Gli habitat marini di tutto il mondo sono contaminati da rifiuti antropici, detti anche marine litter, che vengono abbandonati in ambiente marino, costiero o fluviale. La loro presenza è una minaccia per gli organismi marini e per la salute umana, tanto che questo problema è stato inserito tra gli 11 indicatori della Marine Strategy Framework Directive (MSFD) definita dell’Unione Europea per descrivere la qualità degli ambienti marini. Dal 2013 l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) è impegnato nel progetto SEACleaner, accanto al Consiglio Nazionale Ricerche - Istituto di Scienze MARine della Spezia (CNR-ISMAR) e al Distretto Ligure delle Tecnologie Marine (DLTM), con il duplice obiettivo di monitorare l’accumulo di rifiuti spiaggiati (beached marine litter) nell’areale costiero del Santuario dei Cetacei e di sensibilizzare la popolazione su questo delicato argomento.
“Il progetto”, spiega Marina Locritani, ricercatrice dell’INGV, “è partito con un gruppo di 6 studenti di un Istituto Scolastico Superiore spezzino e ad oggi ha visto coinvolti ben 450 studenti tra scuole Superiori e Medie. Questo è stato possibile principalmente grazie allo strumento di Alternanza Scuola-Lavoro e alla collaborazione con il Laboratorio Territoriale di Educazione Ambientale del Comune della Spezia (LabTER)”. L’INGV partecipa al progetto in modo attivo: i ricercatori guidano i ragazzi nel monitoraggio delle spiagge, nella catalogazione dei beached marine litter, nell’analisi dei dati raccolti e nel calcolo del tasso di accumulo mensile.
“Questo approccio consente di raccogliere una grande quantità di dati, e allo stesso tempo permette agli studenti di partecipare ad una ricerca scientifica e di vivere un’esperienza unica. A testimonianza di ciò, spesso accade che gli studenti rimangano increduli di fronte alla quantità di rifiuti che si trovano nelle zone dei Parchi Naturali Marini normalmente non accessibili ai bagnanti e alle imbarcazioni (Zona A)”, continua Locritani.
Infatti, grazie alla collaborazione di 4 Parchi Nazionali e Regionali, è stata data la possibilità ai ricercatori e agli studenti di accedere alle zone di protezione maggiore, dove i rifiuti provengono unicamente dal mare. I risultati scientifici di questi primi anni di progetto sono stati presentati, tra l’altro, in una tesi di Laurea Specialistica del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa. I risultati didattico-divulgativi di queste attività, invece, sono stati illustrati in una pubblicazione scientifica edita nel 2015 sull’edizione speciale della rivista Marine Technology Society Journal (Blue Futures: Educating the Next Generation). Ma divulgazione vuol dire anche possibilità di cambiare la percezione e la visione del nostro mondo. Da due anni, infatti, alcuni ricercatori INGV in collaborazione con il Gruppo La Spezia “Golfo delle Scienze” stanno portando avanti uno studio pilota mirato a quantificare gli effetti delle attività didattico scientifiche svolte sul territorio.
“La valutazione di impatto sugli studenti è stata fatta grazie all’utilizzo di questionari sulla percezione della scienza, che sono stati somministrati all’inizio e alla fine del percorso di Alternanza Scuola-Lavoro e ad una percentuale rappresentativa di studenti della provincia che non hanno partecipato al progetto. Dal confronto dei dati è stato possibile constatare un significativo incremento dell’interesse scientifico nei ragazzi che hanno partecipato a SEACleaner e rispetto a quelli che non hanno mai partecipato”, aggiunge Locritani.
Visto il successo dell’approccio, i ricercatori INGV si impegnano ad andare oltre. Il prossimo passo sarà quello di attivare un esperimento, in collaborazione con CNR-ISMAR, DLTM e Università, che comporterà il rilascio di dischi biodegradabili di sughero all'interno del fiume Arno.
“La raccolta dei dischi spiaggiati lungo l'areale di nostro interesse, che sarà effettuata da studenti e volontari, ci permetterà di avere dati diretti sulle loro percentuali di distribuzione. Questi dati saranno intersecati con dati di corrente in modo da avere una stima più precisa di quali possono essere i punti di rilascio e di accumulo dei beached marine litter”, prosegue Locritani.
Il lavoro fatto durante un anno di progetto è stato descritto in un video-dossier: “Marine Rubbish: Una sfida da condividere”. Il documentario è distribuito dalla webTV del CNR ed è stato prodotto da CNR-ISMAR grazie ai fondi della Notte Europea dei Ricercatori 2014-2015 e alla collaborazione di DLTM e INGV. Oltre ad essere stato selezionato per il Festival CinemAmbiente di Torino, il documentario è stato presentato in altre due importanti rassegne cinematografiche: ‘Clorofilla’ organizzata da Legambiente, in programma a Porto Cesareo (Lecce, 5-15 agosto 2016) e ‘Life after oil’, film festival internazionale che si è tenuto a Stintino (SS) dal 4 al 7 agosto 2016. Tradotto in 3 lingue (inglese, francese e italiano), è disponibile in italiano a questo