Newsletter n.4
Luca Pizzino
- Scritto da Marco Cirilli
Nome: Luca
Anni: 55
Qualifica: Ricercatore
Campo di attività: Geochimica dei Fluidi
Se c’è a Roma un ricercatore con il quale è praticamente impossibile litigare è proprio lui. Sorriso e battuta (h24/365gg l’anno) sfoderata più veloce di John Wayne con quella “S” tanto scivolosa quanto strepitosa, che lui si ostina a raddrizzare…ma che a noi piace tanto così. Non dorme la notte quando deve preparare il bollettino sismico (ora va come una spada, meglio di Bernacca) ed è soggetto alquanto ansioso ma Dio lo benedica: pieno di vita. Ha una passione per i treni e la meteorologia. Sente il peso della responsabilità delle persone care e nonostante abbia quel visetto angelico e pulito…da ragazzo qualche marachella l’ha fatta. Non posso anticiparvi nulla, signore e signori oggi scaviamo nel profondo di Luca Pizzino.
Cosa o chi ti ha avvicinato al mondo della scienza?
Nessuno, la mia è una passione innata per i fenomeni naturali in genere. Cercare di comprenderli e fornire una spiegazione scientifica del loro manifestarsi è da sempre la mia sfida più grande.
Da bambino cosa sognavi di diventare “da grande”?
Capotreno o capostazione. Sono sempre stato innamorato (e lo sono tuttora) del treno come mezzo di trasporto, una vera fissazione! Mi ricordo quando da adolescente, durante le mie vacanze al mare, verso l’ora di cena, andavo alla stazione di Palo Laziale (Ferrovia Roma-Torino) per vedere passare il “Palatino”, treno storico che collega Roma a Parigi. Ero “rapito” dalle manovre del capostazione che faceva suonare la campanella che annunciava il passaggio del treno e dava il via libera al treno stesso con il semaforo verde. Passato il treno, salutavo il capostazione e tornavo a casa per cena.
Hai anche la passione per i modellini (trenini)?
Da bambino/adolescente avevo un mega plastico che riproponeva fedelmente un percorso ferroviario con tanto di gallerie, semafori, passaggi a livello, ecc. In occasione del mio compleanno e delle feste di Natale/Pasqua mi facevo regalare dei soldi e li spendevo tutti per comprarmi trasformatori, locomotrici, vagoni passeggeri, vagoni letto e ristorante, carri merci, ecc. Stavo ore e ore a giocare con i miei trenini immaginando un possibile impiego nelle ferrovie una volta diventato grande…
Che materie ti appassionavano a scuola?
Amavo molto le lingue straniere e la geografia; quest’ultima è rimasta una vera passione anche da grande.
Che adolescente eri?
Molto (troppo) tranquillo. Non ho mai dato problemi ai miei genitori…praticamente un adolescente modello (oggi si chiamerebbe in un altro modo…credo sfigato, nerd o qualcosa del genere)!
Dai qualche “colpo di testa” lo avrai avuto…
Devo dire che ci sono stati due episodi che si sono concentrati in una vacanza epica che passai, allora ventenne, nei lidi ferraresi, con un gruppo di amici.
Del primo ne ho vergogna ancora oggi: una sera alzammo il gomito a base di Martini e Coca Cola…eravamo talmente ubriachi che i vicini chiamarono i carabinieri che ci fecero un cazziatone che ancora me lo ricordo…Provo vergogna perché io sono totalmente astemio, ma quella sera volli fare compagnia ai miei amici per non fare sempre il “diverso”…peccati di gioventù che oggi non rifarei mai più!
Sempre nella stessa vacanza, io e un mio amico abbiamo inscenato un finto furto presso il nostro appartamento. Il problema è che, prima che potessimo avvertire gli altri del gruppo che si trattava di uno scherzo, questi avevano già avvertito la polizia che, ovviamente, venne a fare gli appositi rilievi, con tanto di denuncia sporta verso ignoti. Ovviamente, io e il mio amico, non dicemmo nulla a nessuno perché ci vergognavamo troppo di quello che avevamo fatto!
C’è stato un “mito” di riferimento a cui ti sei ispirato?
Non uno in particolare, ma ammiro tutti coloro che hanno portato e portano avanti le proprie ricerche con passione e tenacia. Chi crede fermamente in una ricerca, chi mette tutto sé stesso in un’attività, qualunque essa sia, e chi si mette sempre in gioco assumendosi sempre le proprie responsabilità avrà sempre il mio rispetto.
Un ricercatore o ricercatrice di cui hai tanta stima (se te la senti di rispondere e non ti mette in difficoltà)
Ma intendi dell’istituto o in generale? In entrambi i casi preferirei che questa domanda non mi fosse posta. Non mi voglio sottrarre ad alcuna domanda, ritengo solo di aver individuato le caratteristiche principali di un ricercatore che merita la mia ammirazione e il mio rispetto. Associare dei nomi a questa figura professionale sarebbe solo un in più, che non porta alcun beneficio alla discussione. E’ chiaro che in cuor mio i nomi li so, ma rimangono ben chiusi lì, a doppia mandata!
Dove ti sei laureato e che ricordi hai del tuo percorso universitario?
Mi sono laureato in Geologia all’Università “La Sapienza” di Roma. Quello che mi porto nel cuore di quegli anni è la spensieratezza con cui ho affrontato tutto il percorso universitario. Uscivo da casa la mattina e rientravo la sera, senza alcun pensiero che non fosse studiare, seguire i corsi e divertirmi ai mitici “tavoloni” della facoltà. Ancora non sapevo che i problemi e le responsabilità sarebbero iniziati/e anni dopo…
Quali problemi e responsabilità parli?
I problemi legati alla lunga malattia di mia mamma e a come si sia stravolta la vita (fino a quel momento tranquilla e serena) della mia famiglia per lunghi, interminabili, otto anni. Le responsabilità sono quelle di affrontare la vita “da grande” cercando di intraprendere un cammino il più possibile autonomo e gratificante rispetto alle proprie aspettative e alle proprie ambizioni, rendersi indipendente dal punto di vista economico con l’ingresso nel mondo del lavoro, cercare l’anima gemella con la quale condividere il lungo cammino da adulto, diventare padre ed essere sempre presente, per quanto possibile, quando le esigenze di tutti i giorni (accompagnamenti/prelievi a scuola, alle attività sportive, a feste varie, ecc.) e, soprattutto, quelle morali dei componenti della tua famiglia, richiedono la tua presenza costante. Un viaggio bello, ma terribilmente complicato e stancante, in cui devi sempre essere al massimo anche quando, a volte, avresti bisogno tu di una spalla sulla quale, perché no, piangere o di un buon amico con cui sfogarti!
Il momento più emozionante della tua carriera?
Ce ne sono tre, per me molto importanti:
Il primo nel 2000 quando, semplice borsista, ho illustrato i risultati della ricerca che stavo conducendo nei Colli Albani all’allora sottosegretario alla Protezione Civile, Franco Barberi. Fui convocato nella sede storica di via Ulpiano all’indomani della morte di alcune mucche avvenuta alla manifestazione naturale gassosa di Cava dei Selci (vicino Roma). In quel periodo ero borsista pagato dai Comuni di Ciampino e Marino ed ero stato incaricato di effettuare uno studio dettagliato della distribuzione della CO2 nelle acque di falda ed erano gli unici dati aggiornati di un certo dettaglio nell’area interessata dall’episodio; Il secondo porta la data storica del 21 settembre 2017: risulto vincitore di un concorso che metteva la parola fine a un percorso di precariato lungo 21 anni e che mi ha portato tanta incertezza e instabilità (sotto forma di scorie ancora presenti) nel momento migliore della mia carriera da ricercatore; L’acquisizione del Dottorato di Ricerca alla tenera età di 47 anni. Una sfida impossibile (in giro per Roma per 4 anni alla ricerca di pozzi e sorgenti di acqua) con la città, il traffico, la burocrazia e con me stesso, superata a pieni voti. Il traguardo più importante (finora) della mia carriera da ricercatore secondo solo al superamento dello status di precario storico.
Invece il momento più emozionante nella tua vita privata?
La nascita (in diretta nella sala parto) dei miei due gioielli: Emilia, nel 2005 e Giovanni, nel 2015. In confronto, tutto il resto sparisce!
Cosa pensi che saresti diventato se non avessi fatto il ricercatore?
Mi devo ripetere: capotreno o capostazione o qualsiasi altra figura professionale del mondo delle ferrovie (compreso l’annunciatore di arrivi e partenze a Roma Termini, quando ancora esistevano).
Da quanto tempo sei all’INGV?
Dal 1993 come laureando, dal 1996 al 2002 come borsista, poi fino al 2017 come ricercatore a tempo determinato e poi…il Paradiso!
Qual è la prima cosa che fai quando torni a casa?
Cerco di rilassarmi guardando un po’ di televisione. Purtroppo, nei periodi lavorativi più intensi mi rimetto a lavorare quasi subito.
Come hai vissuto questo periodo di lockdown?
Devo dire che sono stato fortunato (se si può parlare in termini positivi di un periodo terribile) poiché mi trovavo a casa di mia suocera causa lavori di ristrutturazione presso la mia residenza abituale. Ho vissuto in una casa grande con giardino e, quindi, sofferto di meno la reclusione forzata. Ovviamente, dal punto di vista emotivo ero a terra per le notizie tragiche riguardanti le vittime della pandemia che ogni giorno ci arrivavano tramite la televisione.
Qual è, secondo te, la scoperta scientifica che cambierebbe la storia?
Sicuramente quella che ci libererebbe per sempre dall’uso del petrolio e dei suoi derivati come fonte di energia primaria.
Una città che hai visitato che ti è rimasta nel cuore e una in cui hai sempre sognato di trasferirti?
La prima direi Vienna, un mix perfetto di pulizia, bellezza estetica, storia piuttosto recente (ma pur sempre storia!) con i saloni sfarzosi, musica classica ovunque e le gesta della Principessa Sissi. Inoltre, questo quadro viene impreziosito dalla sensazione di non essere mai in pericolo anche a notte fonda. Per la seconda devo premettere che io amo i climi caldi, e devo dire che Palermo, città oltretutto bellissima, da questo punto di vista sarebbe la mia città perfetta, anche per far crescere le mie piante grasse e quelle tropicali, che da sempre mi affascinano.
Quali sono stati i tuoi viaggi più belli?
Due su tutti: uno, da adolescente, con i miei genitori in Spagna e l’altro, per lavoro in Islanda. Del primo ricordo il senso di libertà e il caldo tremendo (era luglio) che bruciava la pelle mentre con la macchina percorrevamo l’immensa Meseta spagnola, del secondo ho ancora negli occhi le meraviglie naturali dell’Isola, una vera goduria per un geologo. Chi fa questo mestiere dovrebbe, almeno una volta nella vita, recarsi in uno dei pochi posti al mondo dove puoi mettere i piedi su due placche tettoniche differenti…
Cosa ti sarebbe piaciuto scoprire, tra le scoperte del passato?
Del passato sicuramente la penicillina, per il largo uso come antibatterico che ha salvato milioni di vite umane. Ho anche un sogno per il futuro: vorrei tanto che qualche scienziato operante nel campo della medicina riuscisse a individuare e a bloccare il meccanismo alla base della sclerosi multipla, della SLA e di tutte le malattie neurodegenerative progressive.
Qual è la tua principale inquietudine?
Non poter essere presente, per motivi indipendenti dalla mia volontà, quando le persone che amo avranno bisogno di me.
La conversazione che non hai mai fatto e che ti sarebbe piaciuta fare…con chi?
Con i coniugi Pierre e Marie Curie (scienziati che hanno scoperto la radioattività e le sostanze radioattive, tra cui il radio e il polonio, alla fine del 1800). Giganti della scienza che, con i pochi mezzi a loro disposizione e un capannone come laboratorio, hanno effettuato una tra le scoperte più importanti della fisica e della chimica.
Come ricercatore è sempre tutto spiegabile?
Non tutto e non completamente, ma con una raccolta accurata di dati, una loro corretta elaborazione e l’uso di appositi programmi specifici si possono fornire interpretazioni più che realistiche dei fenomeni e dei processi più importanti che avvengono all’interno del pianeta Terra, dalla superficie fino al nucleo, e nei suoi piani più “alti” (troposfera, stratosfera).
La tua promessa mantenuta e quella che non sei riuscita a mantenere…
La prima è quella che feci a mia mamma, gravemente malata, che se avesse resistito qualche altro mese le avrei fatto conoscere la nipotina (mia figlia) che porta il suo nome (e così è avvenuto). Della seconda non ricordo…ho un improvviso vuoto di memoria!
Il tuo amore a prima vista?
I miei figli, amore allo stato puro!
Qual è il tuo X-Factor?
Equilibrio, tenacia e passione in tutto quello che faccio, condito da un buonumore (quasi) permanente.
Come fai ad essere sempre così allegro e di buonumore?
Purtroppo il quasi di cui sopra a volte prende il sopravvento e mi arrabbio anche io, sono pur sempre un essere umano! Credo che il continuo buonumore sia una specie di autotutela per la mia persona, ed è una specie di conto profitti e perdite o entrate e uscite che si usano in una qualunque azienda. Mi spiego: quando la differenza tra quello di positivo che ho e che vivo e quello che mi fa stare male è largamente a favore del primo, il buonumore viene da sé. Quando il bilancio è negativo, affrontare le giornate con fare positivo ti aiuta a raggiungere un tuo equilibrio interiore (soprattutto mentale) e favorisce il superamento dei momenti difficili che ti si pongono davanti. Se non avessi avuto equilibrio durante la malattia di mamma sarei uscito fuori di testa e chissà cosa avrei potuto combinare: anche in quella occasione (e come faccio spesso), dai momenti difficili ho sempre cercato di tirare fuori, con molta difficoltà, l’aspetto positivo (a volte inventandolo…). E questo mi ha aiutato molto!
Ti piace lo sport?
Seguo praticamente solo il calcio, e sono un tifosissimo dell’AS Roma.
Ne hai mai praticato qualcuno?
No, e si vede (risata amara)
Ascolti musica?
Sempre quando sono in macchina, molto meno a casa.
Qual è il tuo genere preferito?
Tutta la vita la musica della mia adolescenza, anni ’80: semplicemente inarrivabile (come molte altre cose di quel periodo). La musica di oggi, a volte, non la capisco!
Libro preferito?
Purtroppo leggo poco, ma per un geologo credo che “Viaggio al centro della terra” sia il massimo, nonostante sia un racconto più fantasioso che scientifico. Ogni volta che lo leggo sogno a occhi aperti sperando che un giorno qualcuno, con mezzi diversi e più moderni, possa replicare il lungo cammino intrapreso dal professor Lidenbrock e da suo nipote Axel.
Se dovessi ricordare un tuo “primo giorno” quale ricorderesti?
La mia prima presentazione a un congresso: 1996, Tito (PZ), congresso sui precursori sismici. Mani come saponette e salivazione azzerata…il consueto applauso finale dell’audience fu una liberazione!
Cosa fai quando non sei a lavoro?
Adoro giocare con il mio piccolo di 7 anni; credo che il gioco tra genitore e figlio sia un momento di condivisione assolutamente necessario che arricchisca la mente e il cuore di entrambi. Inoltre, amo fare lunghe passeggiate in mezzo alla natura e dedicarmi al mio grande hobby: la meteorologia.
Ti senti un mancato Bernacca?
Da piccolo ancora mi ricordo quando con la mia sediolina mi mettevo davanti al televisore, dopo il telefilm cult di allora, Happy Days, e aspettavo impaziente di vedere quelle strane carte con linee di differente colore, le lettere A (alta pressione) e B (bassa pressione), le temperature minime e massime del giorno, la cartina con i simboli meteo (prima fissi e dopo in movimento) e le parole affascinanti, proferite in un italiano perfetto, che i due giganti della mia adolescenza/gioventù, Bernacca e Baroni, usavano per illustrare il tempo meteorologico. Ho ancora i brividi (positivi) addosso a ricordare quei momenti…alta televisione che oggi non c’è più!
Oggi mi accontento di coltivare questa passione (sono anche iscritto a un forum nazionale per condividerla con altri meteo-pazzi) e cerco di rendermi utile quando amici e colleghi mi chiedono previsioni personalizzate per i luoghi in cui si devono recare (vacanza o lavoro). La parte più gratificante di questa storia è rappresentata dagli attestati di stima che ricevo da chi si affida a me quando le previsioni vanno a buon fine.
Hai un posto del cuore?
Certamente! Un piccolo paese in provincia di Rieti (Cantalice) dove ho la fortuna di avere una casetta di vacanza dal 1972. Quando sono lì ringiovanisco di parecchi anni, e mi innamoro soprattutto del silenzio presente a tutte le ore e dei rumori della natura. Riesco a staccare dal “casino” di Roma, ritrovando alcune dimensioni dello spirito che la città mi porta via ogni giorno.
La tua maggior fortuna?
Fare il lavoro che amo, frutto dei numerosi sacrifici fatti nel momento più bello della mia vita (la gioventù). A volte, quando sono in missione, in mezzo alla natura e alle mie amate acque mi chiedo: ma sono anche pagato per questo?
Nella tua valigia non può mai mancare?
Un capo di abbigliamento caldo…sono estremamente freddoloso!
In cucina sei più da dolce o da salato?
Direi da salato, ma anche il dolce non lo rifiuto affatto!
Piatto preferito?
Melanzane alla parmigiana: questo piatto sta a me come il latte d’asina stava a Poppea…
Ti piace cucinare?
Sono al corso di base, prima lezione. Quando devo, cucino per sopravvivere, niente di più.
Una cosa che hai capito “da grande”?
Che nei rapporti con le altre persone non esiste solo il nero o il bianco…quasi sempre il grigio è la migliore scelta per vivere bene in serenità e in pace con tutti.
Riesci sempre a trovare il grigio?
Non sempre ma ci provo, a volte in maniera più convinta, a volte meno. In alcuni casi (pochi, per fortuna), però, ricasco nelle mie convinzioni giovanili e il grigio non lo cerco proprio, e il nero domina le mie relazioni interpersonali. In questo caso non cerco lo scontro, ma trovo nell’indifferenza più assoluta verso queste persone la serenità e la pace che ho descritto poc’anzi.
Cosa conservi della tua infanzia?
L’amore da parte dei miei genitori e dei miei nonni e la spensieratezza assoluta che contraddistingue l’età pre-adolescenziale.
Ultima domanda: qual è la canzone che non smetteresti mai di ascoltare?
La canzone che rispecchia quello che sono: Forever Young degli Alphaville. Quando ascolto questa meravigliosa canzone e ripeto le parole del testo, il Peter Pan che è in me gongola da morire e prende l’assoluto sopravvento.
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