Nella Sede di Palermo dell’INGV ha sede un Lab estremamente versatile e tecnologico: il Laboratorio Laser Ablation LA-ICPMS. Grazie alla dotazione di strumentazioni d’avanguardia, nel Lab si analizza, a risoluzione spaziale micrometrica, il contenuto di elementi in traccia in campioni di varia natura. Ciò gli ha permesso, nel tempo, di adattarsi a finalità anche molto diverse tra loro: dalle indagini vulcanologiche fino agli studi ambientali e biologici sull’impatto che l’inquinamento ha sugli organismi marini, passando per l’analisi di reperti archeologici nell’ambito dei Beni Culturali.
Abbiamo intervistato Antonio Paonita, primo ricercatore INGV nonché Responsabile del Laboratorio LA-ICPMS, per conoscere meglio le attività che svolge ogni giorno insieme ai suoi colleghi.
Quando è nato il Lab LA-ICPMS?
Il Laboratorio LA-ICPMS nasce circa 10 anni fa all’interno della Sezione di Palermo dell’INGV con l’obiettivo di effettuare analisi quantitative ad alta risoluzione spaziale (decine di micron) del contenuto di elementi in traccia in campioni solidi di varia natura.
Di cosa si occupa?
L’attività del laboratorio fu inizialmente focalizzata su indagini nel settore vulcanologico, di fondamentale importanza in quanto capaci di definire le caratteristiche della sorgente magmatica e i processi magmatici attivi in un sistema di alimentazione vulcanico. I dati prodotti hanno consentito la produzione di un numero rilevante di articoli scientifici su riviste specializzate ad alto impatto, in collaborazione con centri di ricerca nazionali e internazionali. Più recentemente, poi, il Lab è stato inserito anche in linee di ricerca nell’ambito dei Beni Culturali, finalizzate a studi di provenienza di reperti archeologici, e nel campo ambientale e biologico per lo studio dell’impatto di inquinanti su organismi marini e dei loro flussi migratori.
Di quali strumenti è dotato il Laboratorio?
Il Laboratorio è dotato di tutte le strumentazioni necessarie alla fase di preparazione e di osservazione del campione, propedeutica all’analisi stessa: ossia un microscopio petrografico per l’indagine dei campioni in sezione sottile, una lappatrice e tutto il materiale indispensabile a inglobare campioni in resina e provvedere alla loro lucidatura. È presente inoltre una perlatrice che, grazie alla fusione del campione seguita da un rapido ‘quenching’, genera le perle, cioè solidi vetrosi composizionalmente omogenei su cui è possibile effettuare indagini di bulk del contenuto degli elementi in tracce tramite la tecnica LA-ICPMS (Laser Ablation-Inductively Coupled Plasma-Mass Spectrometry).
In cosa consiste la tecnica LA-ICPMS?
Si tratta di una tecnica analitica che consente di effettuare l’analisi degli elementi in traccia nei campioni solidi con una risoluzione spaziale micrometrica. Accoppia una sorgente laser UV ad alta potenza e focalizzazione (GeoLas Pro ArF excimer laser 193 nm) con uno spettrometro di massa al plasma (Agilent-7500 CX ICPMS).