Figura 1 Fontana e colate di lava e colonna eruttiva, viste dalla zona di MIlo, sul fianco orientale dell'Etna
Figura 2 Colate di lava ancora incandescenti viste circa un'ora dopo la cessazione della fontana di lava, viste da Tremestieri Etneo, dirette verso la Valle del Bove (a destra) e verso sud-ovest (a sinistra)
Figura 3 - Immagini della rete di videosorveglianza
Figura - 4 Immagini della rete di videosorveglianza
Dopo solo 30 ore dallo spettacolare episodio parossistico al Cratere di Sud-Est dell’Etna, nella tarda serata del 17 febbraio 2021 si è osservato un nuovo aumento dell’attività esplosiva e l’inizio di un trabocco lavico che, dallo stesso cratere, si è riversato verso est in direzione della desertica Valle del Bove. Allo stesso tempo anche l’ampiezza del tremore vulcanico ha mostrato il consueto incremento, prefigurando un nuovo episodio di fontane di lava.
Verso le ore 1:00 del 18 febbraio l’attività eruttiva si è intensificata e le fontane di lava si sono manifestate raggiungendo altezze di diverse centinaia di metri, con punte fra i 600 e i 700 m.
Mentre la colata di lava iniziale ha rapidamente percorso più di 3 km, seguendo lo stesso percorso della colata principale del parossismo del 16 febbraio, diversi altri flussi lavici, più piccoli, si sono riversati sui fianchi settentrionale, orientale e sud-orientale del Cratere di Sud-Est, raggiungendo lunghezze di circa un km. Un ulteriore flusso lavico si è formato, attraversando la "bocca della sella" sul fianco meridionale del Cratere di Sud-Est, propagando verso sud-ovest.
Durante l’attività di fontana di lava, si è formata una densa colonna eruttiva, di gas, cenere e lapilli, che si è alzata alcuni chilometri sopra la cima del vulcano per piegarsi verso sud-est a causa del forte vento. Il deposito di ricaduta di tale colonna eruttiva si estende dalla zona di Zafferana Etnea–Fleri fino ad Acireale, vicino alla costa ionica della Sicilia, ed è caratterizzato dalla presenza di numerosi lapilli di pochi centimetri, molto porosi e quindi leggeri.
Poco prima delle ore 2:00 del 18 febbraio, l’attività di fontane di lava è rapidamente diminuita e, contemporaneamente, l’ampiezza del tremore vulcanico e i segnali infrasonici sono pressoché scomparsi.
Come nell’evento precedente le colate laviche, sebbene non più alimentate, si sono ancora espanse verso valle per alcune ore. Quella principale ha raggiunto una distanza di 3.5-4 km ad una quota inferiore a 2000 m.
A parte qualche debole esplosione e numerosi crolli di materiale incandescente depositato sui fianchi del Cratere di Sud-Est nelle ore successive al parossismo, il vulcano è entrato in uno stato di relativa calma, che persiste al momento di pubblicazione di questo Comunicato Stampa.
L’attività dell’Etna è costantemente monitorata dall’Osservatorio Etneo dell’INGV di Catania. Sono in corso sopralluoghi del personale dell’Osservatorio Etneo nell’area interessata per prelevare campioni dei prodotti emessi durante il parossismo odierno.
Verso le ore 1:00 del 18 febbraio l’attività eruttiva si è intensificata e le fontane di lava si sono manifestate raggiungendo altezze di diverse centinaia di metri, con punte fra i 600 e i 700 m.
Mentre la colata di lava iniziale ha rapidamente percorso più di 3 km, seguendo lo stesso percorso della colata principale del parossismo del 16 febbraio, diversi altri flussi lavici, più piccoli, si sono riversati sui fianchi settentrionale, orientale e sud-orientale del Cratere di Sud-Est, raggiungendo lunghezze di circa un km. Un ulteriore flusso lavico si è formato, attraversando la "bocca della sella" sul fianco meridionale del Cratere di Sud-Est, propagando verso sud-ovest.
Durante l’attività di fontana di lava, si è formata una densa colonna eruttiva, di gas, cenere e lapilli, che si è alzata alcuni chilometri sopra la cima del vulcano per piegarsi verso sud-est a causa del forte vento. Il deposito di ricaduta di tale colonna eruttiva si estende dalla zona di Zafferana Etnea–Fleri fino ad Acireale, vicino alla costa ionica della Sicilia, ed è caratterizzato dalla presenza di numerosi lapilli di pochi centimetri, molto porosi e quindi leggeri.
Poco prima delle ore 2:00 del 18 febbraio, l’attività di fontane di lava è rapidamente diminuita e, contemporaneamente, l’ampiezza del tremore vulcanico e i segnali infrasonici sono pressoché scomparsi.
Come nell’evento precedente le colate laviche, sebbene non più alimentate, si sono ancora espanse verso valle per alcune ore. Quella principale ha raggiunto una distanza di 3.5-4 km ad una quota inferiore a 2000 m.
A parte qualche debole esplosione e numerosi crolli di materiale incandescente depositato sui fianchi del Cratere di Sud-Est nelle ore successive al parossismo, il vulcano è entrato in uno stato di relativa calma, che persiste al momento di pubblicazione di questo Comunicato Stampa.
L’attività dell’Etna è costantemente monitorata dall’Osservatorio Etneo dell’INGV di Catania. Sono in corso sopralluoghi del personale dell’Osservatorio Etneo nell’area interessata per prelevare campioni dei prodotti emessi durante il parossismo odierno.
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