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Il terremoto del 22 aprile in Bosnia Erzegovina: facciamo il punto
- Scritto da Francesca Pezzella
Lo scorso 22 aprile, poco dopo le 23, un forte terremoto avvenuto in Bosnia Erzegovina è stato distintamente risentito nel nostro Paese. Per capire cosa è accaduto e le caratteristiche di questo evento sismico abbiamo intervistato Rita Di Giovambattista, Direttrice del Dipartimento Terremoti dell’INGV.
Che caratteristiche ha avuto il terremoto?
L’evento principale ha avuto magnitudo locale ML 6 ed è avvenuto intorno ai 10 chilometri di profondità, con epicentro a circa 60 km a sud di Mostar.
Dopo 2 minuti dall’evento sismico è possibile avere una prima stima automatica della posizione dell’epicentro e della magnitudo del terremoto basata sui dati inviati dalle stazioni sismiche dell’INGV
A questo evento sono seguite delle repliche, la più forte, ad oggi, di magnitudo ML 5.1.
Che tipo di meccanismo, da un punto di vista sismico, contraddistingue l’area?
Il meccanismo della sismicità della zona interessata è dovuto alla convergenza verso nord della placca africana verso la placca euroasiatica.
In passato, la stessa regione è stata colpita da altri eventi di magnitudo significativa: il terremoto del 5 settembre 1996 di magnitudo 5.8 circa 15 chilometri a sud-ovest dell’epicentro odierno e quello del 14 febbraio 1927 di magnitudo 6.0 circa 15 chilometri a nord. Il più devastante evento sismico che ha colpito la Bosnia ed Erzegovina è stato, invece, il terremoto di Banja Luka di magnitudo 6.4, avvenuto nell’ottobre del 1969.
La convergenza verso nord della placca africana rispetto alla placca eurasiatica rende la regione mediterranea sismicamente attiva. Dove si trovano i più alti tassi di sismicità?
I più alti tassi di sismicità si trovano lungo la zona di subduzione ellenica della Grecia meridionale, lungo la zona di faglia dell'Anatolia settentrionale, della Turchia occidentale e della zona di subduzione calabrese dell'Italia meridionale.
Secondo quanto riportato dalle stime ufficiali della Comunità Europea (Pesaresi et al,2017) l'esposizione globale della popolazione e della superficie costruita ai rischi naturali è aumentata negli ultimi 40 anni e i terremoti costituiscono la principale causa di esposizione per la popolazione.
In particolare in Europa più di centosettanta milioni di persone sono esposte a un significativo pericolo di terremoti e l’Italia è una delle regioni a più alto rischio sismico assieme alla Turchia, la Romania, la Grecia e altri Stati dei Balcani meridionali.
La scossa del 22 aprile è stata distintamente sentita anche in Italia. Dove esattamente?
Il terremoto è stato percepito distintamente sul territorio italiano, in particolare nella costa adriatica e nelle regioni centro-meridionali. Questi risentimenti sono confermati dalla mappa preliminare degli effetti del terremoto ricavata dagli oltre 6000 questionari raccolti sul sito dell’INGV www.haisentitoilterremoto.it. I questionari sono riempiti dai cittadini che, in questo modo, possono dare preziose indicazioni su come il terremoto è stato da loro percepito.
Dai dati raccolti, abbiamo stimato che il risentimento macrosismico nel nostro Paese ha raggiunto il quarto grado della Scala Mercalli.
Perché è stata risentita così fortemente in Italia?
È stata avvertita fortemente anche in Italia perché un terremoto di magnitudo 6 è in grado di rilasciare un’energia tale da essere sentita fino a centinaia di chilometri. Le segnalazioni sul versante adriatico italiano sono state centinaia: la scossa fa parte del margine orientale dell’Adriatico dove la litosfera adriatica, cioè la crosta più il mantello terrestre, scende sotto le Dinaridi, catena montuosa che attraversa tutta l’ex Jugoslavia, così come scende al di sotto dell’Appennino.
Il Centro Allerta Tsunami dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (CAT – INGV), è istituito in risposta all’esigenza di dotare l’Italia di un sistema di controllo dei maremoti potenzialmente dannosi per le sue coste. E’ stato diramato un allarme per il terremoto del 22 aprile?
Il CAT-INGV opera come Tsunami Service Provider certificato dall’ICG / NEAMTWS (Intergovernmental Coordination Group for the Tsunami Early Warning and Mitigation System in the North-Eastern Atlantic, the Mediterranean and connected seas) che è parte integrante del sistema globale di allertamento e mitigazione del rischio tsunami, istituito e coordinato dalla Commissione oceanografica intergovernativa (IOC) dell'UNESCO.
In occasione del forte terremoto avvenuto il 22 aprile, il CAT ha emesso in soli 6 minuti un messaggio di informazione, quindi non di allerta, in cui ha comunicato che sarebbe stato improbabile un significativo impatto sul territorio a causa del maremoto eventualmente generato dall’evento sismico.
Per concludere, l’INGV partecipa a SHARE, un progetto che punta a superare i confini politici, sconosciuti ai terremoti. Di che si tratta esattamente?
SHARE (Seismic Hazard Harmonization in Europe), ha come obiettivo l’elaborazione di una carta di pericolosità sismica estesa a tutta l’Europa comunitaria e al Nord Africa attraverso la condivisione di dati e metodologie tra nazioni in cui le discipline sismologiche hanno raggiunto un diverso livello di sviluppo.
Progetti come questo servono a evidenziare che i calcoli di pericolosità sismica non possono considerare solo i terremoti che avvengono nel nostro territorio ma devono includere anche quelli generati in zone sismiche circostanti, come nel caso del recente evento in Bosnia Erzegovina. Come abbiamo visto, possono esserci risentimenti anche a grandi distanze e, in alcuni casi, gli eventi possono generare tsunami potenzialmente pericolosi per le nostre coste.
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