinguere ciò che è scientificamente plausibile da ciò che è leggenda e fandonia. Prendere coscienza delle caratteristiche di pericolosità del nostro Paese e sul rischio che ne consegue è l’unico modo per imparare a difenderci dai terremoti. “La società a rischio zero purtroppo non esiste, ma sui terremoti, secondo l’autore, si può fare ancora molto. La scienza sismica è ai suoi primi albori, ma grazie alla tenacia della ricerca in questo settore, in futuro si avvicinerà sempre di più a una previsione”, avverte Alessandro Amato. Nel frattempo bisogna mettere in sicurezza i nostro territorio con azioni di lungo termine, come hanno già fatto alcuni Paesi come la California, il Giappone, il Cile e la Turchia che da tempo attuano piani di intervento per ridurre la vulnerabilità degli edifici con risultati già apprezzabili. Costruire edifici sicuri è l'unico modo per affrontare il rischio sismico, perché non sono i terremoti a far danni alle persone ma gli edifici stessi.