Si è tenuta dal 26 al 29 novembre, presso la sede dell’Unesco di Parigi, la quindicesima sessione di lavoro dell’ICG/NEAMTWS – Intergovernmental Coordination Group for the Tsunami Early Warning and Mitigation System in the North-eastern Atlantic, the Mediterranean and connected seas. L’appuntamento ha avuto lo scopo di fare il punto sui progressi scientifici, sulle strategie di mitigazione del rischio tsunami e sulla loro implementazione nella regione nord-atlantica e mediterranea per migliorare la sicurezza delle popolazioni costiere. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), il Dipartimento della Protezione Civile (DPC) e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) hanno partecipato all’evento come delegazione italiana in quanto Enti membri del Sistema d’Allertamento per i Maremoti generati da sisma (SiAM).
Una parte importante della discussione ha riguardato l’analisi di due maremoti recenti: il maremoto di Sulawesi (Indonesia), innescato dal terremoto di magnitudo 7.4 del 28 settembre 2018, che ha causato circa 2000 vittime e 1000 dispersi, e il piccolo tsunami generato da un terremoto di magnitudo 6.8 che si è verificato lo scorso 25 ottobre 2018 nel mar Ionio, vicino all’isola di Zante (Grecia). Quest’ultimo evento ha fatto scattare un’allerta maremoto arancione (corrispondente a inondazione attesa molto limitata e a possibili forti correnti) per le coste meridionali dell’Italia.
L’analisi di questi due eventi ha evidenziato la necessità di accelerare e intensificare il lavoro sul cosiddetto “ultimo miglio” del sistema di allertamento, migliorando da un lato la capacità del sistema di protezione civile di diffondere i messaggi di allerta a tutta la popolazione interessata dal rischio, dall’altro quella dei cittadini di rispondere all’evento, anzitutto attraverso l’evacuazione rapida delle fasce costiere minacciate. Come consigliato da tutti i centri di allerta tsunami, l’evacuazione deve avvenire non solo a seguito dei messaggi di allerta diramati dalle autorità, ma anche attraverso una corretta interpretazione dei segnali naturali che accompagnano uno tsunami: lo scuotimento del terreno forte e/o prolungato, un forte rumore che proviene dal mare aperto, improvvise anomalie del livello del mare (ad esempio il ritiro dell’acqua o forti correnti).
Per dare concretamente seguito a questo lavoro, sono state recentemente pubblicate in Gazzetta Ufficiale le “Indicazioni alle componenti ed alle strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile per l’aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile per il rischio maremoto”. Le Indicazioni sono state presentate alle delegazioni e al Gruppo di Coordinamento, insieme allo stato di avanzamento generale della realizzazione del SiAM, al resoconto delle esercitazioni svolte (ad esempio NEAMWave17) e alla metodologia per la definizione delle mappe di evacuazione prodotte dal SiAM per tutte le coste italiane sulla base del modello di pericolosità TSUMAPS-NEAM (www.tsumaps-neam.eu).
Nel corso del meeting sono stati presentati anche i risultati della “Ricerca Pilota sulla Percezione del Rischio Tsunami”, realizzata dall’INGV su un campione statistico di 1021 residenti nei comuni costieri di Puglia e Calabria. È stata inoltre proposta un’analisi delle possibili conseguenze legate alla gestione del rischio tsunami in termini di responsabilità penali e civili per gli scienziati e le autorità di Protezione Civile.
I risultati di queste attività di ricerca hanno destato grande interesse tra i rappresentanti delle quindici delegazioni presenti e saranno considerati nella stesura del nuovo Piano di Implementazione del NEAMTWS (Implementation Plan) e della Guida alle Operazioni per gli Utenti (Operational Users Guide).
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