Animato da una passione scientifica fuori dal comune e dotato di una grande maestria nella progettazione di strumenti sismici sempre più sensibili, Guido Alfani riuscì a registrare terremoti anche molto lontani, ancor prima che giungessero notizie dirette dalle zone colpite. Intorno al 1910, ideò e fece realizzare un tromometrografo
La mattina del 13 gennaio, l'assistente dell'osservatorio, incaricato della prima visita a tutti gli apparecchi, venne a chiamarmi verso le ore 8, dicendomi che le macchine sismiche avevano segnalato una vera catastrofe. Scesi immediatamente nel Gabinetto Sotterraneo dove sono i microsismografi [...] Le macchine più delicate e sensibili destinate a registrare le ondulazioni e i movimenti del suolo, per la violenza degli urti ricevuti, erano state naturalmente messe fuori di servizio […] La terra nostra, ancora pulsava e vibrava; e le macchine coi loro tracciati irregolari e nervosi, lo dimostravano chiaramente. Con queste parole Guido Alfani (1876 - 1940), direttore dell’Osservatorio Ximeniano di Firenze, la mattina del 13 gennaio 1915 iniziò la sua cronaca sulla registrazione del terremoto della Marsica. Alfani, oltre a dirigere l'Osservatorio sismologico fiorentino - uno dei più prestigiosi fra il 1875 e la fine degli anni Trenta del '900 - fu uno dei più importanti sismologi italiani dei primi decenni del Novecento (Fig.1).
Animato da una passione scientifica fuori dal comune e dotato di una grande maestria nella progettazione di strumenti sismici sempre più sensibili, dal suo laboratorio riuscì a registrare terremoti anche molto lontani dei quali dava tempestiva notizia sui giornali, ancor prima che giungessero notizie dirette dalle zone colpite. Intorno al 1910, nell'intento di raggiungere sempre maggiore precisione e sensibilità nella registrazione dei segnali sismici, ideò e fece realizzare un tromometrografo. Basato sul pendolo orizzontale, introdotto dal sismologo giapponese Fusakichi Omori (1868 - 1923), uno dei padri della sismologia giapponese, e modificato in parte da Alfani, nasceva così il Tromometrografo Omori-Alfani, lo strumento che, tra i più sensibili, segnalarono la catastrofe della Marsica. “Sono tanto sensibili che basta la presenza dell’osservatore davanti alla macchina perché essa accenni ad una inflessione del suolo dovuta al peso della persona. E qui a Firenze esse sentono benissimo il mare agitato non solo di Livorno, ma anche di Genova e Venezia” scriveva Alfani in una rivista mensile del Corriere della Sera del 1910. Di semplice costruzione, l’apparecchio è costituito da una pesante colonna di ghisa a cui è sospeso un pendolo orizzontale costituito da un’asta che sostiene una massa cilindrica di 300 kg (Fig.2). L’estremità dell’asta in direzione della colonna termina con una punta che consente la rotazione dell’asta con minimo attrito (Fig.3). La parte opposta dell’asta comunica infine il proprio moto al pennino scrivente, attraverso un delicato sistema di leve.
Nella sua configurazione operativa lo strumento si presenta a coppie e scrive due componenti orizzontali del moto sismico fra loro ortogonali (in genere Nord-Sud ed Est-Ovest) su un unico tamburo ruotante munito di carta affumicata. Variando semplicemente la lunghezza dell’asta inclinata che sostiene il sistema oscillante, si può variare il periodo proprio di oscillazione dello strumento. Alfani utilizzò lo strumento senza alcun sistema di smorzamento al fine di confrontarlo con altri strumenti di registrazione (Fig.4). Solo successivamente alla sua cessione all’Osservatorio Schiavazzi di Livorno, lo strumento fu dotato di un sistema di smorzamento a olio minerale (Fig.5). Altri esemplari dell’apparecchio funzionarono in altri osservatori della prestigiosa rete sismica italiana del tempo: Domodossola, Prato, Benevento, Pompei e Mileto. Quelli conservati presso l’Osservatorio Schiavazzi del Comune di Livorno sono però gli unici esemplari sopravvissuti.
Nel 2012, In previsione dell’esposizione a Firenze e successiva musealizzazione, l’Omori-Alfani è stato portato da Livorno all’INGV di Roma dove, con le autorizzazioni della competente Soprintendenza, è stato accuratamente restaurato dai tecnici del Laboratorio di restauro della strumentazione storica di Sismos (
I suoi antichi tracciati, digitalizzati dal Laboratorio di scansione digitale ad alta risoluzione di Sismos, sono disponibili on line all’indirizzo