Newsletter n.2
L'editoriale del Presidente
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Non siamo ancora fuori dalla pandemia: la lotta col virus è ancora in corso, e questo inevitabilmente si riflette sulle attività di ricerca, sulle interazioni umane e scientifiche della nostra comunità. Ciò nonostante, il monitoraggio e la sorveglianza sismica, vulcanica e ambientale da parte dell’INGV non si sono mai fermati e questo periodo di apparente sospensione e disorientamento è stato utilizzato per pianificare le attività future dell’INGV. I rapporti con le università tramite accordi di collaborazione scientifica, nascita di sedi INGV dentro le università e dottorati di ricerca congiunti sono fioriti a rafforzare l’inevitabile e proficua simbiosi tra mondo della ricerca e della formazione.
L’INGV, con le sue straordinarie infrastrutture di ricerca, ma ancor più con il suo fondamentale patrimonio di personale competente e motivato, lavora incessantemente per la crescita della conoscenza, della prevenzione e della previsione dei fenomeni naturali. Passo dopo passo, si accresce la resilienza sociale ai rischi naturali, si sviluppa una sempre maggiore consapevolezza di quanto siamo intimamente legati al nostro pianeta e di come siamo chiamati al suo rispetto, e alla nostra difesa dalla sua vitalità violenta, ma straordinariamente affascinante.
L’Italia e l’INGV guardano al rilancio atteso col Recovery Plan come una importante occasione di sviluppo per le geoscienze, fondamentali per molte delle necessità sociali, dalle risorse energetiche, al contrasto ai cambiamenti climatici generati dalle emissioni dei gas serra, alla prevenzione strutturale dei prossimi inevitabili eventi estremi quali terremoti, maremoti, eruzioni vulcaniche e fenomeni di dissesto idrogeologico, per non parlare dei degassamenti naturali, troppo spesso sottostimati. E’ appassionante e affascinante lo studio degli esopianeti e della struttura dell’universo, oggetti di studio imprescindibili, ma lo studio della Terra non può essere considerato meno importante, viste le sfide scientifiche e i risvolti socio-economici che comporta: l’Italia investe per la conoscenza della Terra meno di un decimo di quello che viene giustamente speso per lo studio dello spazio profondo.
E’ il momento, tramite questa straordinaria occasione di risorse economiche, non di spendere meno per lo spazio, ma di investire almeno altrettanto per capire la struttura e il funzionamento della Terra: le idee non ci mancano e ne VALE la pena.
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